giovedì 30 maggio 2013

Domande sull'ottavo quartiere di Paderno Dugnano

Ricevo da Gianni Rubagotti questo intervento su un tema che la nostra città ha lasciato finora ai margini della sua coscienza e che invece merita di venire discusso e tenuto presente alla pari degli altri: il carcere. Rubagotti lo definisce "l'ottavo quartiere di Paderno Dugnano" e ha ragione. Qui sotto una foto dalla mostra "Uno sguardo dentro" a cura di Roberto Fanelli ed Eleonora Bolognesi, esposte l'aprile scorso alla Biblioteca Tilane.


"venite, voi che siete i benedetti dal Padre mio....Perché....ero in prigione e siete venuti a trovarmi" 
"Quando ti abbiamo visto malato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” 
"In verità, vi dico, che tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!"
Vangelo di Matteo, 25, 31-40

Normalmente si pensa che Paderno abbia 7 quartieri. In realtà ce n'è un ottavo abbastanza dimenticato, quello abitato dai nostri concittadini in carcere.
Devo dare atto al Sindaco Alparone di aver visitato il carcere di Bollate appena eletto, ma non ricordo poi provvedimenti relativi all'ottavo quartiere da parte della giunta a parte l'inserimento quest'anno tra gli eventi di Supermilano nella nostra città di una mostra fotografica sul carcere di Bollate.
Mi permetto allora di condividere con i lettori del blog qualche domanda che mi faccio, forse così mi aiuterete ad avere le risposte.
Quanti cittadini padernesi risiedono in carcere?
Quanti di loro con pena definitiva e quanti di loro in attesa di giudizio?
Dedichiamoci ai secondi, che per la Costituzione sono ancora innocenti e in gran parte, in ritardo, lo saranno anche dopo la sentenza definitiva.
Quali sono i reati per le cui indagini sono in carcere?
Chi è in attesa di giudizio in molti casi lavorava: in quanti, per una detenzione che potrebbe risultare ingiusta, hanno perso il lavoro?
In quanti hanno perso un lavoro dipendente?
In quanti con la detenzione hanno visto chiudersi un'attività da libero professionista? Che vedeva magari una o più collaborazioni?
Data la loro età e istruzione che speranze concrete se non di riprendere a lavorare nell'azienda in cui erano prima della detenzione, di rimanere nel settore in cui operavano trovandovi lavoro dopo l'assoluzione?
Queste persone hanno una famiglia composta da persone che, nonostante la responsabilità penale sia individuale, sopportano parte della pena.
In quanti casi il familiare detenuto era l'unica fonte del reddito familiare?
Ci sono casi di famiglie di cittadini detenuti in attesa di giudizio che sono scese sotto la soglia di povertà in seguito della detenzione del loro familiare?
Dove sono reclusi i nostri concittadini carcerati? Tutti nella vicina Bollate o anche altrove?
Ovunque siano come vengono raggiunti dai loro cari?
I mezzi pubblici permettono da Paderno di arrivare in tempi ragionevoli oppure chi non ha una macchina si ritrova impossibilitato spesso a fare la visita periodica al suo familiare detenuto?
Il comune di Paderno commissiona qualche piccolo lavoro di modo che i detenuti possano eseguirlo in carcere?
Aiuta chi offre opportunità di lavoro consentendo ai detenuti di uscire con permessi di lavoro dal carcere?
Promuove in qualche modo l'utilizzo di pene alternative magari da scontarsi eseguendo lavori di pubblica utilità?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dopo aver letto il questionario mi chiedo:perchè così tanti innnocenti
in carcere,perchè così tante famiglie per bene private dal loro capofamiglia ingiustamente.
La questione è:
è ancora attuale la detenzione come forma di punizione-educativa per tutte le categorie di reato?
E' giusta e civile la detenzione in attesa di giudizio se non nei casi di flagranza di reato?
pierino favrin

Gianni Rubagotti ha detto...

La riflessione sull'abolizione del carcere c'è da tempo ed effettivamente per molti reati potrebbe valere il principio laico e anglosassone del restituire alla società invece della detenzione come punizione.

Ricorderò sempre quando alcuni carcerati sono stati mandati a fare volontariato in una zona sommersa dal fango durante una inondazione.
Se ricordo bene fu la gente del luogo a chiedere che alcuni di loro rimanessero.

Ed essere percepiti come persona e non come delinquente è un ottimo punto di partenza per evitare di ritornare a delinquere