Il Comitato per Bersani di Paderno Dugnano ha discusso venerdì sera all'auditorium Tilane di crisi in Regione Lombardia con il consigliere regionale Franco Mirabelli.
Sono stati analizzati insieme le ragioni del crollo del "modello Lombardia", un regime di fatto monarchico portato avanti per 17 anni da Formigoni e dalla sua rete di potere. Il degrado, il malaffare, la corruzione e le infiltrazioni criminali nelle istituzioni lombarde, favorite da questo "modello". I problemi creati da questa stagione troppo lunga di malgoverno che il centro sinistra dovrà affrontare e risolvere: abnorme consumo di territorio, gestione non democratica e trasparente delle istituzioni, la vaucerizzazione dei servizi scolastici e di assistenza, la gestione clientelare della sanità, l'incapacità e la non volontà dell'ente di sostenere l'impresa e l'occupazione. Sul ricambio auspicato in Lombardia segnalo questo editoriale da Settegiorni, la newsletter del gruppo regionale del PD.
Il centrosinistra cresce, ma la Regione rischia di allargarsi un po' troppo. Una frase che sintetizza quello che è accaduto nell'ultima settimana in una Lombardia che ormai è incamminata verso la scadenza elettorale dell'election day decisa dal governo.
Partiamo, per dovere istituzionale, da quanto sta accadendo nel palazzo. Se il presidente del consiglio Cecchetti ha evidenziato ufficialmente e formalmente la necessità di procedere esclusivamente ad atti urgenti e indifferibili, la giunta pare pensarla in modo un po' diverso. Ne è prova la legge finanziaria regionale per il 2013 che, approdata nelle commissioni assieme al bilancio, presenta una dozzina di articoli con interventi legislativi su enti regionali, buoni pasto dei dipendenti, maestri di sci, centro di ricerca di Nerviano, pensionamento di dirigenti... Tutti argomenti di un certo interesse, ma non del tutto coerenti dal punto di vista dell'urgenza e dell'indifferibilità.
Parola di Lega Nord, che ha preso duramente posizione al proposito in commissione, e non della sempre prevenuta, almeno a dire di Formigoni, opposizione. Il tentativo di inserire provvedimenti legislativi di dubbia urgenza in finanziaria è comunque del tutto coerente con la foga compulsiva con cui la Giunta ha sfornato 189 delibere in due sedute e continua a farlo, seppure con meno applicazione. Anche su questo fronte la Lega, fatta salva la prudenza per delibere a lei utili, manifesta evidenti segni di insofferenza.
Se il centrodestra è alle prese con mugugni e dissapori tra Lega e Pdl, esplicitati anche dalla guerra di posizione tra le candidature Albertini e Maroni, il centrosinistra può registrare alcuni significativi passi avanti. Nel giro di pochi giorni, con la disponibilità dell'avvocato Umberto Ambrosoli, il campo si è allargato con l'ingresso, già da mesi auspicato dal PD, di significative e indispensabili forze del civismo lombardo.
Si riparte dalle primarie e, per giunta, da primarie promosse da un novero di soggetti che va al di là dei partiti dell'attuale centrosinistra regionale. Un passo importante verso la costruzione di un'alternativa che ha il compito di aggregare tutti coloro che in questi anni si sono sentiti lontani, poco rappresentati e, magari, anche traditi da Formigoni. Un presidente che ha progressivamente perso molto del suo iniziale smalto innovativo e, soprattutto negli ultimi mesi, anche parecchio contatto con la realtà lombarda, asserragliato com'era nel suo celeste trentaseiesimo piano di Palazzo Lombardia.
La nuova Lombardia nasce dal basso, dalla costruzione di un programma condiviso, dalla partecipazione di forze diverse per provenienza geografica e ideale a una sintesi che possa davvero far voltare pagina alla Regione.
I primi passi sono sempre i più impegnativi e delicati, ma la strada crediamo sia davvero quella giusta. Il Pd è consapevole delle sue responsabilità e, a partire dal suo gruppo regionale, giocherà fino in fondo questa importante partita.
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