mercoledì 17 marzo 2010

"Perché?". La comunità di Paderno si è stretta attorno alla famiglia Casati

“Perché?”. La domanda gridata, anzi, “urlata” da Don Massimo dall’altare della chiesa ha dato voce a quella di migliaia di padernesi. La domanda alla quale non c'è risposta è caduta pesante come una pietra sulla folla che oggi pomeriggio ha riempito le navate di Santa Maria Nascente a Paderno Dugnano per dare l’estremo saluto al giovane Simone Casati, morto tragicamente lunedì sera, e stringersi con dolente partecipazione attorno alla sua famiglia, percossa dal dolore. Un dolore che ha toccato tutta la comunità perché la perdita improvvisa di un giovane, allegro, buono, attivo e altruista, impegnato e positivo, è una sconfitta inaccettabile di fronte alla quale ci si scopre fragili e senza forze, senza parole. Di fronte alla quale si è tutti interrogati e coinvolti.
Don Massimo, infatti, per riuscire ad esprimere questo sentimento di dolore e di sgomento di fronte al mistero del “gesto violento” compiuto dall’amico Simone, si è dovuto spogliare dell’abito sacerdotale e ha parlato come un amico farebbe davanti alla bara muta di un compagno di strada, di vita, di opere, di speranze e di sogni che se n'è andato. Prima della sua orazione a ricordo della figura del giovane, aveva scelto per la lettura del Vangelo le parole del discorso della montagna: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli! Beati quelli che piangono, perché saranno consolati; Beati i miti, perché erediteranno la terra! Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati! Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia...."
L’affluenza dei padernesi alla celebrazione è stata enorme, a dimostrazione della grande emozione che questo doloroso evento ha sollevato in città. Emozione che si leggeva chiaramente sul volto di tutti i presenti tra i quali si mescolavano ai cittadini, parlamentari e amministratori locali amici e colleghi del padre Ezio. Sull’altare numerosi i sacerdoti concelebranti il rito, tra questi Don Virginio Colmegna fondatore delle Casa della Carità alla quale Simone collaborava.
Resta il mistero di un gesto e di un esito che nessuno poteva immaginare, ma che proprio per questo fa più male. Don Massimo lo ha detto bene: “Il mistero sta nel non detto, nelle cose che ti tenevi dentro. Adesso non ci interessa sapere cosa, sappiamo solo che te ne sei andato e ci hai lasciato, con il tuo estremo messaggio, una grande responsabilità: non considerare mai banale la vita in nessuno dei suoi momenti”.

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