lunedì 1 settembre 2014

ANPI Cazzaniga a Cerreto di Zerba per onorare e ricordare

Ricevo da Giovanna Baracchi questa breve cronaca delle manifestazioni alle quali ha partecipato la sezione ANPI della nostra città. In particolare segnalo il  ricordo della strage di Cerreto di Zerba dell'agosto 1944.

Giornate intense quelle che la sezione Anpi Cazzaniga di Paderno Dugnano ha vissuto nello scorso fine settimana.
Dal giorno 29 sino al giorno 31.08.2014 l'allestimento di uno stand alla Festa dei Pescatori  nel parco Toti ha visto impegnati numerosi attivisti con proiezione di video e materiale informativo supportati anche dalla partecipazione della Rete Antifascista Nord Ovest. Rita, Gildo, Esole, Mauro, Giuseppe, hanno fatto ancora una volta sentire la presenza di una sezione particolarmente attiva e che non manca certo di fantasia nell'intraprendere viaggi e presenze altrove. Infatti, a Cerreto di Zerba( Pc) assieme alla presenza di altre Anpi della provincia di Alessandria  e Milano ,la sezione Cazzaniga il giorno 30.08.2014 ha partecipato al ricordo  del 70mo anniversario dei 4 partigiani barbaramente uccisi il  29 agosto 1944: Virginio Arzani (Chicchirichi) Angelo Aliotta(Diego) Andrea Busi(Silurino) e Sansin Nieczislawas (Cencio). Un particolare ringraziamento   al  coro "Il fiore del partigiano" guidato da Mario Toffoli  che ha animato l'intera giornata con numerosi canti del periodo e ai 4 sindaci che sono intervenuti (3 dalla provincia di Alessandria) e Claudia Borrè sindaco di Zerba che hanno dimostrato di voler continuare a far battere la memoria della Resistenza nel cuore del futuro.

L’ECCIDIO DI CERRETO DI ZERBA (PC) NEL RESOCONTO 
DI “OLGA” – NELLA LOMBARDI  
“Accompagnai i quattro feriti nella battaglia del Pertuso, Chicchirichì, Cencio, Diego e Silurino nel trasferimento verso la Valtrebbia, ritenuta zona più sicura. Partimmo con Giulia come infermiera, Repubblica, Ivan e Raffica, di scorta; era l'alba del 27: i feriti erano coricati in slitte trainate da buoi, il tempo era bello.
Il 28 mattina, verso mezzogiorno, improvvisamente, sulle alture circostanti al paese di Artana, scorgiamo una colonna di nazi-fascisti rastrellatori che scende in direzione dell'abitato. Eravamo in trappola....Questa colonna di rastrellatori era composta da tedeschi e allievi ufficiali di artiglieria di Tortona. Questi ultimi furono con noi veramente buoni...non della stessa idea era il capitano, loro comandante.
Alla domanda:"Siete partigiani?", tutti si rispose affermativamente. Nonostante la mia resistenza, Chicchirichì aggiunse che era comandante di distaccamento...Fummo fatti proseguire verso il Monte Lesima e lo raggiungemmo verso le 23. Lungo questo tragitto i nostri feriti venivano tolti della ceste e portati a spalla dagli allievi ufficiali. Cercavano di guadagnare tempo, sapendo che se incontravano le Brigate Nere dovevano consegnare loro i feriti. I Tedeschi sollecitavano la marcia, arrivando anche a minacciare gli allievi ufficiali. Giunti sulla sommità, passammo la notte nella casa rifugio.
Al mattino del 29, verso le ore 5, ci incamminammo verso Zerba e vi giungemmo prima di mezzogiorno. Qui ci raggiunse un gruppo di Brigate Nere appartenenti al gruppo di Genova Sampierdarena che ottennero dai Tedeschi la nostra consegna. Così, passammo nelle mani, feriti e prigioneri, di quegli assassini. Prima di lasciarci, gli allievi ufficiali raccomandarono alle Brigate Nere di risparmiare la vita dei feriti; poi insieme ai tedeschi proseguirono nel loro itinerario. A Zerba era anche giunto il ten.Pastorino, da noi curato e rispettato nell'ospedale di Rocchetta Ligure; questo figuro dimenticando quanto da noi aveva ricevuto, fu insensibile alle mie suppliche, affinchè interferisse presso i comandi delle Brigate Nere per il rispetto dei feriti.
…Tutto si rese inutile, ci incamminammo ancora per poco. Arrivati sopra un piccolo spiazzo prativo ci ordinarono di deporvi i feriti. Era la fine. I feriti, consapevoli, erano sereni. Mi venne da piangere; solamente Cencio ad un certo momento invocò la mamma...Avrei voluto essere presso tutti; mi avvicinai a Chicchirichì; era fiero. Vedendo il mio pianto disse:"Adesso ci uccidono. Non me ne importa. Il tuo è l'ultimo viso amico che vedo. Cerca di farlo sapere alla mia mamma. Ma no, è tutto inutile, questi vili uccideranno anche voi". Gli ero ancora vicina quando le Brigate Nere iniziarono a sparare...Nella sparatoria una voce ferma gridò:"Fate presto, vigliacchi!". Erano le ultime parole di Chicchirichì....Gridavo nella semi-incoscienza; gridai in faccia a quegli assassini tutto il mio disprezzo. Erano le dodici passate del 29 agosto 1944.”

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