domenica 6 ottobre 2013

Carlo Lizzani, ultimo interprete del neorealismo

Con Carlo Lizzani, morto suicida come Monicelli, scompare tragicamente uno dei grandi registi che hanno fatto la storia del cinema italiano del dopoguerra. Al tema della Resistenza e del fascismo morente dedicò diversi film, tra cui il primo "Achtung! Banditi!"
Di questi ricordo in particolare "Il processo di Verona" girato nel 1963 che racconta le fasi terminali del regime fascista e la nascita della Repubblica Sociale, in particolare la vicenda del processo che portò alla condanna morte di alcuni dei firmatari dell'ordine del giorno che mise in minoranza Mussolini la notte del 25 luglio del '43.
La storia è narrata dal punto di vista di Edda Ciano, figlia del Duce e moglie del principale imputato del processo, Galeazzo Ciano, rileggendola come una tragedia elisabettiana o un dramma di famiglia. Interpretata nel film da una bravissima Silvana Mangano che venne premiata con il David di Donatello e il Nastro d'Argento, Edda Ciano, tenta invano di trattare con i tedeschi per salvare la vita al marito promettendo in cambio la consegna dei suoi famosi diari.
Il film inizia con la notte del Gran Consiglio fascista che segnò la fine del regime e si conclude con la fucilazione di Ciano e di altri quattro firmatari dell'ordine del giorno condannati a morte. In quei cinque mesi l'Italia piombò nella guerra civile e il processo di Verona, con la sanguinosa vendetta consumata tra gerarchi fascisti che avevano passato il ventennio a odiarsi e farsi le scarpe a vicenda all'ombra del dittatore, ne rappresentò l'inizio.
Lizzani racconta magistralmente con ritmo incalzante gli avvenimenti che si susseguono dopo la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso, tratteggiando i personaggi principali del dramma, Edda e Galeazzo Ciano, Rachele Mussolini, e i gerarchi più filonazisti, Pavolini, Farinacci, in modo magistrale. Il capo del fascismo non compare mai se non come interlocutore muto dell'ultima, drammatica telefonata che gli fa la figlia, dopo che la condanna a morte del marito era stata pronunciata, in un estremo tentativo di salvarlo. "La storia, me ne frego della storia - grida al telefono Edda al padre che si rifiuta di incontrarla -. Non capisci che tutto quello che hai detto o  fatto verrà tra poco spazzato via da poche raffiche di mitra e tu verrai ricordato solo per le buffonate alla Starace, i tuoi colpi di piccone e per la favola degli otto milioni di baionette?".
Il dramma si conclude con la fuga di Edda in Svizzera che salutando la madre Rachele dice "Coraggio mamma, tra un po' toccherà a te". Le ultime scene sono quelle della fucilazione di Ciano e degli altri nel poligono di tiro di Verona e i titoli di coda scorrono su immagini della guerra partigiana e il cadavere di Mussolini a piazzale Loreto.

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