Idee comuni: cominciamo a discutere le nostre proposte
Una
città in declino, dove non c'è più lavoro, in cui lo spazio
pubblico viene ridotto a favore di interessi privati, dove la
partecipazione è stata negata e cancellata. Una città che vede dopo
cinque anni di governo della destra la sua più grande azienda, il
Comune, bloccata e incapace di sostenere lo sviluppo della comunità.
Una città nella quale non c'è sicurezza nei pochi luoghi di lavoro
rimasti e dove non si fa nulla per difendere la salute dei cittadini
messa rischio dalla presenza non controllata nel territorio di
rifiuti nocivi. Una città non governata perché l'amministrazione
non indica priorità ma si limita a galleggiare sulla crisi senza
dare risposte. Una città da rimettere in cammino e alla quale è
possibile offrire una nuova prospettiva di crescita.
Questo
lo scenario negativo tracciato ieri sera allo Splendor dalla sessantina di
cittadini intervenuti alla riunione autoconvocata dai padernesi che
hanno promosso e avviato con il titolo "Idee comuni, vieni a proporre
insieme a noi la tua idea di città", un percorso di
confronto e dibatto che vuol guardare al futuro di Paderno Dugnano
con l'obiettivo di costruire insieme un diverso programma di governo.
Dopo
aver osservato un minuto di silenzio per ricordare i tre operai
caduti in Calabria vittime dell'ennesima strage sul lavoro, e una
introduzione che ha riassunto brevemente ragioni e obiettivi della
riunione, la platea ha potuto ascoltare una quindicina di interventi
su diversi temi, alcuni dei quali hanno anche avanzato le prime
proposte di soluzione. Riporto qui in estrema sintesi i primi cinque
interventi, il resto seguirà nei successivi post.
Il
primo intervento, di Mario Rossetti della Coop Lares 2012 è stato
sul tema del lavoro che non c'è e che da troppo tempo nessuno si
propone di rilanciare. "Il nuovo lavoro non nasce per decreto,
ma dalla consapevolezza che solo sviluppando e facendo crescere
quello che c'è e valorizzando le competenze e potenzialità
produttive che esistono è possibile creare nuova occupazione - ha
detto ricordando che la cooperativa di operai licenziati dalla Lares
ha già presentato due brevetti innovativi che attendono solo un
finanziamento per diventare prodotti in grado di affermarsi sul
mercato facendo così ripartire l'occupazione -. La città ha molte
aree dismesse sulle quali è possibile creare un distretto di nuove
imprese locali del settore che avrebbero anche bisogno di uno spazio
espositivo. L'amministrazione dovrà soprattutto fare da tramite tra
le nuove imprese e i finanziamenti europei che ci sono e non vengono
sfruttati".
Il
capogruppo di RC-PdCI, Mauro Anelli, ha detto che Paderno è "una città che ha
subito in questi anni continui tentativi di degrado respinti
dall'opposizione la quale ha presentato in Consiglio comunale oltre
50 tra interrogazioni e ordini del giorno, ma che ha dovuto subire
purttoppo l'iniziativa della giunta che è riuscita ad addormentare
la città facendo tabula rasa di ogni istituto di partecipazione a
cominciare dal Bilancio partecipato che era l'unico strumento per
dare ai padernesi il potere di indirizzare e decidere opere pubbliche
di una certa dimensione nei quartieri".
Il
tema della sicurezza sui luoghi di lavoro e nella città in generale
è stato introdotto da Lorena Tacco, presidente di AIEA (lotta contro
l'amianto) e attività di Medicina Democratica. "La strage della Eureco
avvenuta a Palazzolo non è stata casuale, ma il frutto di una
precisa politica di controlli carenti e solo burocratici che ha
favorito nei fatti l'illegalità con la quale operava l'azienda – ha
dichiarato -. Prevenire queste tragedie è doveroso, ma per farlo
bisogna istituire uno sportello (numero verde) per tutelare la
sicurezza e la qualità della vita, nelle fabbriche e fuori, dotato
di una task force di pronto intervento che raccolga le denunce dei
cittadini. Ci sono i fondi del Piano Regionale Amianto Lombardia per
questo, 1 milione di euro l'anno. A Paderno Dugnano potremmo inoltre
partire subito senza spendere soldi con il censimento dell'amianto
coinvolgendo le famiglie in questo rilevamento capillare. Ci sono
infine le bonifiche che vanno messe a carico di chi in passato ha
fatto molti soldi sull'amianto nella nostra città come l'Ispra, che
dopo avere chiuso ha scaricato sul nostro territorio la bomba
ecologica rappresentata da un'azienda piena di amianto da smaltire".
L'argomento
dell'edilizia popolare e del diritto alla casa è stato trattato da Tiziano
Gallo del Comitato Caraterramia (condomini 167) che ha denunciato
ancora una volta il tentativo teso a taglieggiare i padernesi
imponendo diritti di superficie iniqui e ingiusti. Una politica che
si traduce in un grosso danno per la città dal momento che nel 2011
le "tariffe" raddoppiate proposte dalla giunta
Alparone-Bogani sono state respinte dal 75% dei condomini,
percentuale salita all'85% nel 2012. Un risultato che sottrae fondi
da destinare all'edilizia pubblica rispondendo ai bisogni dei
cittadini, soprattutto i giovani.
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Gianfranco
Massetti, consigliere comunale PD ed ex sindaco di centro sinistra ha
detto che "la ciità va svegliata, anche se ci sono segnali
sempre più forti di risveglio come la protesta per la Rho-Monza
dimostra. I partiti negli ultimi anni si sono fatto Stato, non
sono più capaci di interpretare correttamente la
realtà. E' un problema democratico. Il centro del conflitto tra
partiti-stato e cittadini è la città e qui vanno abbattuti gli
steccati. I due fronti sono il bilancio delle città e il territorio
urbano sul quale vivono le persone. Oggi dei 46 milioni di euro del
nostro Bilancio, solo il 25% è gestibile da un'amministrazione, sia
essa di destra o di sinistra. La differenza è data da quali priorità
vengono date, perché su 5 anni di mandato quello che si può fare
lo si deve fare nel primo anno di governo. E la scelta delle priorità
è compito della politica.
Per
quanto riguarda il territorio il Comune deve tornare ad essere
protagonista contro i "mostro" che ci piovono addosso,
"mostri come la Rho-Monza o l'inceneritore, ma anche il PGT
targato Alparone che avrà effetti devastanti consentendo alle
otto-dieci aziende superstiti del nostro tessuto produttivo di
delocalizzare per trasformare le aree e speculare sulla
trasformabilità concessa. La futura amministazione dovrà impedire
nuovo consumo di suolo, deliomitare i centri urbani, allargare i
parchi. Il dibattito su questi due temi deve mettere a confronto
partiti e associazioni consapevoli che il nostro futuro si basa su
questi elementi chiave: ambiente, cultura, servizi alla persona".
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