venerdì 13 settembre 2013

Idee comuni: cominciamo a discutere le nostre proposte

Una città in declino, dove non c'è più lavoro, in cui lo spazio pubblico viene ridotto a favore di interessi privati, dove la partecipazione è stata negata e cancellata. Una città che vede dopo cinque anni di governo della destra la sua più grande azienda, il Comune, bloccata e incapace di sostenere lo sviluppo della comunità. Una città nella quale non c'è sicurezza nei pochi luoghi di lavoro rimasti e dove non si fa nulla per difendere la salute dei cittadini messa rischio dalla presenza non controllata nel territorio di rifiuti nocivi. Una città non governata perché l'amministrazione non indica priorità ma si limita a galleggiare sulla crisi senza dare risposte. Una città da rimettere in cammino e alla quale è possibile offrire una nuova prospettiva di crescita.
Questo lo scenario negativo tracciato ieri sera allo Splendor dalla sessantina di cittadini intervenuti alla riunione autoconvocata dai padernesi che hanno promosso e avviato con il titolo "Idee comuni, vieni a proporre insieme a noi la tua idea di città", un percorso di confronto e dibatto che vuol guardare al futuro di Paderno Dugnano con l'obiettivo di costruire insieme un diverso programma di governo.
Dopo aver osservato un minuto di silenzio per ricordare i tre operai caduti in Calabria vittime dell'ennesima strage sul lavoro, e una introduzione che ha riassunto brevemente ragioni e obiettivi della riunione, la platea ha potuto ascoltare una quindicina di interventi su diversi temi, alcuni dei quali hanno anche avanzato le prime proposte di soluzione. Riporto qui in estrema sintesi i primi cinque interventi, il resto seguirà nei successivi post.

Il primo intervento, di Mario Rossetti della Coop Lares 2012 è stato sul tema del lavoro che non c'è e che da troppo tempo nessuno si propone di rilanciare. "Il nuovo lavoro non nasce per decreto, ma dalla consapevolezza che solo sviluppando e facendo crescere quello che c'è e valorizzando le competenze e potenzialità produttive che esistono è possibile creare nuova occupazione - ha detto ricordando che la cooperativa di operai licenziati dalla Lares ha già presentato due brevetti innovativi che attendono solo un finanziamento per diventare prodotti in grado di affermarsi sul mercato facendo così ripartire l'occupazione -. La città ha molte aree dismesse sulle quali è possibile creare un distretto di nuove imprese locali del settore che avrebbero anche bisogno di uno spazio espositivo. L'amministrazione dovrà soprattutto fare da tramite tra le nuove imprese e i finanziamenti europei che ci sono e non vengono sfruttati".

Il capogruppo di RC-PdCI, Mauro Anelli, ha detto che Paderno è "una città che ha subito in questi anni continui tentativi di degrado respinti dall'opposizione la quale ha presentato in Consiglio comunale oltre 50 tra interrogazioni e ordini del giorno, ma che ha dovuto subire purttoppo l'iniziativa della giunta che è riuscita ad addormentare la città facendo tabula rasa di ogni istituto di partecipazione a cominciare dal Bilancio partecipato che era l'unico strumento per dare ai padernesi il potere di indirizzare e decidere opere pubbliche di una certa dimensione nei quartieri".
Il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro e nella città in generale è stato introdotto da Lorena Tacco, presidente di AIEA (lotta contro l'amianto) e attività di Medicina Democratica. "La strage della Eureco avvenuta a Palazzolo non è stata casuale, ma il frutto di una precisa politica di controlli carenti e solo burocratici che ha favorito nei fatti l'illegalità con la quale operava l'azienda – ha dichiarato -. Prevenire queste tragedie è doveroso, ma per farlo bisogna istituire uno sportello (numero verde) per tutelare la sicurezza e la qualità della vita, nelle fabbriche e fuori, dotato di una task force di pronto intervento che raccolga le denunce dei cittadini. Ci sono i fondi del Piano Regionale Amianto Lombardia per questo, 1 milione di euro l'anno. A Paderno Dugnano potremmo inoltre partire subito senza spendere soldi con il censimento dell'amianto coinvolgendo le famiglie in questo rilevamento capillare. Ci sono infine le bonifiche che vanno messe a carico di chi in passato ha fatto molti soldi sull'amianto nella nostra città come l'Ispra, che dopo avere chiuso ha scaricato sul nostro territorio la bomba ecologica rappresentata da un'azienda piena di amianto da smaltire".
L'argomento dell'edilizia popolare e del diritto alla casa è stato trattato da Tiziano Gallo del Comitato Caraterramia (condomini 167) che ha denunciato ancora una volta il tentativo teso a taglieggiare i padernesi imponendo diritti di superficie iniqui e ingiusti. Una politica che si traduce in un grosso danno per la città dal momento che nel 2011 le "tariffe" raddoppiate proposte dalla giunta Alparone-Bogani sono state respinte dal 75% dei condomini, percentuale salita all'85% nel 2012. Un risultato che sottrae fondi da destinare all'edilizia pubblica rispondendo ai bisogni dei cittadini, soprattutto i giovani.
Gianfranco Massetti, consigliere comunale PD ed ex sindaco di centro sinistra ha detto che "la ciità va svegliata, anche se ci sono segnali sempre più forti di risveglio come la protesta per la Rho-Monza dimostra. I partiti negli ultimi anni si sono fatto Stato, non sono più capaci di interpretare correttamente la realtà. E' un problema democratico. Il centro del conflitto tra partiti-stato e cittadini è la città e qui vanno abbattuti gli steccati. I due fronti sono il bilancio delle città e il territorio urbano sul quale vivono le persone. Oggi dei 46 milioni di euro del nostro Bilancio, solo il 25% è gestibile da un'amministrazione, sia essa di destra o di sinistra. La differenza è data da quali priorità vengono date, perché su 5 anni di mandato quello che si può fare lo si deve fare nel primo anno di governo. E la scelta delle priorità è compito della politica.
Per quanto riguarda il territorio il Comune deve tornare ad essere protagonista contro i "mostro" che ci piovono addosso, "mostri come la Rho-Monza o l'inceneritore, ma anche il PGT targato Alparone che avrà effetti devastanti consentendo alle otto-dieci aziende superstiti del nostro tessuto produttivo di delocalizzare per trasformare le aree e speculare sulla trasformabilità concessa. La futura amministazione dovrà impedire nuovo consumo di suolo, deliomitare i centri urbani, allargare i parchi. Il dibattito su questi due temi deve mettere a confronto partiti e associazioni consapevoli che il nostro futuro si basa su questi elementi chiave: ambiente, cultura, servizi alla persona".

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