venerdì 26 luglio 2013

Erice, Segesta e le sacre meretrici, ma chi erano gli Elimi: figli di Troia?

Chi erano gli Elimi, misterioso popolo sbarcato in Sicilia mille anni prima di Cristo, fondatori di Erice e Segesta? Profughi troiani dice il greco Tucidide, appoggiato in pieno dal romano Virgilio che molti secoli dopo affermò che a fondare Segesta era stato Enea. Come si vede di fronte al mistero gli storici antichi se la cavavano facilmente.
Erice ai suoi bei tempi era già una meta famosa per il turismo mediterraneo. Turismo ricco perché si basava su una merce che ha sempre tirato molto: il sesso. La città elima, appollaiata a 750 metri su un monte che domina Trapani, ospitava infatti un tempio dedicato prima ad Astarte, poi ad Afrodite e infine a Venere Callipigia (belle natiche) dove un gruppo di famose ierodule praticavano la prostituzione sacra. Oggi di elimo non c'è rimasto niente, ierodule comprese. Al posto del tempio famoso è stato costruito nel XII secolo un castello e tutta la città è un gioiellino medioevale rimasto quasi intatto, un'oasi di frescura per chi vuol fuggire dalla calura delle spiagge trapanesi, che offre ai visitatori una vista senza pari sul litorale e sulle isole Egadi.
Segesta invece offre due splendidi resti del suo passato miracolosamente rimasti intatti: il
tempio dorico che si erge da 2.400 anni su una collina bassa di fronte alla città e il teatro del III secolo a.C. costruito sulla cima del monte Barbaro sopra la città. Ambedue i monumenti hanno una particolarità. Il tempio è stato costruito senza tetto né cella rituale (finiti i soldi a causa della guerra con Selinunte?) mentre il teatro è l'unico rivolto a Nord al contrario del solito.
La nostra giornata si è conclusa con una gita naturalistica alla scoperta della Riserva dello Zingaro, l'area protetta che si può visitare grazie a un sentiero pedonale lungo sette-otto chilometri che si snoda a mezza costa tra Scopello e Capo San Vito. La Riserva di 1.600 ettari è frutto di una imponente mobilitazione pubblica che ha coinvolto nel 1981 migliaia di persone. La sua vegetazione è quella tipica della macchia mediterranea, carrube, rosmarino lentisco, ginestre, oliastri e palme nane.
Sopra le nostre teste mentre arranchiamo sulle pietre del sentiero volteggiano falchi e poiane e lo sguardo si allarga alle numerose calette, faraglioni e rocce a strapiombo della costiera. Dopo una mezz'ora eravamo stanchi e ci siamo buttati a mare nella prima caletta che abbiamo trovato, ovviamente la più affollata, ma il mare blu era meraviglioso.
In serata siamo poi arrivati a Palermo dove passeremo oggi la nostra ultima giornata in terra di Sicilia. Questa sera infatti prenderemo il traghetto per Napoli. Non prima però di avere visitato qualche meraviglia della città: la Cattedrale, Palazzo dei Normanni, la cripta dei Cappuccini e il duomo di Monreale.

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