martedì 23 luglio 2013

Da Girgenti a Sciacca il viaggio continua. La tecnologia e la pietra serena

Il museo archeologico di Agrigento è piccolo ma molto ben realizzato. La zona sulla quale sorge è un'area che la città antica utilizzava per usi civici perché contiene l'Ekklesiasterion (una cavea semicircolare per le adunanze, simile a un piccolo teatro) e l'oratorio di Falaride, un tempietto del I secolo d.C. 
Al suo interno ci sono reperti di scavo di Akragas e dei siti preistorici circostanti. Un Telamone proveniente dal tempio di Giove Olimpio alto quasi otto metri troneggia nella sala centrale mentre altre sculture di epoca romana sono sistemate dentro e fuori le altre sale. Un ultimo sguardo al Duomo triste e transennato e poi via verso Sciacca, dove arriveremo nel tardo pomeriggio seguendo la costa che passa da Porto Empedloche (poco prima in Contrada Kaos c'è la casa di Pirandello), la cittadina arabeggiante di Siculiana per arrivare a Eraclea Minoa dove è prevista una sosta per la visita ai resti della città e il bagno nella bella spiaggia orlata dall'ombra fresca dei pini che si trova sotto l'alta rupe di calcare di Capo Bianco.
Fondata nel VI secolo a.C. da coloni cretesi e rodiesi  è stata dominata dalle principali civiltà del mondo antico: micenei, fenici, spartani, selinuntini, cartaginesi, romani. A decretarne nel I secolo d.C. l'abbandono definitivo pare sia stata una frana. Fine malinconica di una piccola città passata attraverso le maglie della storia come un piccolo pesce tra quelle del Grande Pescatore: il Fato. Tra i resti c'è anche un piccolo teatro affacciato sul mare, che sembra anch'esso destinato alla scomparsa. Le pioggie e il sole "sciolgono" letteralmente le antiche pietre e tutti i tentativi di salvarlo portati avanti con coperture di acciaio e plastica al posto di fermarne il degrado pare l'abbiano invece accelerato.
Insomma se l'avessero lasciato morire per conto suo il monumento costruito 2.500 anni fa sarebbe oggi in migliori condizioni e soprattutto visibile. Una ulteriore dimostrazione che l'intervento umano è sempre deleterio per le cose antiche che vanno rispettate e non turbate dall'accanimento terapeutico indotto dalla nostra presunzione tecnologica. 
Sciacca dove siamo arrivati a metà pomeriggio ci ha accolto colorata e allegra, affacciata sul mare. Fondata nel IV secolo come stabilimento termale al servizio dai potenti e ricchi selinuntini (le sue acque sulfuree curano le malattie respiratorie e reumatiche) continua ancora oggi a trarre da queste gran parte della sua ricchezza, oltre che dalla pesca e dall'agricoltura. Noi qui siamo ospiti di un delizioso Bed & Breakfast che si chiama Locanda il Moro, ricavato dalla ristrutturazione di una casa a torre di tre piani costruita attorno a un piccolo cortile e da ambienti scavati nella roccia. Molto suggestivo e ben arredato anche se per raggiungerlo bisogna farsi a piedi un'erta scalinata attraverso un ombroso vicolo che parte dalla via Licata, asse centrale della città. Ieri sera ci siamo rilassati mangiando una buonissima pizza sulla terrazza affacciata sul porto, proprio sotto il Duomo mentre attorno a noi scendeva serena la notte.





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