sabato 27 aprile 2013

Una giovane riflessione sul 25 aprile

Buongiorno, vi allego questa piccola riflessione, nata come stato di Facebook, e che ora mi piacerebbe far girare il più possibile per rendere consapevoli i giovani della mia età che il 25 aprile non è solo un giorno di riposo, ma un'importante giorno di commemorazione:
"Io sono incazzata coi miei genitori, con mia madre. Sono delusa perché mi hanno sempre insegnato l'importanza del 25 aprile, mi hanno insegnato a commuovermi alle parole di un vecchio partigiano, a provare amore per il loro amore per la libertà del mio Stato. Da piccolina, la mattina di ogni 25 aprile mia madre mi ficcava in mano due mollette del bucato e mi spingeva in balcone ad appendere il tricolore, in modo che dalla strada tutti lo vedessero. Mi hanno regalato libri, sballottato a sentire i discorsi dei partigiani, speso tempo a dirmi di farne tesoro, perché appartengo all'ultima generazione che ha la fortuna di poterli ascoltare mentre i loro cuori battono e combattono ancora.
Bene, il valore del 25 aprile sono riusciti a trasmettermelo ben oltre le loro aspettative. E ora, dopo l'impegno che ci hanno messo, demordono. Demordono stanchi per il sistema in cui vivono e mia madre rinuncia ad unirsi con me al corteo nel nostro comune perché dopo sei giorni di lavoro domani può dormire. Come darle torto, il riposo se lo merita. Mi incazzo perché ora sono io a dover insistere, a riproporle i suoi insegnamenti, a spiegarle che è un giorno di riposo per chi non ricorda, e che per chi sa cosa si commemora è un giorno festa, la pi§ bella dell'anno, e che per questo si dovrebbe sentire in dovere di andare in corteo con sua figlia a cantare Bella Ciao.
Mi incazzo perché mia nonna è nata nel '22, all'alba del fascismo, ed io sono nata nel '94, all'alba del berlusconismo, ed ora voglio che i miei figli ed i suoi nipoti vedano solo tramonti, e mai una nuova alba. Mi incazzo perché qui, a Paderno Dugnano la giunta è del PdL, ed io ogni anno voglio farle girare i coglioni a farle vedere che ci sono anche i cittadini che scendono per le strade con le bandiere e cantano canzoni che loro sbeffeggiano, e spero che ogni anno quei cittadini aumentino perché voglio che il sindaco, al corteo esclusivamente per rappresentanza, si imbestialisca, ma non possa lasciarlo intravedere. E ci godo ogni anno quando mi saluta e gli rispondo a pugno chiuso.
Io auguro a tutti un 25aprile che non sia una festa, ma che sia un immenso grazie ai ragazzi morti, e che sia anche un giorno per vergognarsi anche un po' per come siamo ridotti ora, dopo la loro scelta di andarsene lassú in montagna a trascorrere giorni di sangue e gelo. Non c'è mai stato un gesto piú altruista del loro, io mi metto la mano sul petto e vi onoro."
Grazie per l'attenzione,
Ingrid Mambrini, una cittadina di Paderno Dugnano.

1 commento:

Gianni Rubagotti ha detto...

Suggerirei alla incazzata utente di facebook di fermarsi, prendere qualche bel libro di storia e leggerlo.

Andando sui libri di storia si scopre che a liberarci non sono stati solo i partigiani che stavano in montagna (che già allora erano una minoranza della popolazione, che se non odiava tollerava in gran parte il duce mentre la Yugoslavia del maresciallo Tito si liberò da se, con dispiacere di Stalin) ma anche tanti ragazzi stranieri, magari della brigata ebraica, magari di altri stati da cui vengono quelli che oggi chiamiamo "extracomunitari".

E tra i partigiani non c'erano solo pugni chiusi ma anche partigiani di altre culture, come i liberali di Giustizia e Libertà o le cattoliche Brigate Fiamme Verdi (da non confondersi con le camicie).

Poi possiamo anche ricostruire la storia a comodo nostro, ma si rischia di fare la fine di uno che alzava il pugno chiuso in difesa del popolo nero americano e si accorse dopo anni che lo predicava che l'islamismo non era praticato solo da gente di colore nel mondo ma anche da gente di altri colori della pelle.