Un nulla di fatto, che le continue chiusure di aziende padernesi dovute a delocalizzazioni e fallimenti sottolineano. Tenere
bassa la pressione fiscale, cioè l'IMU, la TARSU e l'IRPEF comunali,
non è sufficiente a fermare il processo di decrescita né tantomeno
ad attirare nuove imprese sul territorio e nuova occupazione. Lo
dicono purtroppo i fatti, cioè il numero delle chiusure e dismissioni non
compensate da nuove aperture. Diversamente il sindaco avrebbe avuto
qualche cosa di più concreto da sbandierare per affermare che la sua
politica paga.
A fronte della crisi di sistema che sta
sommergendo il Paese, infatti, qualche punto di IMU in meno non serve
a molto. Ci vuol ben altro per rimettere in moto il motore della
crescita. Quello che la crisi impone, a Paderno come in molte altre
parti d'Europa, è la definizione di un nuovo modello economico e
produttivo che metta a reddito risorse di cui l'Italia abbonda, ma
fino ad ora non ha riconosciuto come tali: cultura, storia, ambiente,
life style.
Anche la nostra città le possiede, misconosciute e non valorizzate, ma pensare che possa essere la
destra di governo a farlo è un'illusione. Prima, durante e
dopo le elezioni comunali del 2009, infatti, l'attuale maggioranza
non ha fatto altro che dileggiare e negare quanto di buono il centro
sinistra aveva realizzato in questo senso, a partire dalla costruzione della Biblioteca
Tilane che veniva definita "una cattedrale nel deserto" e
ancora oggi è considerata una fonte di spesa e non un investimento
da rendere produttivo.
Se avrà la lungimiranza e la chiarezza di
visione di porre queste risorse al centro della sua proposta
elettorale nel 2014 il centro sinistra potrà farlo e aprire così la strada all'innovazione e allo sviluppo.
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