Ciò conferma un pensiero che mi gira
insistentemente per la testa da lunedì sera, quando è terminato lo
spoglio dei voti delle elezioni politiche che hanno visto la
clamorosa e inattesa rimonta del partito di Berlusconi. Dove il capo
della neodestra italiana ha vinto di più? Nelle regioni dove più
forte è il controllo sociale della criminalità organizzata, Sicilia,
Calabria, Campania,Puglia e in Lombardia, dove questa criminalità
si è intrecciata da 20 anni a quella economica, come tutte le
inchieste della Magistratura hanno dimostrato.
Lo scenario italiano uscito dalle
elezioni della scorsa settimana è dunque il seguente: il 30% del
Paese è rappresentato da un centrosinistra che cerca
responsabilmente di salvare l'Italia dalla rovina, il 30% da un
centrodestra irresponsabile, pesantemente inquinato dalle bande criminali, che aveva già portato nel 2011 il Paese sull'orlo del
baratro, e il 30% da un movimento populista antieuropeo, che
disprezza le istituzioni, cavalca la protesta prodotta dal disagio
sociale e punta dichiaratamente allo sfascio.
Se questa è la realtà,
e temo sia così, il problema vero evidenziato dal voto è la incapacità della democrazia
italiana di autoriformarsi che poi vuol dire l'incapacità degli
italiani di autogovernarsi. E una simile carenza non può venire
imputata a questo o a quello: siamo tutti coinvolti. Ha ragione
Bersani a dire a Grillo: "Tutti a casa? Va bene, tutti però, anche
tu".
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