Venti euro un voto singolo, 50 in caso
di voto famigliare. Questa la tariffa secondo il Gip di Monza,
Claudio Tranquillo, titolare dell'inchiesta che ha portato in
prigione 35 persone tra cui l'ex amministratore monzese del PdL e diversi
personaggi che avrebbero gestito le attività criminali nel capoluogo brianzolo negli
ultimi anni. Questa inchiesta è simile a quella che aveva già portato in
autunno all'arresto dell'assessore regionale del PdL, Zambetti, e
aveva provocato la caduta della giunta Formigoni.
Ciò conferma un pensiero che mi gira
insistentemente per la testa da lunedì sera, quando è terminato lo
spoglio dei voti delle elezioni politiche che hanno visto la
clamorosa e inattesa rimonta del partito di Berlusconi. Dove il capo
della neodestra italiana ha vinto di più? Nelle regioni dove più
forte è il controllo sociale della criminalità organizzata, Sicilia,
Calabria, Campania,Puglia e in Lombardia, dove questa criminalità
si è intrecciata da 20 anni a quella economica, come tutte le
inchieste della Magistratura hanno dimostrato.
Lo scenario italiano uscito dalle
elezioni della scorsa settimana è dunque il seguente: il 30% del
Paese è rappresentato da un centrosinistra che cerca
responsabilmente di salvare l'Italia dalla rovina, il 30% da un
centrodestra irresponsabile, pesantemente inquinato dalle bande criminali, che aveva già portato nel 2011 il Paese sull'orlo del
baratro, e il 30% da un movimento populista antieuropeo, che
disprezza le istituzioni, cavalca la protesta prodotta dal disagio
sociale e punta dichiaratamente allo sfascio.
Se questa è la realtà,
e temo sia così, il problema vero evidenziato dal voto è la incapacità della democrazia
italiana di autoriformarsi che poi vuol dire l'incapacità degli
italiani di autogovernarsi. E una simile carenza non può venire
imputata a questo o a quello: siamo tutti coinvolti. Ha ragione
Bersani a dire a Grillo: "Tutti a casa? Va bene, tutti però, anche
tu".
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