Il titolo riprende il gergo militare
Usa e indica la mezzanotte e mezzo, ora in cui partono le azioni militari più rischiose. Come l'assalto notturno
dei Navy Seal ad Abbottabad in Pakistan che ha portato all'uccisione del leader di
al Qaeda.
Zero Dark Thirty inizia al buio, mentre
si sentono solo le voci delle migliaia di persone rimaste
intrappolate nelle Torri Gemelle l'11 Settembre 2001. Chiedono aiuto
e salutano i loro cari, prima di morire. La storia ha al centro la
figura di una donna, l'agente Maya della CIA che grazie alla sua
intuizione e a una dose rivoltante di torture inflitte ai prigionieri
nelle carceri speciali americane, a Guantanamo e in altri Paesi, ha potuto scovare il nascondiglio segreto di Bin Laden.
L'agente esiste davvero (Maya è il
nome in codice). Ha circa 30 anni e per il suo lavoro è stata
premiata con la massima onorificenza (Distingushed Intelligence
Medal). Nel film come nella realtà, Maya, inizialmente, ha dovuto combattere i pregiudizi
espressi dagli altri agenti contro la sua tesi: per arrivare a Bin
Laden bisognava seguire chi portava i messaggi. Poi gli hanno
creduto, ma fino all'ultimo i "maschi" l'hanno snobbata e tenuta ai margini.
Il film che Maria Laura Rodotà sul
Corriere della Sera definisce "femminista" in realtà è un
film di volgare propaganda, paragonabile al famoso Berretti Verdi
degli anni '60, ma più subdolo e bugiardo di quello a mio parere
perché, mentre allora a metterci la faccia per sostenere le ragioni "democratiche" della sporca guerra
vietnamita c'era John Wayne, qui ci hanno messo un'attrice, la bella Jessica
Chastain, a fare da testimonial alle torture e alle violazioni dei
diritti umani.
Nella fiction, per aver tratto profitto
da queste cose, tenuto duro per 12 anni, e alla fine catturato, ucciso e identificato il cadavere del nemico numero uno del suo Paese,
l'agente Maya viene promossa e decorata. Nella realtà, fatta di carne, vomito e sangue vero, Lynndie
England, la soldatessa fotografata ad Abu Graib mentre teneva al guinzaglio un
prigioniero torturato nel carcere iracheno, è stata condannata a tre anni di
reclusione da un Corte marziale americana, ed
è stata radiata dall'esercito.
Oggi di questa realtà tremenda nessuno più si
ricorda, Jessica Chastain, invece, ha già vinto un Golden Globe e
probabilmente vincerà anche un Oscar.
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