sabato 23 febbraio 2013

Habtamu: per cominciare a riflettere insieme

"Dove abbiamo sbagliato?". Quando un figlio adolescente si suicida i genitori e gli educatori inevitabilmente si pongono questa domanda, che è lecita, ma che rischia di fermare il cammino e lasciare a metà le cose. Di non dare risposte o peggio di negare le ragioni che ci hanno spinto ad essere genitori ed educatori.
La tragica fine di Habtamu continua a stimolare la mia ricerca e a spingermi a riflettere ad alta voce e invitare altri come me a rifettere insieme. Lo faccio perché Habtamu era un figlio della mia comunità e perché anch'io sono genitore di figli adolescenti, quindi coinvolto.
Mario Dupuis, educatore e fondatore del gruppo padovano Edimar, che opera per l'accoglienza e il recupero di minorenni in difficoltà, ha scxritto oggi su il Sussidiario.net una riflessione che mi stimola e che vi invito ad andare a leggere. 
Egli afferma che la domanda apre uno spiraglio di verità solo quando diventa "che cambiamento chiede a me e di me questa sconfitta?", perché non si da educazione e accoglienza se chi educa non è cosciente del fatto che in quanto adulto, genitore e insegnante, egli è sempre educabile ed impegnato nel proprio cambiamento. 
Non per diventare più buono, capace e professionale, ma per addentrarsi ancora di più nel mistero dell'altro che si vuole educare e considerare come un figlio e per entrare di più dentro il mistero di sé stessi.
La morte "innocente" di Habtamu, ci dice Dupuis, non sarà stato un fallimento se chi lo aveva accolto e si era impegnato nella sua educazione, diverrà consapevole del fatto che tutto il bene che gli ha voluto, tutto quello che ha fatto per lui, non potevano bastare a riempire la sua vita, non potevano colmare il suo dolore e sopire la nostalgia per quello che aveva perduto.

1 commento:

Gianni Rubagotti ha detto...

Purtroppo nella mia vita mi è capitato di assistere ai funerali di persone che si erano tolte la vita.
Vedendo la foto delle esequie fatte per quel ragazzo a Paderno sono contento che la posizione della chiesa contro la messa per loro si sia ammorbidita.
Ancora circa 10 anni fa un parroco del nostro comune disse dopo la celebrazione che era stato in dubbio se concederla.
Altra cosa è far presente (come credo sia giusto), come è stato fatto durante l'omelia per un mio coetaneo che ai tempi dell'università ci ha lasciato così, che comunque quella strada non è una soluzione appoggiata dalla dottrina cristiana.