sabato 23 febbraio 2013

Giornalismo: il caso Giannino squalifica tutti noi

La vicenda di Oscar Giannino è nota: il capo di un movimento politico, candidato premier alle elezioni, nel fornire il suo curriculum professionale ha raccontato bugie millantando lauree e master internazionali inesistenti. Politicamente la vicenda si commenta da sé, ma per alcuni suoi colleghi giornalisti (Giannino era infatti un importante giornalista seguito da un vasto pubblico di lettori dei grandi giornali sui quali scriveva), egli rappresenta il segno del degrado al quale è giunta la nostra professione. Pubblico e segnalo agli interessati, in primis gli allievi del mio Corso di Giornalismo, questa lettera apparsa sul sito del collega Franco (Ciccio) Abruzzo che apre pubblicamente un dibattito su questi temi.

LETTERA di Ezio Chiodini a Franco Abruzzo: il caso Giannino deve far riflettere l’intera categoria professionale. E’ il momento di una rigenerazione del giornalismo italiano, così come da tempo si avverte il problema di una rigenerazione della politica.
Caro Franco,  il "caso" Oscar Giannino ci deve fare riflettere. Non tanto per quanto riguarda ciò che Giannino ha detto o non ha detto. Non tanto per quanto riguarda la sua personalità, evidentemente contorta e patologica, perchè questi sono aspetti personali che inducono semplicemente a un sentimento di pena. No, il caso Giannino ci deve far riflettere perchè sta creando molti imbarazzi alla categoria. Io sarei propenso a dire: Giannino è quello che si è dimostrato, ignoriamolo, compatiamolo e lasciamolo perdere. Altri colleghi non la pensano così e si sentono molto colpiti e avviliti dalle sue bugie e dal suo modo di essere. Perchè? Per la semplice ragione che Oscar Giannino è un giornalista, per di più un giornalista noto anche al grande pubblico e il fatto ch abbia raccontato un sacco di balle non mina soltanto la sua personalità e il suo modo di voler apparire, ma anche la credibilità della categoria, cioè di tutti noi giornalisti.
Trovo questa analisi corretta anche se non mi convince al cento per cento. Però questa analisi ne induce altre e il quadro che ne emerge è davvero preoccupante. Come non riflettere sul fatto che il mondo dell'editoria sta vivendo la crisi più acuta dal secondo dopoguerra? E come non considerare che il giornalismo italiano sta vivendo uno dei suoi momenti più bassi, con colleghi che pur di avere un'intervista la offrono senza contraddittorio anche a discutibili personaggi, che preferiscono il gossip alle notizie, l'avanspettacolo alle inchieste, l'ironia alla critica? Come non riflettere su tutto ciò?
Io credo che sia giunto il momento di una rigenerazione del giornalismo italiano, così come da tempo si avverte il problema di una rigenerazione della politica.
A questo punto mi domando: che cosa ne pensano i colleghi? Perchè non aprire un ampio dibattito? Credimi, a trarne vantaggio sarebbero tutti i colleghi, primi fra tutti quelli giovani, alcuni dei quali - va detto - si avvicinano alla professione considerandola uno status invece di un impegno civile. Ciao, Ezio Chiodini

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Visto che nella lettera si chiede che cosa ne pensano i giornalisti, io - come collega - esprimo il mio pensiero. In modo molto semplice: la vicenda non intacca affatto la categoria.

Dovremmo smetterla di vedere tutto in "collettivo": una bugia personale ha a che fare con chi l'ha detta, non coi suoi colleghi. Se Giannino fosse un imprenditore, dubito che "gli imprenditori" come categoria si sarebbero sentiti coinvolti, intaccati o altro.

carlo arcari ha detto...

caro collega anonimo, perché non ti firmi? Chiodini e Abruzzo si sono firmati, io mi firmo. Se vogliamo discutere alla pari fallo anche tu. In attesa che ti riveli, ti segnalo una cosa: il giornalista non è un imprenditore, lavora in cambio di un compenso come tutti, ma questo non è il solo fine della sua attività. Egli ha dei doveri di lealtà nei confronti della sua professione, del suo giornale, dei suoi lettori, dei suoi colleghi che di lui si fidano. Tanto più se, come Giannino il giornalista è famoso, apprezzato, stimato. Sa passa l'idea che i grandi giornalisti sono dei bugiardi, sleali e scorretti, figuriamoci cosa il lettore penserà di tutti noi che famosi non siamo.

Anonimo ha detto...

io non sono giornalista ma un acosa ve la voglio dire: in quale altra professione ci si autonomina classe dirigente, quando la maggior parte dei direttori non ha nemmeno uno straccio di laurea?? La verità è che il giornalista sfrutta la pubblicità della sua persona per avere un seguito che non merita e non ha i titoli per farlo. Quanto giornalisti parlano di economia sbeffeggiando professori di fama dall'alto del loro diplomino di liceo?? Troppi. Quanti si candidano a rivestire ruoli pubblici senza alcuna competenza?? cito solo Gasparri, Veltroni, D'alema, Fassino, e tutti quelli

carlo arcari ha detto...

Caro anonimo, l'art. 21 della nostra Costituzione garantisce a tutti i cittadini italiani l'esercizio del diritto di critica e di cronaca. Il titolo di studio non c'entra niente. La libertà di opinione viene prima di qualsiasi diploma.

Anonimo ha detto...

Ciao. Sono l'anonimo del 23, mi chiamo Massimiliano Melley e sono un collega molto meno noto di Abruzzo, Giannino e forse (anzi, sicuramente) anche di te. Siamo 100mila, sono uno dei tanti.

Parliamo di professionisti: un dentista senza laurea, quindi un falso dentista, a tuo parere mette in cattiva luce tutti i suoi colleghi? A mio parere no, e parliamo di un professionista che la laurea deve averla.

Su Giannino in specifico, poi, vorrei dirti che l'ho sempre apprezzato come giornalista economico non per la laurea o il master ma perché lo trovo estremamente competente e - a dire il vero - continuo a trovarlo estremamente competente anche adesso.

Ti domando: i tuoi lettori ti apprezzano per la tua laurea?...

Max Melley ha detto...

Ciao, sono l'anonimo del 23. Mi chiamo Massimiliano Melley. Continuo a pensare che le bugie personali restino personali e, circa quanto mi hai risposto, ti assicuro che continuo anche oggi a stimare e apprezzare Giannino per la sua competenza (dimostrata in migliaia di scritti e interventi radiofonici) sui temi economici, laurea o non laurea.
Lui è stato un grandissimo bugiardo, ma sull'economia mi batte alla grande e continuerò a pensare che da lui devo imparare parecchio. Io che in università di esami di economia ne ho fatti tre.

La gente secondo me non dirà che tutti i giornalisti sono bugiardi dopo questa vicenda. Ci sarà chi lo pensa, ma lo pensava anche prima. Poi posso anche sbagliarmi.