Il sistema dei media in Italia è attualmente formato da circa: 200 giornali quotidiani, compreso le testate free press, 4 quotidiani sportivi, 35 agenzie di stampa, 87 settimanali, un migliaio tra mensili e altri periodici, centinaia di testate online che comprendono quasi tutti i quotidiani e buona parte dei periodici (stampa, Tv e radio) oltre ai siti di informazione.
150 testate televisive tra nazionali e
locali, 20 agenzie telefotocinegiornalistiche, 80 emittenti radio.
Padroni del nostro sistema mediatico nella stragrande maggioranza dei
casi non sono degli editori, ma le aziende editoriali fanno capo ai
principali gruppi economici e finanziari italiani: dal Gruppo De
Benedetti, al Gruppo Fiat, passando dal salotto buono della finanza
che fa capo a Mediobanca, dal Gruppo Berlusconi. Seguono
Confindustria, il Gruppo Caltagirone, il Gruppo Monti, Class,
Hachette e Telecom Italia.
16 quotidiani nazionali con 3,7 milioni
di copie tirate, meno di 3 milioni diffuse. Le testate principali
sono Il Corriere della Sera (594mila), La Repubblica (561), Gazzetta
dello Sport (423), La Stampa (368), Il Sole-24 Ore (329). I dati sono
aggiornati a luglio 2012. I quotidiani locali più diffusi e
autorevoli sono circa 50. I primi cinque sono: il Messaggero che ha
molte edizioni in Lazio, Molise, Abruzzo, Umbria, Marche (280mila
copie), la Nazione (158mila) con edizioni in Toscana, Umbria e
Liguria, il Resto del Carlino edito in Emilia Romagna, Marche e
Veneto (190mila), Il Secolo XIX, 90mila in Liguria, Il Gazzettino,
103mila in Veneto. A questi si aggiungono una quidicina di giornali
di partito, oggi molto meno diffusi e autorevoli che in passato. Tra
questi l'Unità resta la testata più significativa ancora in
edicola. Le principali agenzie di stampa sono: ANSA (Cooperativa di
editori), la più importante agenzia nazionale, ADN Kronos, AGI
(Gruppo ENI), Radiocor (Il Sole-24Ore), PMF (Gruppo Class), Reuters,
Asca.
Il corso ha preso poi in esame i mezzi
radiotelevisivi e la loro evoluzione nel tempo, dalla radio, media
"fascista" per eccellenza, alla Tv democristiana del
dopoguerra, passando dal servizio pubblico al dominio delle emittenti
commerciali che nel caso della Tv ha visto sovrapporsi al monopolio
statale una sorta di duopolio pubblico-privato ancora più
caratterizzato dall'intreccio esasperato tra politica e finanza che a
distanza di secoli si conferma la insostenibile cifra genetica del
nostro giornalismo.
La quarta lezione si è conclusa con
uno sguardo sui nuovi media digitali. Marshall McLuhan affermava che
"il mezzo è il messaggio", una famosissima sentenza
integrata con la meno nota osservazione del suo allievo, Derrik de
Kerckhove, secondo il quale "il pubblico è il contenuto".
Chi usa l’informazione la determina e i media digitali interattivi
frutto del web 2.0 lo dimostrano. Da un sistema in cui i produttori
di contenuti giornalistici eranpo nettamente separati dai lettori i
quali li consumavano passivamente, si sta transitando verso un
sistema in cui il giornale on line cattura l’attenzione del
pubblico se il media riesce a partecipare ai temi della comunità
degli utenti e i lettori possono “fare” il giornale aggiungendo
informazioni, analisi e commenti a quelli proposti dalla redazione.
Oggi si assiste a una conciliazione tra i mezzi tradizionali e digitali in un sistema integrato di forme di accesso ai contenuti giornalistici è una strategia che paga. La qualità fondamentale del giornalismo online non è il mezzo ma la sostanza della relazione che instaura tra i giornalisti e il pubblico che percepisce la possibilità di interagire con l’insieme della produzione giornalistica. Quale sarà dunque il futuro dei media: saranno i lettori a fare i giornali? Che tipo di giornali nasceranno? Che ruolo avranno i giornalisti? Che libertà di stampa ne uscirà? Le domande per ora non hanno risposta.
Oggi si assiste a una conciliazione tra i mezzi tradizionali e digitali in un sistema integrato di forme di accesso ai contenuti giornalistici è una strategia che paga. La qualità fondamentale del giornalismo online non è il mezzo ma la sostanza della relazione che instaura tra i giornalisti e il pubblico che percepisce la possibilità di interagire con l’insieme della produzione giornalistica. Quale sarà dunque il futuro dei media: saranno i lettori a fare i giornali? Che tipo di giornali nasceranno? Che ruolo avranno i giornalisti? Che libertà di stampa ne uscirà? Le domande per ora non hanno risposta.
Nei prossimi incontri il corso entrerà nel vivo della tecnica giornalistica: cos'è la notizia, come si definisce il suo valore, come funziona un giornale,la macchina redazionale, quali sono i diversi tipi di articoli, come si scrive un articolo giornalistico. A lunedì.
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