sabato 2 febbraio 2013

Giornalismo: dalla libertà di stampa ai media digitali

Continua a Paderno il Corso di Giornalismo organizzato dal Circolo Culturale Restare Umani che è giunto ieri sera alla sua quarta lezione. Nelle ultime due lezioni i temi trattati sono stati quello della libertà di stampa e delle leggi che la garantiscono, l'istituzione dell'Ordine dei giornalisti, la figura del "giornalista professionista", quella del direttore responsabile del giornale e la struttura della redazione con le sue gerarchie e la sua organizzazione, per finire con un'analisi del "sistema dei media", della sua composizione e proprietà.
Il sistema dei media in Italia è attualmente formato da circa: 200 giornali quotidiani, compreso le testate free press, 4 quotidiani sportivi, 35 agenzie di stampa, 87 settimanali, un migliaio tra mensili e altri periodici, centinaia di testate online che comprendono quasi tutti i quotidiani e buona parte dei periodici (stampa, Tv e radio) oltre ai siti di informazione.
150 testate televisive tra nazionali e locali, 20 agenzie telefotocinegiornalistiche, 80 emittenti radio. Padroni del nostro sistema mediatico nella stragrande maggioranza dei casi non sono degli editori, ma le aziende editoriali fanno capo ai principali gruppi economici e finanziari italiani: dal Gruppo De Benedetti, al Gruppo Fiat, passando dal salotto buono della finanza che fa capo a Mediobanca, dal Gruppo Berlusconi. Seguono Confindustria, il Gruppo Caltagirone, il Gruppo Monti, Class, Hachette e Telecom Italia.
16 quotidiani nazionali con 3,7 milioni di copie tirate, meno di 3 milioni diffuse. Le testate principali sono Il Corriere della Sera (594mila), La Repubblica (561), Gazzetta dello Sport (423), La Stampa (368), Il Sole-24 Ore (329). I dati sono aggiornati a luglio 2012. I quotidiani locali più diffusi e autorevoli sono circa 50. I primi cinque sono: il Messaggero che ha molte edizioni in Lazio, Molise, Abruzzo, Umbria, Marche (280mila copie), la Nazione (158mila) con edizioni in Toscana, Umbria e Liguria, il Resto del Carlino edito in Emilia Romagna, Marche e Veneto (190mila), Il Secolo XIX, 90mila in Liguria, Il Gazzettino, 103mila in Veneto. A questi si aggiungono una quidicina di giornali di partito, oggi molto meno diffusi e autorevoli che in passato. Tra questi l'Unità resta la testata più significativa ancora in edicola. Le principali agenzie di stampa sono: ANSA (Cooperativa di editori), la più importante agenzia nazionale, ADN Kronos, AGI (Gruppo ENI), Radiocor (Il Sole-24Ore), PMF (Gruppo Class), Reuters, Asca.
Il settore dei settimanali si è molto ridotto a causa dell'espansione onnivora dei quotidiani i quali da temnpo ormai non si limitano più a dare le notizie, ma offrono approfondimenti, inchieste, gossip, rubriche specializzate che invadono il terreno un tempo presidiato da queste testate. Risultato, solo due settimanali "maschili" resistono ancora, l'Espresso e Panorama, poi ci sono gli inserti dei due principali quotidiani nazionali, il Venerdì di Repubblica e Sette del Corriere. L'ultimo settimanale economico rimasto è Milano Finanza del Gruppo Class. Molto meglio vanno le cose nel campo dei "femminili" che oggi rappresentano la quota di gran lunga maggiore dei settimanali.
Il corso ha preso poi in esame i mezzi radiotelevisivi e la loro evoluzione nel tempo, dalla radio, media "fascista" per eccellenza, alla Tv democristiana del dopoguerra, passando dal servizio pubblico al dominio delle emittenti commerciali che nel caso della Tv ha visto sovrapporsi al monopolio statale una sorta di duopolio pubblico-privato ancora più caratterizzato dall'intreccio esasperato tra politica e finanza che a distanza di secoli si conferma la insostenibile cifra genetica del nostro giornalismo.
La quarta lezione si è conclusa con uno sguardo sui nuovi media digitali. Marshall McLuhan affermava che "il mezzo è il messaggio", una famosissima sentenza integrata con la meno nota osservazione del suo allievo, Derrik de Kerckhove, secondo il quale "il pubblico è il contenuto". Chi usa l’informazione la determina e i media digitali interattivi frutto del web 2.0 lo dimostrano. Da un sistema in cui i produttori di contenuti giornalistici eranpo nettamente separati dai lettori i quali li consumavano passivamente, si sta transitando verso un sistema in cui il giornale on line cattura l’attenzione del pubblico se il media riesce a partecipare ai temi della comunità degli utenti e i lettori possono “fare” il giornale aggiungendo informazioni, analisi e commenti a quelli proposti dalla redazione. 
Oggi si assiste a una conciliazione tra i mezzi tradizionali e digitali in un sistema integrato di forme di accesso ai contenuti giornalistici è una strategia che paga. La qualità fondamentale del giornalismo online non è il mezzo ma la sostanza della relazione che instaura tra i giornalisti e il pubblico che percepisce la possibilità di interagire con l’insieme della produzione giornalistica. Quale sarà dunque il futuro dei media: saranno i lettori a fare i giornali? Che tipo di giornali nasceranno? Che ruolo avranno i giornalisti? Che libertà di stampa ne uscirà? Le domande per ora non hanno risposta. 
Nei prossimi incontri il corso entrerà nel vivo della tecnica giornalistica: cos'è la notizia, come si definisce il suo valore, come funziona un giornale,la macchina redazionale, quali sono i diversi tipi di articoli, come si scrive un articolo giornalistico. A lunedì.

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