Lo scrivono in modi diversi, ma sempre in prima pagina, La Repubblica, Il Fatto, Il Mattino, Il Corriere della
Sera, Il Messaggero, La Stampa, Il Giornale, Libero. Altre testate
come l'Unità, Manifesto, la Padania e Avvenire invece, ignorano
l'evento giudicandolo evidentemente fatuo e indegno di nota. Ma si
sbagliano, il segnale c'è e a mio avviso va colto.
La contestazione al comico Crozza che
ha preteso di imporre agli italiani le stesse vecchie, bolse e viste
cento volte, imitazioni di Berlusconi e Bersani, riportando sul palco
e su 14 milioni di televisori accesi nelle case lo spettacolo di una
politica-antipolitica che ormai ci esce dagli occhi, è più che
comprensibile, ovvia, prevedibile. Mi meraviglia il fatto che Fazio
(sempre più nei panni del vespino di centro sinistra) e lo stesso Crozza si
siano fatti prendere di sorpresa dai fischi e dalle contestazioni.
A tutti quelli che speravano per
qualche giorno di poter evadere, grazie alla musica e alle canzoni,
dalla galera virtuale in cui la politica degradata della seconda
repubblica televisiva ci ha ristretto, il Crozza-Berlusconi e il
Crozza-Bersani sono apparsi insopportabili. Io, ho condiviso in pieno
questi sentimenti e ieri sera dopo i primi due minuti di soliloquio
crozziano avevo già cambiato canale cercando cose meno pesanti e
noiose da vedere. E lo vedevo gratis o quasi, mentre chi era in sala
all'Ariston aveva pagato 150 euro e aveva tutti i diritti di
protestare.
Il segnale è molto chiaro per chi lo
vuole cogliere: basta con lo strapotere della politica, basta con
l'invadenza dei politici nei programmi di intrattenimento, anche in
quelli di satira, perché non si capisce più la differenza: il
nostro tempo libero è scarso, dunque sacro, non rompeteci più le
scatole. Siamo disposti ad applaudire Toto Cotugno e il coro dell'Armata Rossa, ma Berlusconi e Bersani ancora sul palco , anche solo nei panni di Crozza, no, non ne possiamo più. Questo hanno detto ieri sera gli italiani. La capiranno una
buona volta?
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