giovedì 3 gennaio 2013

Occupy Wall Street: la rivoluzione del 99% continua


Il 12 gennaio il Circolo Culturale Restare Umani inaugurerà allo spazio mostre del centro Tilane la mostra fotografica su Occupy Wall Street. Una trentina di immagini prodotte da uno dei tanti fotografi "embedded" nel movimento che ha mobilitato l'america impoverita dalla crisi economica contro un capitalismo finanziario globale, irresponsabile e avido,ce lo racconterà con i volti, gli atteggiamenti, l'abbigliamento, gli slogan dei protagonisti che hanno portato nel cuore della più importante piazza finanziaria le ragioni del 99% della popolazione mondiale sfruttata da quell'1% che detiene tutto il resto della ricchezza.
Sarà anche un'occasione per parlare di una professione, il fotogiornalismo, che come le altre professioni dell'informazione e della comunicazione sono state profondamente cambiate dalla pervasività e diffusione della tecnologia digitale. Occupy Wall Street, infatti, è stato ed è ancora un grande evento mediatico alimentato da migliaia di immagini, film e testi realizzati da altrettanti citizen journalist che hanno diffuso la lotta a livello mondiale.
Ma a più di un anno di distanza dall'occupazione di Zuccotti Park il 17 settembre 2011 cosa rimane del "leaderless resistance movement with people of many colors, genders and political persuasions" convinto che l'unica soluzione sia la rivoluzione globale?
In occasione dell'anniversario del 17 settembre 2012, in 30 città del mondo sono state organizzate commemorazioni e cortei. La comunità che ha preso forma con l'arrivo a Zuccotti Park, luogo simbolo del gruppo, esiste ancora ma è meno coesa e sembra dispersa a dimostrazione che è sempre impossibile mantenere viva nel tempo un'iniziativa politica senza leader e senza proporsi sbocchi politici. Il numero degli aderenti rimane fermo a circa 85 mila. "Le riunioni sono crollate sotto il loro stesso peso - spiegano molti attivisti - si sono concentrate troppo sulle decisioni della finanza, diventando eccessivamente burocratiche. A un certo punto non stavamo più parlando di cose reali". 
Occupy però, a fronte di questo esaurirsi della sua spinta movimentista, è diventato oggi un marchio che rappresenta i movimenti per la giustizia sociale ed economica in tutto il mondo e molte persone stanno usando questo marchio per tentare di migliorare la loro realtà. Il professor Mark Naison della Fordham University di New York, osserva: "Non credo che Occupy abbia in quanto tale un futuro enorme: penso al contrario che i movimenti che esso anima e promuove avranno un futuro enorme".
Secondo Huffington Post il movimento era composto da due anime: gli studenti universitari, acculturati, l’anima del movimento che hanno elaborato i meccanismi di gestione dell’assemblea, animato i raduni, preparato i pranzi e fatto sì che tutti potessero avere uno spazio in piazza; e i senza fissa dimora, i disgraziati, le persone che vivevano per strada anche prima che qualcuno gli raccontasse che loro erano il “99%” e che erano a credito con la società. E che, anche dopo il movimento, non hanno fatto altro che rimanere per le strade.
Che fine hanno fatto questi militanti, con storie diverse alle spalle? Sono, ovviamente, cambiati, e hanno preso strade a loro volta ancora diverse. Alcuni nel primo gruppo, le élites più istruite, stanno chiedendo l’istituzione di “comunità agricole dove le persone possono vivere in maniera indipendente dal governo”. I secondi stanno “liberando” proprietà abbandonate a Brooklyn, sostanzialmente occupandole, convertendole in luoghi in cui “agire, creare e vivere”.
Altri si stanno attivando per aiutare gli americani a liberarsi dal giogo dei debiti contratti per studiare, per mettere su casa e comprare l'auto o un computer, mettendoli in condizione di ricominciare da capo provando a impostare un’economia più giusta.
È questa la filosofia che anima il gruppo Strike Debt, un movimento di resistenza al sistema del debito che sta provando a rompere il ricatto dei prestiti e diffondere l’idea che, in una società come quella americana, non ci sia vergogna nel non essere in grado di pagare i propri conti. Il gruppo sta attirando l’attenzione dei media per avere di recente lanciato Rolling Jubilee, una campagna di mutuo aiuto che mira ad abolire il debito dei cittadini. 
È un esperimento di capitalismo individuale che utilizza gli strumenti del capitalismo stesso, ma con uno scopo solidale: Rolling Jubilee raccoglie donazioni che vengono utilizzate per comprare debiti dalle banche. Così come fanno le società di riscossione crediti, gli attivisti comprano i debiti dei cittadini dagli istituti di credito, i quali spesso li vendono, a pochi centesimi per dollaro, a parti terze. Queste possono poi cercare di riscuotere l’intera somma dal debitore oppure rivendere i debiti acquistati a pacchetto. Nel caso di Rolling Jubilee non avviene né l’una né l’altra cosa perché lo scopo non è fare profitto, bensì estinguere il debito di un americano a caso tra tutti quelli indebitati. 
É un’azione dalla gente per la gente. E bastano davvero piccole donazioni per aiutare qualcuno in difficoltà: con un dollaro si estingue l’equivalente in debiti di 20 dollari. Al momento la campagna ha raccolto 471.999 dollari che andranno ad estinguere un debito pari a 9.444.811.

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