In questi giorni si fa un gran parlare
sui giornali delle elezioni primarie del PD (nella foto un'immagine di quelle del 2009) e delle regole che
stanno dietro a questa scelta strategica dell'unico partito
(criticatissimo) che apre ai cittadini elettori questa forma di
selezione diretta dei candidati. Ma sono pochi quelli che sanno cosa
sono davvero le elezioni primarie, e in particolare le "primarie
dirette" (quelle che prevedono il coinvolgimento diretto degli
elettori nella scelta dei candidati).
Sono un'innovazione della
democrazia americana che però non nasce insieme al sistema
politico degli Stati Uniti nella cui celeberrima Costituzione del
1787 non si parla affatto di partiti. Le primarie sono una conquista molto recente ideata
e realizzata per motivi diversi in due diverse occasioni create dalla
storia americana.
Il primo utilizzo del
sistema arriva dopo la Guerra Civile negli anni della Ricostruzione (1863-1877). Negli
Stati del Sud i repubblicani erano scomparsi e i democratici si trovavano spesso a governare da soli rappresentando però interessi e idee in forte contrasto tra
loro. In assenza di opposizione non c'era democrazia. Le
primarie nascono dunque nel Sud come un tentativo di rendere più
democratico il sistema a "partito unico" che si era venuto
a creare.
L'utilizzo delle primarie dirette
comincia ad estendersi nel resto del Paese nei primi anni del
Novecento. L'obiettivo è quello di abbattere le vecchie strutture
dei partiti organizzati che governavano in modo assoluto e ad ogni
livello la vita politica esercitando un controllo che finiva
inevitabilmente per diventare illegale e criminale. Le elezioni
primarie si impongono come strumento di autoriforma del sistema e sono
promosse dai democratici progressisti, prima nel Wisconsin e
nel 1916 vengono adottate in metà degli stati americani.
Dal primo dopoguerra fino al 1968, gli
Stati che mantennero le elezioni primarie dirette diventarono sempre di
meno e le primarie vennero
tollerate dai partiti alla stregua di "sondaggi sul campo" per misurare la popolarità dei candidati meno noti
(J.F. Kennedy, nel 1960, fu uno degli esempi più eclatanti). Ma
bisognerà aspettare la convention democratica di Chicago del 1968
per invertire la tendenza, quando la nomina nei caucus di Hubert Humphrey
(favorevole alla guerra in Vietnam), in totale contrasto con le idee della base del partito, provocò una ribellione popolare così forte da costringere i democratici a
tornare alle primarie. E i repubblicani, più o meno, si adeguarono.
Dal 1972 in poi, la maggioranza degli Stati americani impose per
legge l'utilizzo delle elezioni primarie dirette come metodo
principale per la selezione delle candidature politiche. Restano però sistemi diversi. Il primo
è l'elezione primaria "chiusa" alla quale possono
partecipare soltanto gli elettori giù registrati nelle liste
elettorali di un determinato partito. La registrazione avviene su un
registro pubblico controllato dalle autorità locali. In alcuni Stati
(per esempio quello di New York), la registrazione deve essere
formalizzata almeno un anno prima della data in cui si tengono le
elezioni primarie, ma questo limite temporale varia moltissimo, fino
ad arrivare a tre mesi o addirittura a quindici giorni. Poi ci sono
le primarie "chiuse, ma aperte agli indipendenti". Anche in
questo caso, possono partecipare gli elettori registrati al partito,
ma le votazioni sono aperte anche agli "indipendenti", che
possono scegliere di partecipare alle primarie e vengono iscritti
nelle liste del partito nel momento del voto. Il terzo sistema sono
le primarie "aperte e pubbliche". Possono partecipare gli
elettori che, nel giorno delle elezioni, dichiarano la propria scelta
di partito direttamente al seggio (in cui si tengono anche le
primarie degli altri partiti), senza bisogno di alcuna registrazione
precedente. Il quarto metodo è l'elezione primaria "aperta e
privata". Possono partecipare tutti gli elettori che si
presentano al seggio nel giorno delle elezioni. E la scelta del
partito avviene segretamente, senza necessità di alcuna
dichiarazione o registrazione. Il quinto e ultimo tipo di elezione
primaria diretta è quella "coperta" (blanket primary). Gli
elettori ricevono una scheda con tutti i candidati di tutti i partiti
che corrono per una determinata carica. I due candidati più votati,
a prescindere dal partito, partecipano alle elezioni vere e proprie.
Ma si tratta di una pratica molto contestata e con una sentenza del
2000, la Corte Suprema ne ha decretato l'incostituzionalità.
E' evidente che sono le "primarie"
e le loro regole a dare forma ai partiti che le adottano perché li
trasformano in organismi molto leggeri al servizio dei candidati i
quali hanno il compito di riempire di contenuti i partiti e non
viceversa. I partiti esprimono linee-guida, indirizzi generici di
politica estera ed economica, ma hanno perso quasi del tutto il ruolo
di "fabbriche del programma", compito che è affidato ai
singoli candidati, ognuno dei quali deve rendere conto a segmenti di
elettorato diverso: il candidato alla presidenza risponde alla
nazione; quello del Senato al suo Stato; quello della Camera al suo
distretto.
In un sistema che ha metabolizzato da
secoli il principio della separazione dei poteri, il metodo funziona
egregiamente a tutti i livelli, mentre da noi familisti e cattolici
come siamo diventa quasi una missione impossibile. Il PD è davvero
un partito di coraggiosi.
1 commento:
Le primarie americane si capiscono meglio se si inquadrano nella forma partito anglosassone, cioè qualcosa di più di un comitato elettorale.
In America il voto è fortemente incentrato sulla persona e il suo passato piuttosto che su un partito e la sua ideologia e programma.
E può capitare che un democratico del sud sia più a destra di un repubblicano di New York.
In Italia una tale forma partito nel dopoguerra non è praticamente mai esistita e il Partito Democratico eredita la forma partito europea (e non anglosassone) di partito con tessere, con programma, di cui gli eletti sono espressione (non il contrario).
Un'altra grande difficoltà nelle primarie italiane è che mentre la legge elettorale in vigore consente già di raccogliere le firme per le prossime elezioni non si sa ancora come capperi si andrà a votare. Per dirlo in soldoni in teoria Vendola potrebbe vincere le primarie e poi la cosa non avrebbe valore se il proporzionale che è già adesso in vigore perdesse il premio alle coalizioni e ogni partito andasse per conto suo.
Spero che il candidato che vincerà le primarie del PD si impegni a dare all'Italia la legge elettorale a collegio uninominale che i cittadini hanno voluto e che i partiti hanno prima camuffato e poi cancellato. Se non lo farà si rischia di vivere di governi tecnici per tutta la prossima legislatura e quelle dopo.
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