venerdì 31 agosto 2012

Il lembo del mantello del cardinale

Ho conosciuto il Cardinale Carlo Maria Martini nei primi anni 90 quando era arcivescovo di Milano e ogni anno invitava noi giornalisti a partecipare ad una riflessione sulla nostra professione e sul ruolo che i media e i giornalisti potevano svolgere nella società. Egli ci esortava a non dimenticare mai facendo il nostro lavoro di "dare voce agli ultimi" che non l'avevano e senza qualcuno che restituiva loro voce e immagine rimanevano, muti, invisibili, senza identità, coscienza e dignità di persone.
Ricordo in particolare un incontro centrato sulla Lettera Pastorale del 1991-92 intitolata "Il lembo del Mantello" al quale parteciparono l'allora direttore de Il Sole 24 Ore, Gianni Locatelli, il direttore de Il Giornale Indro Montanelli e quello del Corriere della Sera, Paolo Mieli. In quell'occasione Montanelli gli chiese scherzando, ma non troppo: "Eminenza, la prego, scomunichi la televisione..".
L'arcivescovo non era d'accordo e ne spiegò bene le ragioni illustrando i punti della sua Lettera Pastorale. Ripropongo qui agli interessati al tema dei media e della comunicazione sociale parte di un suo intervento del 1996 che riprendeva il titolo e soprattutto quell'immagine evangelica a lui molto cara. (a fianco lo stemma di Carlo Maria Martini con il motto "Per la verità amare anche le avversità")

Il lembo del mantello
Riprendo l'immagine del lembo del mantello, che esprime la pars costruens del rapporto società-media e del rapporto Chiesa-media perché dice tutte le speranze che la Chiesa, pur convinta di una certa marginalità dei media rispetto al grande tema dell'evangelizzazione, nutre nel ruolo di questi strumenti per la comunicazione interpersonale, per la stessa comunicazione evangelica e, più in generale, per la pace nel mondo, per la solidarietà e l'intesa tra individui e popoli.
Sintetizzo così la scommessa: come la donna del vangelo, che fa parte di una folla nascosta e anonima che circonda e preme Gesù da ogni parte, viene risanata, esce dall'anonimato, assume un volto, una dignità e il pieno possesso del suo corpo, grazie al contatto con il lembo del mantello di Gesù, non potrà anche un uso retto dei media aiutare tanti a passare da massa a persone, da moltitudine a popoli, dando coscienza, dignità, cultura, slancio, capacità comunicativa? Se non é il caso di dare ai media un posto centrale nel grande processo di rifare umana l'umanità, non potranno essere almeno una frangia, un lembo del mantello, cioè del potere comunicativo e risanatore che è attribuito, nella grazia del vangelo, al linguaggio umano e alla comunicazione tra gli uomini?
E' questa la grande scommessa dei media su cui punta la Chiesa e su cui deve puntare ogni società che vuole un servizio pubblico propositivo: fare sì che gli strumenti detti di massa diventino fattori personalizzanti nella vita sociale e civile. E' la scommessa espressa nell'immagine del lembo del mantello; è la fiducia nella possibilità di vincerla che ha permesso all'insegnamento della Chiesa cattolica, negli ultimi decenni, di trattare dei media collegandoli addirittura col mistero comunicativo della Chiesa, con la stessa comunicazione divina ed evocando persino il mistero della Trinità.
La Chiesa cattolica avverte, nel suo sensorio profondo, che deve pur esserci, nell'emergenza dei mass media nel nostro secolo, una grande intenzione divina salvifica, un qualche bene per la comunità umana, anche se spetta a noi scoprire e mettere in atto potenzialità che il Creatore ha posto nelle sue creature. Proprio in questo senso il Papa, nel discorso citato, ha sottolineato che i mass media sono “strumenti di enorme diffusione che possono senz'altro facilitare le relazioni tra gli uomini rendendo il mondo un villaggio globale“. Simili sottolineature positive erano risuonate nel Convegno della Chiesa italiana tenutosi a Palermo nel novembre 1995. Il messaggio finale, ad esempio, affermava: “Poiché la comunicazione, e in specie quella di massa, è forgiatrice di cultura, ci faremo interpreti con la parola e con la pluralità di iniziative, del desiderio di una comunicazione vera, capace di far crescere le persone“.

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