L'Istat avverte che l'occupazione giovanile in Italia è calata ancora nel 2011 del -2,5% (circa 80 mila unità in meno). Se si considera la fascia di età 15-24 anni, come proposto dall'Unione europea, la disoccupazione giovanile italiana è ormai al 31%. Un giovane su tre è di fatto emarginato dal lavoro e dal reddito.
Una situazione insostenibile nei confronti della quale l'unica cosa che i commentatori più autorevoli sanno fare è dire ai giovani disoccupati "datevi da fare" e proporre esempi discutibili di autoimprenditorialità come ha fatto l'International Herald Tribune che ha citato come esempio "virtuoso", dunque da imitare, quello di un giovane laureato in informatica e dottorando ricercatore che ha inventato "Agorà Digitale", una start-up politica che ha come riferimento le iniziative del Partito Radicale e del parlamentare Marco Cappato al Parlamento europeo. Un'impresa dedicata alla lobby basata sul modello di business di un'associazione no profit che difende la libertà digitale e che per il finanziamento delle sue attività dipende totalmente dalle donazioni dei singoli cittadini.
Ma mettere in piedi un gruppo di pressione a sostegno di una buona causa che chieda soldi a quelle centinaia di migliaia di cittadini che si presume siano disposti a pagare per partecipare a una giusta battaglia, non mi sembra il modo migliore per rilanciare l'occupazione giovanile.
Il Paese e i suoi giovani, a mio avviso, hanno bisogno di altri esempi per indirizzare i loro sforzi in un'altra direzione; inventare nuove tecnologie per fabbricare in Italia nuovi prodotti che ci mantengano all'avanguardia nella promozione e diffusione di uno stile di vita di qualità.
Faccio alcuni esempi di giovani imprenditori che ho conosciuto di recente. Il primo è il figlio di un mobiliere romagnolo con la passione del design che a Milano ha creato una nuova "fabbrica estetica" nella quale lavorano 15 persone dove si realizzano nuovi oggetti d'arte funzionali, mobili e arredi, ambienti, show room, siti internet, abiti e accessori di moda, in grado di vivere sia nella realtà materiale delle cose che si toccano che in quella virtuale del web. Il secondo è un informatico di Como che dopo aver lavorato a lungo nelle multinazionali dell'ICT ha messo insieme con altri amici un piccolo incubatore di imprese con il quale ha creato un nuovo sito di e-commerce per promuovere, diffondere e vendere online in Italia biciclette elettriche. Il terzo infine è un giovane bocconiano originario di Napoli che, dopo aver lavorato a lungo nella City a Londra, ha visto la possibilità di avviare in India una produzione di mozzarelle di bufala destinate al mercato indiano e asiatico dove sono un'assoluta novità impiantando ex novo un caseificio che lavora con le tecniche tradizionali dei maestri casari di Agropoli. L'ultimo è il figlio di un artigiano milanese che produce oggi con materiali e componenti innovativi tutti realizzati all'interno o comunque da fornitori "a chilometri zero", le lampade inventate da suo padre negli anni '70 che vengono esportate in tutto il mondo.
Inventare nuovi prodotti di artigianato industriale o produrre in modo nuovo quelli più tipici e affermati del made in Italy, fare insomma quello che da noi il mondo si attende. Questo è l'unico futuro possibile per l'Italia che possiamo indicare nell'immediato anche ai giovani di Paderno Dugnano. E le politiche di sostegno degli enti locali dovrebbero andare in questa direzione.
1 commento:
Ciao Carlo, sono Luca, il ragazzo dell'intervista, e credo di aver detto cose molto simili a quelle che sostieni. http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_16/lettera-luca-nicotra_d3f147fe-58a4-11e1-9269-1668ca0418d4.shtml
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