Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate, ha appiccato il fuoco alla coda di paglia della destra made in Italy rimasta orfana di Berlusconi. Il funzionario pubblico ha osato andare in Tv ad affermare: "Se si dice che evadere è giusto, non siamo in un paese civile", a commento di una tristemente famosa frase di Berlusconi sull'eccessivo carico fiscale.
La reazione dei difesori del povero evasore tartassato nei suoi pochi beni, ville, aerei, elicotteri, barche, supercar, che mantiene non si sa come denunciando ben 20mila euro l'anno, non si è fatta attendere. "Ormai il dottor Befera si comporta come un leader politico ad alta visibilità mediatica", ha detto Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, per cui "è ingiustificabile l'attacco al Cavaliere che con il suo governo ha condotto una dura lotta agli evasori". E critica pesantemente "l'operazione di criminalizzazione dell'intera città di Cortina, fatta a scopi ideologici, politici e mediatici".
Insomma chi vuol scoprire gli evasori fiscali e "i parassiti della società" non tra i poveracci dei quartieri popolari, ma nelle località top delle vacanze del lusso cafone frequentate dai riccastri da cinepanettone, secondo questo increscioso craxiano della stagione piduista, sarebbe un pericoloso criminalizzatore intriso di ideologia e politicamente eteroguidato. In una parola, un comunista.
"Tasse uguale ideologia", questa sembra essere ancora oggi la parola d'ordine classista dei berluscones decisi a difendere la cultura antisociale della loro fallimentare avventura politica, cioè le parole d'ordine di quel populismo irresponsabile, fatto di scudi e di condoni, che ci ha portato al disastro. Non hanno elaborato ancora una nuova linea e pertanto si attestano sulle rovine della vecchia cercando di resistere facendo leva sull'esistenza dell'Italia peggiore, ma è chiaramente solo un modo per prendere tempo. Il loro capo sconfitto tace e rimugina in qualche sua villa ma la speranza che presto torni in campo a restituire alle sbandate truppe entusiasmo e futuro appare improbabile.
Quali possono essere le nuove parole d'ordine? Sulla sua pagina Facebook, Berlusconi le enumera così: "l’ attuazione del federalismo fiscale, con riguardo ai costi standard della sanità e ai fabbisogni standard dei comuni; i nuovi ammortizzatori sociali e la nuova legislazione sul lavoro per rendere possibili le ristrutturazioni aziendali; il completamento della riforma della giustizia civile, partendo dal lavoro svolto dai nostri Ministri della Giustizia; le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali per superare gli sprechi delle partecipazioni municipali; il sostegno alla ricapitalizzazione delle banche per assicurare il credito e la liquidità alle imprese, indispensabili per uscire al più presto dalla recessione".
Bisognerà, aggiunge, realizzare "quei cambiamenti istituzionali che sono indispensabili per rendere l'Italia moderna e governabile: più poteri al Presidente del Consiglio e al Consiglio dei ministri, che oggi non ne hanno; il superamento del bicameralismo perfetto, che impone riti inadeguati e tempi impossibili per approvare le leggi; la riduzione del numero dei parlamentari; una nuova legge elettorale con l'introduzione della preferenza - andando così incontro alle richieste degli elettori – ma senza abbandonare il bipolarismo e l'indicazione sulla scheda della coalizione e del premier".
Curioso che questa lunga e onerosa lista della spesa venga presentata da uno che ha governato l'Italia per otto degli ultimi dieci anni e per 14 degli ultimi 17, senza fare niente di quello che oggi definisce "urgente e indispensabile". A mio avviso ciò dimostra che dal pensatoio di Arcore non esce niente e che il contributo del PdL al governo Monti sarà uguale a zero.
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