domenica 4 dicembre 2011

Il sarto di Ulm aveva ragione

Sul suo sito Gianfranco Massetti ha pubblicato un ricordo di Lucio Magri, leader politico del ’68, fondatore del Manifesto, recentemente scomparso. Un uomo e un protagonista della politica italiana del secolo scorso che anche nella morte ha fatto discutere e diviso le coscienze.
Il titolo del suo commento è molto sessantottino: "Lucio Magri e noi".

Lucio  Magri è morto. E’ stato dal 1968 al 1991 un leader e un pensatore critico della sinistra italiana. Nato nel 1932,passò giovanissimo dalla sinistra DC al PCI  ingraiano.
Il ‘68 però aprì le menti e i cuori di molti. Magri, come tanti altri, non si accontentava di un’analisi accomodante della realtà italiana e di una acquiescenza ai modelli capitalisti occidentali e neppure a quelli autoritari dell’est europeo. Nel ‘69 diede  vita alla  rivista mensile “il manifesto” e ciò provocò la conseguente espulsione  sua e del suo gruppo dal PCI.
Nacque così l’avventura politico,editoriale e, a tratti, partitica del gruppo del Manifesto, che nel 1971 diventa  quotidiano. Sarà una lunga  esperienza politica nell’estrema sinistra  fino alla confluenza nel PCI nel 1984 e infine l’uscita di scena,anche  personale con la nascita del PDS nel 1991. Aderirà per un periodo a Rifondazione comunista. Per una generazione è stato molto amato e molto odiato,a sinistra.
Anche a Paderno Dugnano, per un decennio (1974-1984) è esistito un piccolo gruppo di “estremisti di centro”, affascinati dal Manifesto e da Lucio Magri che ha cercato di influenzare la politica locale. Ha anche partecipato,con scarso successo,alle competizioni amministrative del 1975 e del 1980 poi nel 1985 si è sciolto.
Questo gruppo ha  fatto riflessioni, per allora di una certa importanza, sui cattolici, sulla partecipazione democratica, sulla sinistra. Ha anche ospitato figure legate al Manifesto come Luciana Castellina, Lidia Menapace, Eliseo Milani e anche Lucio Magri in un suo intervento all’auditorium, stracolmo, delle scuole medie di Palazzolo il 29 maggio 1979. Magri era fautore di marxismo moderno, non ossificato, influenzato dal libertarismo del ‘68 italiano e internazionale e da un ritorno all’umanesimo  del primo Marx, attento ai rapporti tra le classi e contrario ai totalitarismi dell’est europeo.
Diciamo la verità Lucio Magri non era un simpatico,anzi. Non era un piacione ,come certi leaders anche della sinistra e del centro sinistra odierno.. Bello, affascinante,amante anche dei salotti romani, un po' arrogante e molto narciso. Ma ad un dirigente politico, prima del personalismo populista e dell’impero dell’immagine, si chiedevano  idee, programmi, sogni ed utopie. Una persona testarda e che non amava le mediazioni al ribasso.
Anche lui aveva scelto tra una carriera tranquilla in Parlamento nei ranghi del PCI  e una straordinaria avventura intellettuale ed umana che lo ha lasciato, infine, solo. Fino al suicidio assistito,forse causa di una depressione dopo la scomparsa della sua compagna di vita.
Di lui ricorderemo, oltre al fascino del suo lucido argomentare anche i suoi scritti, oggi datati. La rivista "il manifesto" con le immaginifiche tesi sul comunismo, il quotidiano il Manifesto dal 1971 e il suo ultimo libro “Il sarto di Ulm. Una possibile storia del PCI”.
ndr: "Il sarto di Ulm" è il titolo di una parabola di Bertold Brecht: il sarto diceva che l'uomo avrebbe volato, il vescovo principe non ci credeva, alla fine, stufo delle insistenze, gli dice «provaci, vai sul campanile e buttati». Il sarto si butta e si sfracella. Ma chi aveva ragione? Perché è vero che allora il sarto non era riuscito a volare, ma poi l'uomo ha volato. La parabola vale per il comunismo: per ora non ce l'ha fatta, ma domani forse ce la farà.

1 commento:

umberto zilioli ha detto...

Caro Gianfranco
Commemorare un "mito" non mi interessa.
Sono più attento ai bisogni che quegli "estremisti di centro" avevano incominciato a vedere nei tuoi anni di amministrazione della nostra città.
In questa parentesi, anche di crisi globale, vedo solo una via di uscita: continuare il cammino, tra errori, speranze e sogni.
Umberto Zilioli.