59% commossi, 41% irritati, questi i dati del sondaggio lanciato dal Corriere tra i suoi lettori (45mila risposte) sulle lacrime versate dal ministro Elsa Fornero al momento di pronunciare la fatidica parola “sacrifici”.
L’Italia si è divisa su questa commozione in diretta Tv del neo ministro del Welfare. I “commossi” sono la maggioranza (per ora), ma gli “irritati” sono tanti. Tra questi tante donne che non hanno gradito la rituale manifestazione di debolezza femminile. “Non mi sono piaciute le lacrime perché hanno confermato uno stereotipo: quello della donna fragile ed emotiva che non riesce nemmeno a parlare quando è in difficoltà e viene aiutata dall’uomo forte e virile, Monti, che si conferma invece sicuro di sé e ne difende protettivo la debolezza”. Questo il commento rilasciato dalla giornalista, Maria Teresa Meli, al TG1.
L’opinionista del Corriere della Sera ha sintetizzato poi il suo giudizio negativo sul suo blog Politicamente scorrette dove ha scritto: “Governo in linea con la storia politica italiana. Nei momenti clou le donne o piangono o si svestono”.
Ma tralasciando i giudizi “di genere” quelle lacrime non sono piaciute a molti, me compreso (come ho lasciato intendere con il Moai di oggi): quando si chiede agli italiani (soprattutto agli italiani) di stringere i denti e affrontare virilmente la battaglia difficile non si può farlo ostentando timore e piagnucolando. Sui sacrifici che si chiede agli altri di fare, per di più.
Va bene “restare umani” come invita anche il nome del circolo culturale padernese al quale sono iscritto, ma insomma. Come diceva il famoso proverbio savonese: son tutti bulicci col culo degli altri..
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