Ieri mi è capitato di citare nella risposta a un commento di Favrin su Paderno Forum “La Germania” di Tacito, il libro che insieme alle “Vite dei Cesari” di Svetonio mi fece incontrare da autodidatta a metà degli anni 70, la letteratura latina.
“La Germania”, testo scritto alla fine del I° secolo dopo Cristo dall’edile, pretore e decemviro, poi legato legionario in Germania e console, Publio Cornelio Tacito, è una delle opere minori del grande storico. Considerata “uno splendido unicum della letteratura latina”, è la vera e propria “Bibbia” del popolo tedesco, il certificato di nascita e l’attestato di nobiltà della sua antica origine.
“La Germania” (De origine et situ Germanorum) è un'opera etnografica su diversi aspetti delle tribù germaniche residenti al di fuori dell'Impero Romano. L’opera si inserisce perfettamente all'interno della tradizione etnografica che va da Erodoto a Cesare, ma si rivela anche come una creazione originale nell'ambito dei generi tradizionali delle letterature classiche, comprendendo anche parti storiche, ma soprattutto "ideologiche", quasi "da pamphlet". L'intenzione neanche troppo nascosta dell'autore, infatti, è descrivere i puri e incorrotti costumi dei Germani per criticare indirettamente i corrotti e degenerati costumi romani. Non solo: anche per istituire una sorta di parallelo tra quello che erano i Germani allora (un popolo rude e semplice e per ciò stesso valoroso in guerra) con quello che i Romani erano stati e ora non erano più, sempre a causa della loro decadenza morale.
Tacito sostiene che i veri barbari siano i romani poiché i barbari rispetto ad i romani avevano un forte senso religioso e amavano la libertà, quest'ultima era quasi negata in questo periodo. Questo porta Tacito a "profetizzare" un futuro scontro tra i Germani e Roma in cui i popoli del Nord Europa potrebbero anche risultare vincitori ("urgentibus imperii fatis").
Splendide alcune immagini frutto della descrizione dei loro costumi di cui amo ricordare questa: “..sulla riconciliazione tra nemici, combinazione di matrimoni, scelta dei capi e infine sulla pace e sulla guerra, discutono per lo più nei banchetti”, ma “Il giorno dopo si riconsiderano le questioni con rispetto di entrambi i momenti: discutono quando non sanno fingere, decidono quando non possono sbagliare”.
Aveva un bel vaneggiare Augusto sulle legioni di Varo perdute nella foresta di Tautoburgo. Nonostante gli sforzi di quattro imperatori la Germania sarebbe sempre rimasta immune dalla “contaminazione” romana. Fino a Ottone di Sassonia, incoronato da papa Giovanni XII nel 962, primo imperatore del Heiliges Römisches Reich.
La Germania
P. Cornelio Tacito
Curato da Luca Canali
Editore Studio Tesi - 1991
Pag. 128, euro 7,75
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