La destra populista degli orfani berlusconiani, fallita e sconfitta non da chi sa quale “golpe” dei poteri forti (come affermano i suoi pessimi opinion leader), ma dalla sua manifesta incapacità a gestire la sfida dell’economa globalizzata, rialza la testa e sputa veleno per dimostrare di essere ancora viva.
I titoli dei giornali di Arcore, lanciano sfide patetiche al governo del professor Monti (un bocconiano prestato all’Italia) chiedendo con insistenza e arroganza di conoscere “in nome del popolo sovrano” quale sarà il suo programma. Questi orfanelli del Cav, timorosi di perdere il loro lauto stipendio mal guadagnato, fingono di non sapere che l'obiettivo del governo del Presidente Napolitano, che ha chiamato Mario Monti ad attuarlo, sarà realizzare un programma obbligato che si riferisce alle raccomandazioni di Bruxelles e cioè: attuare il consolidamento fiscale previsto nel 2011 e nel 2012, accelerare la riduzione del deficit e del debito, introdurre limiti vincolanti sulla spesa (costi della politica in primis).
Come ho già scritto in un mio post un mese fa: “L'Europa ci chiede nuove misure per combattere la segmentazione del mercato del lavoro, rivedendo alcuni aspetti della legislazione sulla protezione del lavoro e rafforzando la lotta al lavoro nero. Dovremmo promuovere una più grande partecipazione delle donne nelle attività produttive, assicurare la crescita dei salari in modo che questa rifletta meglio gli sviluppi della produttività come le condizioni locali e delle imprese, aprire il settore dei servizi ad una maggiore concorrenza, in particolare nel campo dei servizi professionali. Inoltre, promuovere l'accesso delle piccole e medie imprese al mercato dei capitali, rimuovendo gli ostacoli normativi e riducendo i costi, migliorare il contesto degli investimenti per il settore privato nella ricerca e nell'innovazione, estendendo gli attuali incentivi fiscali e migliorando le condizioni per l'apporto di capitale, accelerare la spesa a sostegno della crescita cofinanziata dai fondi di coesione per ridurre le persistenti disparità tra le regioni, migliorando la capacità amministrativa e la governante”. Altre misure, ma meno urgenti, sono le modifiche istituzionali (riduzione dei parlamentari e superamento del bicameralismo perfetto), e una nuova legge elettorale che rimetta nelle mani dei cittadini la scelta dei candidati.
Il catalogo delle misure necessarie per rimettere in moto la nostra economia è questo e tutti lo conoscono da mesi, anche chi oggi pretende di ignorarlo. Proprio per non averlo voluto o saputo attuare, distratto dalle sue miserie personali, Berlusconi è caduto e fingere di non saperlo è l’ultima bugia oscena di questa Italia irresponsabile e reazionaria che non merita di governare e che dovrebbe, invece di strillare alla democrazia negata, fare autocritica e riconoscere i suoi gravi errori e i danni provocati al Paese.
“Questo non è un programma di governo per gestire un’emergenza, è una grande rivoluzione. Chi la farà e con il consenso di quali forze sociali?” Così concludevo allora il mio commento. Alle due domande ha risposto il Presidente della Repubblica con l’incarico affdato a Monti che ha incassato il sostegno dei partiti di centro sinistra, dal Terzo Polo (Udc, Fli, API) all’Idv, passando per il PD e i partiti autonomisti storici, Union Valdotain, Sud Toreler Volkpartei, del PdL e anche della galassia di partitini di centrodestra gemmati nel Sud dal partito berlusconiano (da Rotondi a Scilipoti).
Probabilmente questo vasto consenso dichiarato, al quale non partecipa la Lega impegnata a cercare di rifarsi una verginità all’opposizione, darà luogo in Parlamento a maggioranze variabili che si formeranno a sostegno di questo o quel provvedimento. La navigazione di Monti non sarà facile, ma potrà sempre contare sui voti dei due maggori partiti e gruppi dell’ex opposizione che più hanno voluto la svolta e di quella parte moderata del PdL che ha deciso di tagliare per sempre i ponti con i “falchi” ex fascisti e craxiani del partito di Berlusconi che hanno fatto affondare con il loro estremismo una maggioranza che nel 2008 appariva solidissima e la settimana scorsa ha invece esalato l’ultimo respiro.
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