venerdì 25 novembre 2011

Destra e sinistra sono sempre in prima pagina

Oggi, dice qualcuno, destra e sinistra sono concetti superati che non vogliono dire più niente. L’affermazione, tanto cara a centristi veri e immaginari, non mi ha mai convinto, anzi mi è sempre suonata falsa anche perché, guarda caso, veniva regolarmente sostenuta da gente di destra o che di fronte a una scelta concreta tra destra e sinistra avrebbe invariabilmente deciso di votare e stare a destra. Anche dentro allo stesso partito.
Insomma chi nega la profonda differenza, non ideologica, bensì materiale, programmatica e di  visione della realtà, esistente tra politica di destra e di sinistra nega l’evidenza e nasconde dietro a una presunta posizione super partes una scelta di campo che è più vicina a un lato, quello destro, della questione principale: la lotta tra deboli e forti, tra ricchi e poveri, tra padroni e operai, tra capitale e lavoro.
Mi è bastato leggere le prime pagine dei giornali di oggi per averne ancora una volta la prova. Fate voi stessi l’esperimento e verificate questo semplice dato: chi tra  quotidiani nazionali mette in prima pagina, anche solo con un titolino o un commento, la chiusura definitiva dello stabilimento Fiat a Termini Imerese, inizio della definitiva fuoriuscita della casa automobilistica ex torinese dall’Italia?
Solo i giornali a vario titolo legati alla tradizione e alla cultura di sinistra lo hanno fatto: L’Unità, Il Manifesto, Liberazione, Il Fatto, La Repubblica, con la vistosa eccezione de Il Riformista. Inutilmente cerchereste qualche accenno, ovviamente sul quotidiano Fiat, La Stampa, ma nemmeno sul Corriere (e questo è grave), sul Sole 24 Ore e sul Messaggero. Giornale, Libero, il Foglio hanno ben altro di cui occuparsi, la Padania figuriamoci. Avvenire, giornale dei vescovi, si salva l’anima e ci fa un boxino. La realtà è questa.
Cari amici centristi, destra e sinistra, come vedete, sono concetti ancora validi e concretamente praticati e le scelte che ne derivano sono diverse: la sinistra sta dalla parte dei deboli, dei poveri, degli operai e delle ragioni di chi deve lavorare per vivere e ha solo le sue braccia da vendere sul mercato globale. Chi ha altri interessi o chi gira la faccia dall’altra parte, sta dall’altra parte.  

1 commento:

Anonimo ha detto...

D'accordissimo con te circa i giornali, ma non credo quelli che votano a destra lo facciano solo per girare la faccia dall’altra parte o per difendere i propri interessi.
Molti votano a destra perché si ritengono liberisti e si sentono più rappresentati da chi siede nella parte destra del parlamento.
In alcune economie emergenti ,poi, la disuguaglianza sociale diventa uno stimolo alla crescita economica dell’intero sistema nazionale, per cui votare a destra significa anche credere ad una teoria piuttosto che ad un’altra.

Secondo me ,comunque, le differenze tra sinistra e destra esistono ancora ed esistono anche in Italia; nel nostro paese la sinistra è stata - fino al crollo del muro di Berlino - un’anomalia nello scenario europeo, mentre dal 1994 l’anomalia è diventata la destra di Berlusconi ,sempre più populista e appiattita sui valori della Lega e sempre più lontana dai valori del Partito Popolare Europeo.


Aris Baraviera