martedì 5 luglio 2011

Val di Susa, buone ragioni e inutili violenze

204 feriti è il bilancio dell’assedio di domenica scorsa al cantiere della Val di Susa. Tra questi c’è un giovane, Fabiano Di Berardino che ricoverato al CTO di Torino ha lasciato su Youtube una testimonianza del suo arresto e di quello che gli è capitato una volta nelle mani dei poliziotti.
Il giovane, un ragazzo bolognese fermato durante gli scontri, è stato massacrato di botte quando era già a terra semisvenuto, gli hanno spaccato un braccio con il quale cercava di difendersi e rotto il setto nasale con un tubo di ferro, lo hanno picchiato a lungo con pugni, calci e manganelli quando era già ferito in tutto il corpo, gli hanno sputato in faccia e versato dell’urina addosso per sfregio, lo hanno lasciato su una barella al sole per tre ore e solo quando un medico lo ha visto e lo ha dichiarato in gravi condizioni lo hanno portato via con un elicottero all’ospedale. Insomma le solite torture poliziesche già viste e sentite durante il G8 a Genova. Evidentemente questa è la civiltà con la quale lo Stato risponde ai violenti, dimostrando così di non essere molto diverso dal punto di vista dei comportamenti. 
Detto questo resta il fatto che  la battaglia scatenata in Val di Susa da un gruppo di violenti ha oscurato le buone ragioni di chi si oppone civilmente e democraticamente a un progetto costosissimo sul piano ambientale, che presenta troppi lati discutibili dal punto di vista economico e infrastrutturale  che molti tecnici qualificati contestano e che invece viene presentato come “necessario”  anche da una parte del PD, soprattutto dai leader piemontesi Fassino e Chiamparino. Ricordiamole le buone ragioni di chi si oppone, dal momento che non sono solo gli abitanti della Val di Susa, ma tutti i cittadini italiani che dovranno sborsare 20 miliardi di euro in un momento difficile come questo e giustamente molti si chiedono il perché devono farlo prioritariamente, mentre assistono al taglio indiscriminato di pensioni, sanità, scuola e altri servizi.
Prima di tutto ricordiamo che in Val di Susa non passerà la TAV, ma una linea ferroviaria ad alta capacità riservata prevalentemente alle merci. Un linea che molti amministratori e tecnici del settore considerano “inutile” perché un collegamento ferroviario per le merci esiste già è largamente sottoutilizzato e basterebbe potenziarlo senza spendere tutti quei soldi per ottenere lo stesso risultato operativo. Come ricorda anche il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, si tratta della linea Torino-Bardonecchia che corre a poche centinaia di metri dal tracciato che si vorrebbe realizzare. “Ha una capacità di 23 milioni di tonnellate e attualmente ne vengono trasportate solo 2,5 milioni – osserva – abbiamo chiesto molte volte di sapere il perché si vuol fare a tutti i costi una linea che già esiste, ma nessuno finora ci ha risposto, nemmeno il PD che sembra non sentire ragioni”.
Molti obiettano dicendo che l’infrastruttura in Val di Susa è un’opera obbligatoria se si vuol restare collegati con i grandi corridoi ferroviari europei, ma a questo rispondono tecnici qualificati come il prof. Marco Ponti, docente di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano. “E’ un’opera costosissima che non si giustifica in alcun modo – afferma il docente -. Non serve per i viaggiatori e di merci ne trasporterà molto poche dal momento che per ora il traffico merci sulla linea Torino Lione attraverso il Frejus ne viaggiano si e no 3 milioni di tonnellate. Vel la pena di spendere così tanto? Non parliamo poi dei corridoi ferroviari, a Bruxelles quando viene fuori l’argomento ridono tutti. In Europa erano inizialmente 4, per dare soldi a tutti la UE li ha fatti diventare 30. Insomm la casa europea e tutta un corridoio”.
Mi sembra che ce ne sia di materia da discutere e che gli argomenti violenti messi in campo dai giovani dei centri sociali venuti da tutta Italia e sostenuti irresponsabilmente da alcuni leader anziani, ma non saggi né intelligenti, del movimento No Tav valligiano, siano solo un modo per eludere una discussione seria e arrivare a delle decisioni meditate e consapevoli su questo progetto. Che non è solo un problema locale.

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