Si è conclusa con un sostanziale nulla da rivelare la sedicente “Commissione antimafia” messa in piedi e tirata in lungo per oltre sei mesi dalla giunta di destra. Alparone e la sua maggioranza, dopo mesi di illazioni, insinuazioni e diffamazioni mascherate hanno dovuto farla finita senza aver praticamente cavato un ragno dal buco.
La relazione della Commissione Consigliare, letta venerdì notte in un’aula deserta, dopo aver spaccato in quattro il capello degli appalti affidati regolarmente (questo aspetto fondamentale non lo si sottolinea mai abbastanza) a due aziende facenti capo a Mandalari, ha dovuto ammettere che tutto quello che si è riscontrato è una pista ciclabile non finita e male eseguita, di cui si potrà eventualmente chiedere conto al tecnico responsabile dei lavori. Il danno ipotizzato per il Comune sarebbe di circa 6.700 euro. Nessuna irregolarità è emersa dagli atti delle amministrazioni precedenti.
Tutto qui. La rabbia e la frustrazione erano evidenti nei toni e nelle parole del capogruppo del PdL, Rimoldi, che ha cercato e ottenuto un diverbio in aula con il capogruppo del PD, Coloretti, il quale ricordava che ben altri erano gli episodi rivelatori della presenza mafiosa a Paderno Dugnano di cui ci si sarebbe dovuti occupare.
Le cronache parlano, infatti, di un cittadino padernese implicato in un omicidio mafioso, il sequestro di due appartamenti di proprietà di affiliati alle cosche, aziende sospette interessate ai cantieri della clinica San Carlo, ecc. Cose che alla giunta di destra evidentemente non danno preoccupazione. Coloretti ha proposto la costituzione di una vera “Commissione permanente antimafia”, che dovrebbe vigilare su quanto avviene in città d’ora in avanti e mettere a punto ulteriori strumenti di controllo sulla trasparenza dei futuri appalti.
Insomma, come scrive Giovanni Giuranna sul suo blog, basta chiacchiere: occorrono fatti e azioni precise per dare ai cittadini gli strumenti indispensabili per comprendere e contrastare il fenomeno mafioso che è presente e opera nella nostra città come in tutto il Nord Milano. Soprattutto Alparone dovrebbe smetterla di gonfiare il petto come un tacchino e affermare che prima di lui “c’era l’illegalità”, presentandosi come lo scopritore del fenomeno mafioso a Paderno. Proprio lui che ha sostenuto la nomina dell’inquisito Pietrogino Pezzano alla direzione della Asl n°1 dovrebbe invece “contenersi” e risparmiarci la sua retorica.
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