“Quanto delle nostre radici viene dai libri che abbiamo letti? Tutto, molto, poco o niente: a seconda dell’ambiente in cui siamo nati, della temperatura del nostro sangue, del labirinto che la sorte ci ha assegnato. Non c’è regola”. Nel 1981, su suggerimento di Giulio Bollati, Primo Levi costruisce un'antologia degli autori che piú hanno contato nella sua formazione, motivando le sue scelte attraverso una serie di brevi "cappelli", che possono essere considerati a loro volta una dichiarazione di poesia. La ricerca delle radici conferma il carattere onnivoro, enciclopedico e curioso di Levi, che incrocia interessi scientifici (Darwin, Bragg, Gatterman, Thorne) con quelli umanistici (Omero, Conrad, Saint-Exupéry, Babel’) offrendoci un autentico autoritratto intellettuale.
L’operazione che sta alla base del libro è una cosa che dovremmo fare tutti per conoscere noi stessi. Quanti libri, infatti, ci sono nella nostra anima e nelle nostre scelte quotidiane?
Levi nella sua ricerca ha proceduto così: è partito dall'origine della sua cultura religiosa, da Giobbe, e percorrendo quattro diverse strade meridiane è finito con i Buchi Neri. Le strade che attraversano il mistero della sua vita portano queste indicazioni: la salvazione del riso, l’uomo soffre ingiustamente, la statura dell’uomo, la salvazione del capire.
La prima passa per Rabelais, Porta, Belli, Schalòm Alechém. La seconda da Eliot, Bebel’, Celan e Rigoni Stern. La terza comincia con Marco Polo e finisce con Saint Exupéry, passando per Rosny, Conrad, Vercel. La quarta, la strada del sapere, enumera Lucrezio, Darwin, Bragg e Clarke.
Si parte da Giobbe perché questa storia “splendida e atroce, racchiude in sé tutte le domande di tutti i tempi, quelle a cui l’uomo non ha mai trovato risposta né la troverà mai, ma la cercherà sempre”. Giobbe è il giusto oppresso dall’ingiustizia, vittima di una crudele scommessa tra Dio e Satana. Il viaggio finisce con la ricerca sui “Buchi Neri” di Kip S. Thorne, che ci conferma che siamo soli nell’universo. Un universo che non è fatto per noi e di cui noi non siamo il centro.
Il libro contiene i brani di 30 libri, di questi alcuni li ho letti anch’io e sono stati importanti per la mia formazione: Omero (Ulisse e Polifemo), Conrad (Giovinezza), Melville (Moby Dick), Il Milione (Marco Polo), Brown (Sentinella). In particolare il racconto di Conrad mi è molto caro. Quello in cui compare per la prima volta il suo alter ego Marlowe, che narra un’avventura della sua giovinezza quando, reduce da un naufragio, navigò al comando di una scialuppa sul mare aperto verso la terraferma e la salvezza. E ricorda con virile nostalgia la sensazione di essere invulnerabili e immortali, di essere giovani e sul mare, “il mare salato, che sa bisbigliarti e ruggirti, e toglierti il respiro. Che non dà niente se non duri colpi e talvolta un’occasione di provare la vostra forza”.
Primo Levi
La ricerca delle radici
Einaudi, Gli struzzi 1981
242 pag. - euro11,50
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