mercoledì 27 aprile 2011

Il lavoro, l'impresa e la società

La manifestazione che partirà domani sera dalla ex Ispra di Paderno e si concluderà davanti al Comune vuol ricordare a una città ancora poco attenta, che esiste e pesa sempre di più il grave problema del lavoro, dello sfruttamento del lavoro e dell’ambiente che viene inquinato dall'attività di molte aziende, come vengono contaminate le persone che ci lavorano e ci vivono attorno. 
La manifestazione promossa da una serie di associazioni in primis da quella dedicata alle vittime dell’amianto, si svolgerà con una fiaccolata per ricordare le numerose vittime del lavoro e del profitto che Paderno Dugnano ha dovuto seppellire ancora recentemente alla Eureco, una tragedia che da troppo tempo rimane senza risposta da parte delle istituzioni.
Ma non c’è solo l’Eureco: ci sono gli operai di Lares e Metalli, ci sono altri cassaintegrati ed altri disoccupati, anch’essi vittime del lavoro, truffati della loro occupazione, del loro stipendio e della loro azienda da manager disonesti, per di più messi a capo delle aziende oggi fallite da governi e altre istituzioni, come dimostra il recente rinvio a giudizio degli amministratori responsabili di quel fallimento. “Forse non esiste più la lotta di classe tra padroni e operai, ma certo rimane una grande differenza (e in continuo aumento) tra ricchi e poveri e non parlo solo di ricchezza materiale, ma anche e soprattutto di differenza di opportunità”, ha sottolineato in un recente comunicato Oscar Figus, portavoce del Partito Democratico di Paderno Dugnano, che ha aderito alla manifestazione.
La lotta di classe, infatti, non è finita, purtroppo. Lo scontro tra chi paga tutto e chi socializza le perdite e privatizza gli utili, continua. A fianco di queste tragedie di cui hanno parlato e parlano i giornali ci sono decine di altri casi, tenuti o rimasti più in ombra, ma altrettanto drammatici perché hanno avuto come esito l’allontanamento del lavoro e dell’attività produttiva dalla nostra città. Il recente caso della Nardi con lo smantellamento della fabbrica effettuato di nascosto durante un fine settimana  e il licenziamento via fax di una ventina di dipendenti è un esempio classico di lotta di classe, cioè di scontro tra interessi privati da un lato e interessi sociali dall’altro.
Su questo caso in particolare i cittadini non dovranno distogliere lo sguardo perché pare sia già stata presentata in Comune una richiesta di riconvertire l’area dismessa industriale di Palazzolo in un’area residenziale con un progetto che prevede la costruzione di tre o quattro palazzi.
Lotta di classe, infatti, è anche difendere, oltre al lavoro, il proprio ambiente di vita e di lavoro e il diritto inalienabile alla salute che viene continuamente messo in discussione dalle scelte di molti “padroni”. Si, "padroni", e non "imprenditori", sono in definitiva quelli che mettono il loro interesse personale, come nei casi che abbiamo citato, davanti a tutto e a tutti, dimenticando la nostra Costituzione che non prevede l'esistenza dei "padroni" perché recita all’articolo 4:
“la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” e all’articolo 41 commi 2 e 3, che l’attività dell’imprenditore: “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali”.
Nella nostra carta fondamentale dei diritti e dei doveri si dice chiaramente che scopo del lavoro è “concorrere al progresso materiale o spirituale della società” e che la libera impresa e la sua attività economica deve essere “indirizzata e coordinata ai fini sociali”. Questo dice la legge fondamentale sulla quale abbiamo costruito la nostra Repubblica democratica e questa legge oggi dobbiamo riaffermare e pretendere che venga rispettata.

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