domenica 3 aprile 2011

Emergenza bullismo nelle scuole padernesi?

Si parlerà di bullismo con un esperto, lo psicologo psicoterapeuta Federico Colombo, venerdi sera all’auditorium Tilane. L’incontro organizzato dall’associazione genitori dell’Istituto Comprensivo Gramsci arriva a pochi giorni da un grave episodio di bullismo avvenuto proprio alla scuola media Gramsci durante le ore pomeridiane. Un ragazzo di una seconda ha picchiato duramente mandandolo all’ospedale, un ragazzo della prima classe per futili motivi durante un gioco. Il bullo è stato sospeso, ma un intervento più organico è necessario e deve coinvolgere tutta la comunità scolastica.
Per bullismo si indica il fenomeno (non nuovo) delle prepotenze che bambini e ragazzi attuano nei confronti dei loro coetanei soprattutto a scuola. Ma il bullismo non è un fenomeno limitato ai giovanissimi; bulli, infatti, ci sono anche tra gli adulti soprattutto nei luoghi di lavoro e in ambito sociale dove si usa il termine mobbing che indica “un gruppo di persone, bulli e vittime, implicato in atti di molestie”.
Bullo è sinonimo di "prepotente", ma la prepotenza è solo una componente del bullismo che presenta anche altre dimensioni. Esistono diversi tipi di bullismo: bullismo diretto e bullismo indiretto. Nel primo c’è una relazione diretta tra vittima e bullo che prevede: il bullismo fisico con percosse o molestie sessuali; il bullismo verbale in cui l'aggressore deride la vittima con parole cattive chiamandola con nomi offensivi, sgradevoli o minacciandola; il  bullismo psicologico in cui il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo mettendo in giro false voci sul suo conto; il bullismo elettronico con invio di messaggi molesti alla vittima tramite sms o in chat con la trasmissione di sue immagini sgradevoli sul web.

Il bullismo indiretto è meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso, e tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo psicologico e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto.Il primo bullismo è in prevalenza maschile, il secondo femminile. L’età dei bulli varia dai 12 ai 18 anni equesti emergono soprattutto a scuola o in altri luoghi sociali come oratori o società sportive.
Alla base del bullismo oltre alla personalità del bullo, ci sono anche i modelli familiari, gli stereotipi imposti dai media, e in genere lo stile di vita di una società disattenta alle relazioni sociali. E la gente, gli educatori, ma anche le famiglie, cominciano a rendersene conto.È di fondamentale importanza, infatti, che tutti riconoscano la gravità degli atti di bullismo e delle loro conseguenze per la crescita sia delle piccole vittime, che nutrono una profonda sofferenza, sia dei piccoli prevaricatori, che corrono il rischio di passare da questa devianza alla criminalità vera e propria.
La soluzione è complessa. Oggi per mettere il bullo e la sua famiglia (che spesso è la causa del suo comportamento) di fronte alle sue responsabilità si ricorre soprattutto a sospensioni, brutti voti e bocciatura, in altri paesi extraeuropei sono comuni le soluzioni dei castighi corporali, ma la cosa che si cerca di fare dopo la sanzione è parlare con il ragazzo del suo problema e aiutarlo a risolverlo. Dalla lettura dei testi ricaviamo che: “Il bullismo, a differenza del vandalismo e del teppismo, si presenta come una forma di violenza antitetica a quelle rivolte contro le istituzioni e i loro simboli (docenti o strutture scolastiche): queste ultime sarebbero estroverse, dove il bullismo è invece introverso, una sorta di cannibalismo psicologico interno al gruppo dei pari”. Insomma al posto di ribellarsi contro il sistema che lo opprime il bullo che si sente debole sfoga la sua frustrazione su un soggetto più debole per riprendere fiducia e stima in se stesso. “Inoltre è da sottolineare come quasi sempre, in particolare nei casi di ostracismo, l'intera classe tende ad essere coinvolta nel bullismo, attivo o passivo, rivolto verso le vittime del gruppo, tramite meccanismi di consenso, più o meno consapevole, non solo nel timore di diventare nuove vittime dei bulli, o per mettersi in evidenza nei loro confronti, ma perché questi spesso riescono ad esprimere sia pur in negativo, attraverso la designazione della vittima quale capro espiatorio, la cultura identitaria del gruppo”. In questo caso il bullismo fa emergere la debolezza intrinseca del gruppo in cui agisce e innesca dei meccanismi di”conformismo criminale” che rendono il gruppo complice delle azioni del bullo isolando la vittima che divenmta ai loro occhi il “diverso”.

Ci sono tra gli adulti, genitori e insegnanti, delle opinioni sbagliate sul bullismo, ma troppo spesso prese per buone e radicate nel senso comune: si crede che sia soltanto un fenomeno di crescita, una semplice "ragazzata"; che sia un fenomeno esclusiva dei quartieri abitati dai poveri e dai soggetti più emarginati, mentre spesso a fare i bulli sono ragazzi benestanti che perseguitano quelli più poveri. Ma il più grave di questi pensioeri bacati è giudicare colpevole la vittima, poiché non è stata capace di difendersi.

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