mercoledì 24 novembre 2010

Eureco, la Tyssen di Palazzolo

Ricevo da Ezio Casati, Vicepresidente del Consiglio provinciale, questa riflessione sula strage alla Eureco che vi sottopongo perché fa chiarezza sulle responsabilità amministrative e istituzionali di questo disastro

Quattro novembre, ore 14,50 circa, via Mazzini a Palazzolo: un’esplosione all’azienda Eureco, ne seguono altre, è un inferno. La conosco bene quella ditta perché da sindaco di Paderno dal 1995 al 2004, ho combattuto perché la Regione Lombardia, ente deputato alle autorizzazioni, non concedesse l’autorizzazione ad un’impresa che veniva localizzata tra il canale Villoresi e la superstrada Milano-Meda, a qualche metro sia dalla via d’acqua che dall’arteria viabilistica. Ed io mi domandavo, ma se capita qualche cosa: un versamento in acqua, una dispersione nell’aria, un incendio, chi ferma il disastro?
La Regione Lombardia non ha preso minimamente in esame le nostre ragioni, il Tar ha respinto il ricorso e l’Eureco è lì, o meglio, era lì, perché un incendio l’ha distrutta. E in essa sono state distrutte le vite di molte persone. Nel momento in cui scrivo questo articolo due persone sono morte e cinque sono ferite (due dei quali in gravissime condizioni). I sentimenti si confondono, da un lato il dolore, il lutto, la solidarietà per chi ha perso la vita e per i loro famigliari. E soprattutto la speranza che i feriti possano farcela, e che la loro vita possa ritornare ad essere serena e senza sofferenze. Dall’altro la rabbia, perché la vita delle persone e la sicurezza dentro e fuori i luoghi di lavoro non sono sufficientemente tutelate.
Lo scorso 15 novembre una Commissione di indagine del Senato sui disastri nei luoghi di lavoro ha visitato l’Eureco. Ho avuto modo di parlare con il senatore PD Giorgio Roilo, il quale mi ha raccontato uno scenario terribile, dove in primo piano ci sono carenze o mancanze di autorizzazioni. Ma non solo: i lavoratori albanesi che lavoravano all’Eureco, tutti di una cooperativa interinale, avevano un semplice contratto di facchinaggio; il responsabile della sicurezza non parlava né comprendeva bene l’italiano; i lavoratori non avevano ricevuto formazione adeguata; gli incendi erano una triste e pericolosa consuetudine.

Ezio Casati
Il gruppo PD in Provincia di Milano ha presentato e fatto approvare una mozione per chiedere a Regione Lombardia come mai sia stata rilasciata questa autorizzazione. Nella mozione, approvata all’unanimità, chiediamo anche di avere una mappatura su quanti e quali impianti esistono nel nostro territorio provinciale; quali sono i criteri per i quali vengono concesse queste autorizzazioni e se esistono criteri di provenienza di questi rifiuti. Per essere chiari: anche per questi rifiuti tossici esiste l’autosufficienza territoriale o vengono conferiti anche da altre province o regioni?
Mi chiedo, come si fa a non fermare un’azienda con questi precedenti e dove il titolare è stato oggetto di indagine-imputazione? Come non prendere atto di questi elementi? Mi chiedo se in questa vicenda ci siano state delle protezioni o se sia solo il frutto di regole e procedure folli. Se non vogliamo altre Eureco sul nostro territorio dobbiamo avere risposte certe e soprattutto controlli severi che non concedano né giustificazioni, né alibi a chi non rispetta le norme di sicurezza e le regole.
Mi fa riflettere una dichiarazione del sindaco di Paderno Marco Alparone, che il giorno dell’incidente, quando anche io puntai il dito su quell’impianto, si è lasciato prendere la mano parlando di “azienda a posto con le autorizzazioni”. Il primo cittadino padernese, in quella circostanza, parlò anche di “sciacallaggio politico”. I fatti successivi dicono esattamente il contrario: a mio avviso quell’impianto non ci doveva essere e gli sciacalli sono quelli che creano le loro fortune economiche speculando su lavorazioni così pericolose e risparmiando sulle norme di sicurezza. E magari, grazie ad un sistema dove la superficialità regna sovrana, fanno sberleffo dell’etica e della correttezza, con l’unico risultato che a pagare sono le vite umane.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno, ancora una volta mi trovo a dover leggere articoli inopportuni, se si parla di "mancanza di autorizzazioni" bisogna provarle certe dichiarazioni.
Ci rendiamo continuamente protagonisti di campagne contro la realizzazione di strutture che possano trattare i rifiuti, ma purtroppo questi sono una realtà esistente e in qualche modo devono essere smaltiti e per svolgere certe attività gli impianti devono esistere, poi possiamo essere d'accordo sul fatto che non c'è nessuna giustificazione alle morti bianche, per carità, ma dobbiamo comunque rassegnarci all'idea che anche inserendo regolamenti sempre più rigidi, le attività vengono svolte dagli umani, noi decidiamo di andare a 200 km/h, noi decidiamo di bere alcolici e avere complicazioni al fegato e ancora noi a volte decidiamo di non applicare la giusta prudenza in quello che facciamo pur essendo stati informati dei rischi.
Qui non si tratta di spettegolare sulla fama del titolare o dare sfogo ai risentimenti causati dal mancato appoggio dei potenti al tempo della precedente legislatura.
Questa azienda ha ricevuto costantemente controlli ed è mai possibile che non sia risultato nulla fuori posto? un'azienda che dà da mangiare a 60 famiglie vi pare che possa rischiare risparmiando qualche migliaio di euro da stanziare per la sicurezza? E se per caso si trattasse di un tragico incidente causato da un errore umano, state ancora una volta alterando l'opinione pubblica.
In questi casi si esaminano i documenti, si applicano le procedure e chi è resèponsabile paga, non si agisce con gli istinti....."me lo sentivo, li passa il Villoresi....." ma per cortesia non siamo al circolo, cerchiamo di essere professionali.
Grazie

Diego Lagave

carlo arcari ha detto...

Gentile Lagave, lei si dice convinto, senza averne le prove, che alla Eureco tutte le autorizzazioni e i sistemi di sicurezza erano in regola e che i due morti (per ora) bruciati vivi in quella fabbrica sono il risultato del normale rischio insito nello svolgimento di attività pericolose, ma necessarie, frutto di un "errore umano". Definisce la discussione, di noi cittadini, amministratori e della Commissisone Parlamentare, sulla opportunità di rilasciare delle autorizzazioni a un imprenditore già pluricondannato per reati ambientali, tra cui un omicidio colposo, "spettegolare". E dopo aver detto tutto questo senza batter ciglio ci invita ad essere "più professionali".
Non capisco, lei critica le cose dette da Casati o il fatto che io le abbia pubblicate? Inoltre lei che "professionalità" ha da vantare in merito e sulla base di quali fatti, prove o documenti di cui è a conoscenza, sostiene le sue incredibili affermazioni?

Anonimo ha detto...

Effettivamente mi associo all'opinione del Sig. Diego, probabilmente lui appartiene al nostro settore e ed è in grado di valutare i documenti inerenti alla materia ambientale, a questo proposito le autorizzazioni sono di libera consultazione e disponibili a tutti sul sito dell'azienda Eureco, e se parliamo di bombole o di altri rifiuti di cui si è sentito parlare questi sono espressamente contemplati all'interno delle stesse, quindi da questo punto di vista qualche prova concreta c'è, e poi mi sento di aggiungere che ho avuto personalmente a che fare con l'azienda Eureco e non sono mai riuscito ad approfondire la collaborazione proprio per l'eccessivo comportamento burocratico del titolare eccessivamente preciso e perfezionista nel suo modo di operare, un vero e proprio professionista.

Sulla base dei miei 30 anni di esperienza in materia ambientale garantisco che gli episodi nei quali i titolari di aziende siano condannati per reati facenti parte il codice penale ricoprono il 90 % della categoria, questo è dovuto al fatto che il titolare è sempre e l'unico responsabile e la normativa vigente in campo ambientale (d.lgs 152 del 2006) comporta la quasi totalità di sanzioni penali.

Direi che questa è un'altra bella dimostrazione, il nostro lavoro è molto rischioso, per risolvere i problemi, non bisogna chiudere le aziende ma cambiare la normativa, dargli la possibilità e l'obbligo di migliorare le proprie strutture. I rifiuti ci sono e ci saranno sempre, servono gli strumenti per fare i conti con questa realtà.
Grazie per l'attenzione
Cosimo Maresca
(ex operatore di controllo e imprenditore in campo ambientale)

carlo arcari ha detto...

Sig, Maresca, la sua difesa d'ufficio della benemerita categoria degli smaltitori di rifiuti industriali non mi convince. Perché secondo lei i due morti della Eureco e quello dell'altra società di Merlino sarebbero da attribuirsi a cosa: al destino, al fato o addirittura alla normativa che è troppo burocratica? Non alle condizioni di evidente insicurezza nelle quali si lavorava? Non nel modo in cui si lavorava con gente impreparata, facchini albanesi che manco conoscevano bene l'italiano? Lei parla delle condanne penali accumunate dall'imprenditore suo collega come di trascurabili effetti collaterali, peccati veniali, commessi da chi fa questo "mestiere difficile e pericoloso". Ma pericoloso per chi dal momento che nè lei nè il suo collega Merlino sono mai bruciati vivi? Io ho fiducia nella Magistratura. Da questa mi aspetto qualche parola di verità e soprattutto giustizia, per i morti, per i feriti, per i lavoratori messi a grave rischio, per i cittadini inquinati, per l'ambiente sfruttato. Giustizia, anche per quelli che lucrano da troppo tempo impuniti su tutto questo.

Anonimo ha detto...

Buongiorno, in primis vorrei esprimere la mia disapprovazione per i toni che lei Sig. Arcari utilizza costantemente, parole che suonano come accuse frutto esclusivamente di una frustazione causata da un forte risentimento dovuto allo scarso protagonismo riscosso dai suoi continui tentativi di alzare inutili polveroni.

Mi sembre che più di una volta lei ha accusato alcuni lettori di assumere le difese dell'imputato senza prove o sbaglio? Lei che prove ha?, sulla base di cosa esprime le sue certezze in merito alle sue accuse?

Lei non è un esperto del settore parla solo di notizie recuperate dalle testate giornalistiche, oppure è uno stretto collaboratore del Pubblico Ministero?
Io sono stato per hanni un controllore che svolgeva visite costanti negli impianti di trattamento tra i quali anche l'Eureco, quindi posso garantire di conoscere l'argomento del quale stiamo parlando. Lei lo conosce?

Ripeto che gli impianti non si possono chiudere perchè i rifiuti vengono continuamente prodotti, bisogna dare la possibilità alle aziende di strutturarsi e una volta portate ad un certo livello bisogna rivedere la normativa.

Adesso Sig. Arcari, mi raccomando continui ad utilizzare i suoi toni di accusa, i risultati saranno gli stessi riscossi nei sui post, e alla manifestazione di Sabato, si converta anche lei e si unisca al resto del popolo che in questa vicenda si è dimostrato molto razzionale, abbandoni il gruppo delle 20 persone di paderno che non hanno niente di meglio da fare che speculare sulle tragedie altrui.

Buonagiornata
Cosimo Maresca

carlo arcari ha detto...

Sig. Maresca, a parte che io da 30anni come cronista mi occupo di rifiuti industriali e ho collaborato (come comunicatore) con primarie aziende del settore. Pertanto credo di saperne almeno quanto lei, se non di più, dal momento che negli anni 80 ho lavorato anche in stretto contatto con chi ha realizzato il primo Catasto rifiuti della Regione Lombardia. Questo per quanto riguarda la mia competenza in materia. Lei si definisce "un controllore di impianti"; non ho capito bene per quale ente svolgeva questa attività, ma se nonostante i suoi controlli c'è stata la tragedia della Eureco forse è il caso di rivedere e valutare l'efficacia di questi controlli.
Per i miei toni, infine, questi corrispondono alle mie opinioni e se non le piacciono se ne faccia una ragione, non li cambierò a seguito dei suoi autorevoli argomenti. Le prove sui gravi reati e violazioni di norme ambientali già commessi dal titolare della Eureco sono contenute nei documenti processuali e nelle sentenze della Magistratura che sono note a tutti perchè sono pubbliche.
L'omicidio colposo, infatti, non è una mia opinione. Ma per lei evidentemente la vita di tre persone vale meno della chiusura dell'azienda che le sta tanto a cuore. Questa infatti è l'unica ragione per la quale mi scrive ed è evidente quale sia il suo interesse in questa faccenda.

Anonimo ha detto...

Ma lasciate stare, per cortesia, a parte che un cronista non può avere più esperienza di chi maneggia i rifiuti e poi in secondo luogo non vedo come un tono corrisponda ad una opinione, e se devo sforzarmi di capire cosa intendesse il Sig. Acaro lo troverei molto maleducato.

Comunque non possiamo comportarci come avviene in altre regioni nelle quali, si fa finta che i rifiuti non esistano o si autodistruggano.

Leggo spesso i suoi post e li ho trovati spesso interessanti e so che molte persone della zona lo facevano ma è evidente che quando si condiscono le cronache con le opinioni personali a dir poco offensive, si perdono molti estimatori, una l'ha persa in questo momento.

Elisa Morabito

carlo arcari ha detto...

Il dialogo va bene, ma se è tra sordi è inutile. Voi tenetevi le vostre opinioni, e anche i vostri rifiuti. Auguri