Dalla Newsletter "Settegiorni" della delegazione del PD regionale lombardo, ripubblico questo editoriale sulla discussione relativa alla nuova legge sull'acqua. Buona lettura.
Il confronto sull'acqua si fa sempre più caldo e arriva in consiglio regionale. Nonostante gli appelli e la mobilitazione di enti locali, associazioni e partiti, la Giunta ha tirato dritto e chiede all'Aula di approvare una legge che rischia di mettere una seria ipoteca sul futuro della gestione dell'acqua in Lombardia. L'assessore Raimondi, non senza ragioni formali, sostiene che la Regione è obbligata a dotarsi di una nuova legge per la gestione dell'acqua. Un emendamento alla finanziaria ha cancellato gli Aato, ovvero gli attuali ambiti di gestione dell'acqua. Diventa così necessaria una nuova normativa che rischia però di creare difficoltà e confusione per gli enti locali, anche soprattutto in pendenza di un giudizio della Corte Costituzionale previsto per marzo.
Per questo il Pd, in sintonia con gli altri gruppi di opposizione, si appresta a dare battaglia in consiglio, ma si sta soprattutto impegnando per evitare la confusione sul territorio: perché approvare in fretta e furia una legge che potrebbe poi essere smentita? Perchè cancellare un sistema di gestione che nella maggior parte dei casi funziona?
Il Pd chiederà al consiglio di approvare un progetto di legge parlamentare finalizzato a cancellare lo sciagurato emendamento di soppressione degli Aato. In mancanza di un sussulto di realismo e responsabilità da parte del parlamento, la legge, come si diceva, diventerebbe necessaria. Questo appare purtroppo lo scenario più probabile e pertanto il Pd dovrà dare battaglia in Aula per garantire che i Comuni non siano espropriati della possibilità di dire la loro sulla gestione dell'acqua.
Chi sostiene che la nuova normativa non determini una sostanziale privatizzazione dell'acqua, trascura i vincoli e i limiti che il decreto Ronchi pone alla cosiddetta gestione 'in house'. Il Pd voterà contro il progetto di legge della Giunta, ma tenterà in tutti i modi e per quanto possibile di migliorarlo. Anzi, tre emendamenti importantissimi sono già stati approvati in Commissione Agricoltura: il mantenimento della titolarità del servizio idrico integrato ai Comuni, la salvaguardia del sistema fino a oggi vigente e la unitarietà, e non unicità, della gestione.
Nessuna chiusura ideologica, dunque, ma un grande impegno perché l'acqua resti un bene pubblico e la sua gestione rimanga nelle mani di chi ha come obiettivo l'economicità del servizio e l'interesse dei cittadini e non la massimizzazione del profitto. In Lombardia l'acqua oggi costa meno che altrove (in Italia e in Europa) e viene garantita, di norma, con standard di servizio adeguati. Perché buttare tutto all'aria in nome del mito della privatizzazione a ogni costo? Il tema è complesso e delicato. Il Pd darà battaglia in consiglio e continuerà comunque il suo impegno a fianco di coloro che difendono l'acqua pubblica. Al primo posto deve rimanere l'unico interesse pubblico possibile, quello dei cittadini. Il Pd non se lo dimentica.
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