La tragedia provocata dall’attacco dei militari israeliani alle navi “pacifiste” turche, che tentavano di forzare dal mare il blocco di Gaza, fa emergere molte preoccupanti considerazioni. Io ne vorrei sottolineare solo una che mi sembra però molto significativa. Tsahal, l’Esercito di difesa di Israele, si è conquistato nel tempo una certa fama, non dico di invincibilità, ma di indiscussa efficienza e capacità militare. L’armata popolare israeliana che ha per simbolo la spada e l’ulivo ha sempre fatto sul campo la parte del leone e anche quando (pochissime volte) non è riuscita a vincere si è comunque confermata tra le forze armate di più elevato livello qualitativo, addestrativo e operativo del mondo.
L’immagine di Tsahal da ieri si è molto appannata. Il fatto che per riuscire a prendere il controllo di una carretta turca con a bordo qualche centinaio di persone, in grandissima parte inermi, escluso un piccolo gruppo armato di coltelli, spranghe e altre armi improprie, i soldati di Israele siano stati costretti a uccidere nove persone e ferirne una ventina, insomma a fare una strage, dimostra il loro grave scadimento tecnico militare. Guardando le immagini dell’azione sanguinosa, criminale nella sua imbecillità, non si può far altro che chiedersi: ma chi era il cretino al comando? Come si fa a far calare su una nave da occupare, dei soldati alla spicciolata che non appena toccavano il ponte venivano, come era logico attendersi, sommersi da decine di aggressori e che per difendersi anche solo dai pugni e dalle bastonate, che fanno male, erano costretti ad aprire il fuoco?
Insomma, non ci sono più i Sayeret di una volta e nemmeno evidentemente comandanti all'altezza della storia di quel leggendario reparto. Se è così è un guaio. Se prosegue questa decadenza militare e politica cosa succederà se un giorno, per ipotesi, una città israeliana venisse assalita in forze da Hamas? Tireranno l’atomica? La questione è seria.
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