mercoledì 5 maggio 2010

No al nucleare, ma anche il petrolio non scherza

L’energia nucleare presenta molti rischi legati alla sicurezza intrinseca insufficiente delle centrali, alla gestione delle scorie, alla scarsa competenza delle amministrazioni pubbliche, statali e locali di cui il cittadino giustamente fatica a fidarsi. Ma l’industria del petrolio dalla quale dipendono chi più chi meno tutti i paesi economicamente sviluppati, Italia in primis, non è certamente da meno. Basta guardare quello che è accaduto e accade in Florida dove a causa di un incidente a un pozzo petrolifero offshore scavato dalla British Petroleum sul fondale dell’oceano Atlantico, escono ogni giorno l’equivalente di 60mila barili di greggio che si disperdono nell’ambiente causando enormi danni all’ecosistema e all’economia degli stati rivieraschi. Potrebbero volerci tre mesi per chiudere il pozzo, ha ammesso il colosso britannico che gestisce la piattaforma affondata. E miliardi di dollari di risarcimento per il danno ambientale subito dalle popolazioni degli Stati Uniti. C’è chi dice che questo incidente avrà paradossalmente effetti positivi perché convincerà il presidente Obama ad accelerare il “phase out” dal petrolio, quella fuoriuscita dal paradigma energetico fondato sui combustibili fossili, che Obama aveva teorizzato prima e dopo l’elezione a Presidente degli Stati Uniti. E che aveva troppo imprudentemente accantonato un mese fa, cedendo alla potente lobby del greggio, quando aveva concesso nuove autorizzazioni a trivellazioni off-shore. Obama è tornato sui suoi passi e la lobby petrolifera è oggi più debole. Inoltre l’incidente alla piattaforma BP dimostra che il rischio che si corre nel tentativo di estrarre il petrolio dal fondo degli oceani diventa sempre più alto fino a risultare letteralmente impagabile.  E in Italia? Qui ce la prendiamo sempre molto più comoda. A quasi tre mesi dall’attentato di Villasanta che ha provocato lo sversamento nel Lambro di migliaia di tonnellate di gasolio non si parla ancora della bonifica del fiume e delle rive inquinate dal combustibile che era arrivato fino al Po a causa dei ritardi di intervento da parte delle autorità locali. Non si parla di bonifica delle 4-500 tonnellate di olio che ancora giacciono sul letto del povero fiume brianzolo, non si parla di responsabilità, non si parla di danni da risarcire. Figuriamoci cosa succederebbe in caso di incidente nucleare. E’ soprattutto per questo che i cittadini fanno bene a non fidarsi e a continuare a dire “no”.

Nessun commento: