martedì 8 dicembre 2009

Nokia Siemens, cronaca di un presidio

Giovedì scorso, 3 dicembre 2009, abbiamo vissuto un altro doloroso capitolo della vicenda NokiaSiemens. Ci eravamo lasciati un mese fa, con l’impegno da parte dell’azienda di esplorare una strada diversa da quella che condurrebbe all’esternalizzazione o, peggio, alla chiusura della R&D. Di fatto, nessuno attivamente coinvolto nella R&D è stato fatto entrare nel gruppo di lavoro, nessuno di Cinisello, per intendersi. E questo non ha fatto altro che alimentare, giustamente, sospetti di “pastetta”. Perché non ci hanno permesso di dire la nostra? Perché non ci vogliono al “tavolo”? Anche qui “ci vogliono tener buoni”, nell’attesa che il tempo passi invano? A me, Padernese incazzato per la Rho-Monza, sembra una storia “già vista” e, per questo, la vivo con rabbia. I lavoratori decidono che è tempo di dare un nuovo segnale “forte” a tutto il management Italo-Finlandese: non possono ignorare che fra Cinisello e Cassina dè Pecchi ci sono tre siti strategici che non possono scomparire come neve al sole per incomprensibili motivi che nulla hanno di verosimile, né sul piano tecnico, né su quello etico. L’assemblea di martedì decide una manifestazione con presidio a Cassina dè Pecchi, sotto la sede “storica” della Nokia, nel comprensorio di “Cassina Plaza”. Così, giovedì mattina, partono da Cinisello due pullman, alla volta di Cassina dè Pecchi.


Il viaggio, una dozzina di chilometri in linea d’aria, è più complicato del previsto: nonostante l’ora (partiamo alle 9), un traffico pazzesco dappertutto: l’autostrada verso Agrate è piena di veicoli; ogni uscita è una pena per le colonne di auto che si vedono ferme ad ogni svincolo. Di là ci dirigiamo verso Cernusco sul Naviglio. Ho il tempo di vedere che ogni rotatoria che incontriamo (ad Agrate siamo in provincia di Monza Brianza, ma a Cernusco siamo in provincia di Milano) è stata riempita degli stessi orrendi cartelli pubblicitari di cui abbiamo dibattuto sui forum padernesi in settimana: tutta la provincia impestata di pubblicità per “l’artigiano in fiera” di Intiglietta (CL) e co.
Sebbene il traffico ci rallenti tantissimo, giungiamo al punto di raduno: la vecchia fabbrica ex-Siemens di cassina dè Pecchi, detta, appunto “Cassina Factory”. Ho dei potenti ricordi affettivi di quel luogo: là iniziai la mia avventura lavorativa in Siemens. Oggi sono rimasti solo un po’ di Microwawe e le produzioni sono state esternalizzate a Jabil. I colleghi della locale R&D di Microwawe escono per unirsi a noi. Di là muoverà il corteo per le vie di Cassina, lungo la Martesana, fino al Municipio, dove ci aspetta il Sindaco, appositamente rientrato da Roma, per portare il sostegno della città alla nostra lotta. Fa freddo. Saremo più di duecento, con gli striscioni che ci portiamo dietro da un intero anno ormai. Al vento le bandiere di tutte le sigle sindacali, le RSU come i CUB; in testa al corteo la “nostra” immarcescibile bara nera, che fa il verso ad uno slogan pubblicitario di Nokia: “Goodbye people”. Ci muoviamo al suono dei campanacci e dei fischietti. La gente ci vede, per strada e dalle finestre. Nessuno ironizza al nostro passaggio: qui tutti sanno cos’ha rappresentato per Cassina dè Pecchi il comprensorio della ex fabbrica di Siemens: non solo ci hanno lavorato quasi tutti, ma anche lo stadio posto in centro a Cassina, lungo la Padana Superiore, è un ex terreno di Siemens. La gente capisce e comprende il nostro dramma e, come noi, subisce apparentemente in silenzio. Al Municipio si unisce a noi il Sindaco di Cassina. Proseguiamo il corteo verso “Cassina Plaza”. Ad un certo punto sbuchiamo sulla Padana: cacchio, non lo sapevo! L’ultimo tratto di cammino, un chilometro circa, lo facciamo sulla Padana Superiore. Abbiamo bloccato quest’importante arteria. Qui sì, qualche autotrasportatore aziona il suo clacson in segno di disappunto, ma non esiste altra strada per giungere alla meta. Questa parte dell’hinterland milanese è già una realtà rurale, la campagna domina la scena. Qui è molto diverso dal paesaggio che abbiamo sotto gli occhi a Paderno. E’ strana la sensazione di percorrere a piedi un nastro d’asfalto che, in genere, neanche l’autovelox riesce a ricondurre alla ragione. Giungiamo infine allingresso del “Cassina Plaza”, un comprensorio di edifici commerciali, in fondo al quale c’è anche quello che ospita altri nostri colleghi. Tutti gli edifici sono uguali, solo le scritte delle varie ditte poste sul tetto segnano la differenza fra un palazzo ed un altro. Mentre ci avviamo al building Nokia, passiamo vicino al ristorante del centro, che, ironia della sorte, ha un nome che sembra una presa per i fondelli: “ristorante ottimismo”, mi sembra, o qualcosa del genere…
All’ingresso dell’edificio Nokia piazziamo la bara, gli strisicioni, sostenuti da gruppi di colleghi, disposti a ferro di cavallo. Ci sono le televisioni, c’è il Sindaco di Cassina, i sindacalisti della FIOM, che ci dicono cosa starebbe facendo il gruppo di lavoro e quali sono i loro timori. Si teme che il management si stia solo operando per l’ipotesi di esternalizzazione e/o chiusura della R&D. In ogni caso, il prossimo semestre sarà il banco della verità: nel prossimo semestre vedremo quale sarà il nostro destino. Gli obiettivi e gli incentivi per ognuno in NSN, quindi anche per i managers, hanno cadenza semestrale: vedremo se ci chiuderanno o se, non avendo il coraggio di farlo, il lavoro sporco lo faranno fare ad una “Scaccabarozzi s.n.c.” cui, formalmente, cederanno le attività di R&D.
Questo sempre che, nell’incontro con il Ministero, previsto per metà dicembre, non emergano nuove ed eclatanti situazioni che, francamente, non è razionale prendere in considerazione più di tanto. Lo “spettro” della “banda larga” è, appunto, un fantasma, e, mi sa tanto, per noi tale resterà.
Ma noi non molliamo: siamo qui per dire che vogliamo continuare ad avere un futuro, all’interno di NSN, perché vent’anni di storia non si possono gettare via come un fazzoletto di carta usato. Siamo qui per un motivo di dignità e giustizia. Se volete chiuderci, certamente avete la forza per farlo, ma noi lotteremo fino alla fine perché noi siamo nel giusto. Questa è la nostra forza e, qualunque cosa accada, non avremo mai la tentazione di sputarci in faccia la mattina gurdandoci nello specchio mentre ci facciamo la barba. Qualcun altro, invece, dovrà seriamente pensare che gli incentivi che percepirà per mandare i propri figli alle scuole più prestigiose, per far fare la bella vita alla propria moglie, o per andare in giro con l’auto d’elite a far vacanza in luoghi esclusivi, grondano della nostra sofferenza e del nostro annientamento. E delle difficoltà che le nostre famiglie dovranno affrontare a causa di tutto questo.
Che costoro possano fare qualche riflessione natalizia sull’argomento e chissà mai che, pensando un po’ a tutto questo, passi loro un po’ la fame “per lo fiero pasto” prima del cenone della vigilia, a causa di un fremito di sana vergogna.
Ferruccio Porati


I

Nessun commento: