
Io sono amico di Ferruccio dal 1987 quando lo conobbi caporedattore al Sole-24Ore, giornale in cui ero entrato dopo cinque anni di collaborazioni su temi quali la robotica e l'ambiente, allora miei cavalli di battaglia. Era tutto il contrario di me: intelligente, beneducato, appassionato del suo lavoro, equilibrato e bravissimo al timone delle grandi navi da battaglia dell'informazione nazionale al cui comando (si vedeva a occhio nudo) era predestinato. Ne ho seguito, facendo la mia strada professionale che è stata molto diversa dalla sua, il lungo percorso che lo ha portato alla guida del Corriere 15 anni fa, poi al Sole-24 Ore e ancora al Corriere quest'anno. Ci siamo scritti decine di messaggi in questo periodo e ancora stamani gli ho inviato una lettera per espimergli la mia solidarietà, vicinanza ed amicizia.
De Bortoli sta difendendo una delle nostre principali libertà, descritta nel suo editoriale di oggi e che vi invito a leggere: quella di essere sempre indipendenti e liberi, anche dalle nostre passioni e inclinazioni. L'istituzione che egli difende è una di quelle che Berlusconi, come hanno sempre fatto i poteri forti in Italia, vorrebbe piegare alle sue esigenze di dominio sul Paese. Se egli riuscisse a espugnare anche il fortino di via Solferino saremmo davvero più vicini al baratro civile.
Repubblica e Travaglio attaccandolo alle spalle come hanno fatto ieri, hanno commesso un grave errore. Se De Bortoli venisse isolato prima, e poi sconfitto e piegato agli ordini del capo del PdL, per loro due sarebbe davvero la fine. E anche per tutti noi.
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