venerdì 16 ottobre 2009

Energia: finchè c'è letame c'è speranza

Dai gasdotti ai letamodotti, le vie della green economy sono infinite e sorprendenti. In Italia si parla di costruire centrali nucleari, ma non si sfrutta il più grande giacimento di energia di cui disponiamo e che non si esaurisce mai. Sono i 300 milioni di tonnellate l’anno di letame prodotto dai nostri allevamenti zootecnici.
In termini energetici, lo sfruttamento del letame made in Italy porterebbe alla produzione di circa 17 Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di energia primaria. Oggi, in Italia, si sfrutta solo il 12% circa di questo potenziale che è pari al 9,5% del fabbisogno annuo nazionale.
Perché le aziende non utilizzano al massimo questa opportunità di autoproduzione? Le ragioni principali sono due: la difficoltà a reperire risorse da investire nelle tecnologie di trasformazione della biomassa prodotta in energia, e il fatto che gli attori della filiera alimentare (agricoltura-industria-distribuzione-smaltimento rifiuti) faticano ancora a ragionare in termini di sistema.
La soluzione al problema è a portata di mano ed è solo organizzativa. La biomassa viene trasformata in energia per il consumo da soggetto più “energivoro” della filiera (di solito è l'industria di trasformazione), a prezzi naturalmente competitivi con quelli di mercato. La trasformazione può avvenire a diversi livelli, decentrati o accentrati secondo la struttura della filiera e la facilità ed economicità di trasporto della biomassa.
Sono evidenti i vantaggi di uno sfruttamento delle biomasse nell'ambito delle filiere. Il consumo dell'energia autoprodotta da parte delle aziende che ne hanno più bisogno e più hanno da guadagnare dai risparmi, crea un volano di domanda che stimola gli investimenti da parte degli altri soggetti, garantendo anche un flusso futuro di risorse che può essere la base per la remunerazione di credito da parte delle istituzioni finanziarie (che possono anche contare sul conferimento degli incentivi pubblici). Vi è poi, sopratutto se la filiera è in gran parte all'interno di un distretto territoriale, l'accorciamento della catena di utilizzo, riducendo le fasi di trasporto, con ovvi benefici.
Come si diceva, in Italia siamo ancora all'inizio di questo circolo virtuoso. Esistono però già delle esperienze significative e con benefici dimostrabili. I meccanismi di remunerazione possono essere i più vari. In Germania e Olanda, per esempio, esiste un vero e proprio mercato dei reflui, con “letamodotti” che convogliano la biomassa liquida in digestori di grandi dimensioni. Il prezzo è stabilito in una “borsa del letame” con prezzi che in base alla distanza vanno da 1,5 a 5 euro a tonnellata.

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