mercoledì 7 ottobre 2009

Chi ha deciso che Lares deve morire?

Un lettore in risposta al mio intervento sulla Lares e la lettera aperta inviata dai lavoratori al Sindaco scrive questo commento: "Si tutto giusto ma se non c è nessun compratore di cosa si parla?? Di aria fritta..".
Il commento è comprensibile (anch'io inizialmente la pensavo così) dal momento che oggi non c'è un imprenditore disposto a rilevare l'azienda e continuare la produzione interrotta ormai da mesi. Ma è sbagliato perché resta alla superficie delle cose e non tiene conto di tutti gli aspetti di una vicenda lunga almeno dieci anni che è il risultato anche di decisioni istituzionali che hanno coinvolto diversi enti locali, sindacati e confindustria. Tutti soggetti che oggi non possono restare fuori, fingere che l'esito delle loro decisioni non li riguardi più e che gli effetti negativi di un progetto di rilancio dell'azienda patrocinato da loro, ricadano solo sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie. Inoltre non si tiene conto del fatto che secondo i lavoratori Lares un soggetto imprenditoriale interessato a rilevare l'azienda e far continuare il lavoro c'è: i lavoratori stessi.
"Anche la nostra azienda può avere un futuro - ribadisce Leonardo Beltrame del Comitato dei lavoratori della Lares - e il futuro siamo noi, ma abbiamo bisogno del sostegno e dell'aiuto delle istituzioni, le stesse che cinque anni fa si erano impegnate a far vivere l'azienda, dando alla Lares una nuova area industriale sulla quale trasferire gli impianti. Nel mese di luglio avevamo iniziato con l'assistenza di un legale e di un tecnico a progettare la ripresa produttiva nello stabilimento, perché l'azienda quando a febbraio aveva interrotto la produzione aveva ancora un portafoglio ordini di 1,5-2 milioni di euro. Diversi clienti tra cui Marelli, Italtel, Siemens, Tales e altri, ci aveva contattato per chiederci di consegnare le commesse e noi ci eravamo convinti che si potesse continuare a lavorare costituendo una coperativa".
La notizia del tentativo era stata data anche dai giornali locali, ma pochi giorni dopo, anzi poche notti dopo, l'azienda venne attaccata da misteriosi sabotatori che penetrati nella fabbrica tagliarono (un lavoro da esperti fatto in modo molto professionale) ed asportarono i cavi dell'alimentazione che portavano l'elettricità dall'impianto di cogenerazione alla centralina di alcuni reparti e degli uffici. I sabotatori rubarono anche dei computer che contenevano dati importanti per la produzione, le memorie e i programmi delle macchine per il controllo ottico delle schede. L'episodio faceva seguito ad un altro "furto" avvenuto qualche mese prima con l'asportazione, sempre notturna, di centinaia di palle di rame puro utilizzate per i bagni galvanici. Un furto del valore di circa 150mila euro, effettuato con un camion e utilizzando il muletto dell'azienda.
"Abbiamo denunciato alla curatela i due episodi. Il messaggio era chiaro - dicono i lavoratori -, la Lares non doveva riprendere a lavorare, la nostra fabbrica doveva morire. Ma noi non ci stiamo. Per questo le istituzioni devono tornare qui a prendersi davanti a tutti le loro responsabilità. Lo abbiamo chiesto nella nostra lettera al Sindaco e vogliamo una risposta".
Anche noi a questo punto vogliamo una risposta: chi ha deciso che Lares deve morire?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

bene, noto con piacere che finalmente si è deciso di chidere informazioni ai diretti interessati, i lavoratori.
Mi auguro che altri semplici cittadini, come il sottoscritto, prendano coraggio e si rechino al presidio dei lavoratori Lares per parlare con chi è senza lavoro e stipendio da mesi.
Saluti.

Emiliano Abbati

Massimo ha detto...

A maggior ragione, in questa situazione avrebbe significato l'osservatorio auspicato dal consigliere Anelli durante l'ultimo consiglio comunale. Solo riunendo tutti i protagonisti (banche, imprenditori, istituzioni, lavoratori) intorno a un tavolo si potrebbero individuare le soluzioni possibili e creare le situazioni ideali a salvare aziende come Lares.

Massimo Negrisoli

Anonimo ha detto...

MA QUESTI LAVORATORI CHE PARLANO DI COSTITUIRE UNA COOPERATIVA DOVE ERANO 5 ANNI FA QUANDO FU COSTITUITA LA COOPERATIVA LARES?? SI VEDE CHE ERANO POCO INTERESSATI AI PROBLEMI DELL AZIENDA VISTO CHE PARTECIPAMMO IN POCHI.
INOLTRE CHIEDO A MASSIMO CHE HA PARLATO DEL CONSIGLIERE ANELLI DOVE è STATO NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI VISTO CHE FACEVA PARTE DELLA GIUNTA, ASSIEME AD ALTRI ASSESSORI CHE NEL 2004 DELIBERARONO IL CAMBIO DI DESTINAZIONE D'USO DELL'AREA LARES?
ANTONIO

Massimo ha detto...

Rispondo ad Antonio. Purtroppo il problema di Paderno, acuito particolarmente in questo periodo del cambio di giunta è sempre lo stesso. Si va avanti guardando indietro. Nei pochi consigli che ho seguito e nei molti commenti che ho letto, la musica è sempre la stessa: dove erano, dove sono stati, è colpa loro, hanno fatto le scelte sbagliate, avevano detto... Purtroppo non si risolvono i problemi attuali guardando cosa è stato fatto prima. Il presente è oggi e come è accaduto, le scelte fatte ora possono cambiare le cose e diventeranno il passato al quale guardare un domani, sperando con sentimenti differenti da quelli attuali. In ogni caso vista l'attuale situazione nulla impedisce che qualcuno come Anelli possa avere un'idea valida che non deve essere esclusa a priori per preconcetto. Oppure lasciare affondare l'azienda perchè così imparano i lavoratori che non si sono prodigati prima. Questo atteggiamento è paragonabile a quello del marito che si evira per fare dispetto alla moglie. Purtroppo sono abituato a vedere e cercare soluzioni per i problemi come si presentano al momento. C'è un'azienda in crisi, c'è l'interesse di chi potrebbe servire, ci sono alcune idee. Sarebbe da discuterne e per farlo servirebbe un tavolo.

Massimo Negrisoli

randomworker ha detto...

Mi lascia davvero interdetto l'atteggiamento di accusa nei confronti dei lavoratori da parte di alcuni.Facciamo un passo indietro.
Quando l'azienda apparteneva ancora alla famiglia Cozzi i lavoratori un bel giorno si videro piovere addosso il quesito: "o si vendono i terreni dove la fabbrica sorge oppure si chiude",margine di scelta? zero. Voi signori che cosa avreste fatto? La giunta di allora, anche se qualcuno adesso ricorda che lo fece "riluttantemente",insieme ai proprietari e all'rsu e le i rappresentanti sindacali si riunirono e decisero che quella era l'unica soluzione possibile. Ancora vi chiedo, che scelta ebbero i lavoratori?Se non ricordo male, si pose come condizione che la fabbrica, in vista di un futuro spostamento, dovesse rimanere nel territorio comunale. Non voglio nemmeno entrare in merito a certe questioni che videro poi i vertici dell'azienda indagati e impegnati in cause che probabilmente sono ancora in corso. Quelle circostanze sicuramente non giovarono ad una azienda che già soffriva per la cattiva gestione e per il mercato non favorevole. Si giunse al fallimento e al "commissariamento". Bisogna riconoscere che il commissario Castellano fece davvero un bel lavoro, consegnando al futuro proprietario (Astolfi) una fabbrica completamente ripulita dai debiti e con un discreto fatturato. Mi risulta che in quell'occasione ci fu la costituzione di una cooperativa di lavoratori che chiedevano l'acquisizione della fabbrica. Il motivo per il quale essa venne poi aggiudicata all'Astolfi, francamente lo ignoro.
Dopo due anni di questo nuovo management, la fabbrica fu messa ancora in ginocchio da nuovi debiti e zero liquidità ed infine dichiarata fallita nonostante potesse contare ancora su un discreto numero di commesse e di clienti. Magneti Marelli arrivò persino a pagare di tasca propria un mensile ai lavoratori, talmente disperata era la richiesta di circuiti per le proprie linee.
Ho letto cose come : la città ha già fatto tanto per loro, che cosa vogliono di più" oppure come: "dov'erano i lavoratori etc etc".I lavoratori della Lares, in maggioranza sono cittadini di Paderno Dugnano, e come tali hanno sempre contribuito esattamente come gli altri al sostegno e allo sviluppo della città,mi risulta che persino adesso seppure senza salario, continuino a farlo.Come tutti gli altri hanno ancora i loro doveri e anche il loro diritto di venire rappresentati e tutelati. Come diceva qualcuno quì, se ci si limita ad accusarsi reciprocamente non si approda a nulla. C'è un problema, o si fa qualcosa o ci si gira dall'altra parte. Punto.

Randomworker