venerdì 25 settembre 2009

Lares, una lunga storia con tanti protagonisti

Ricevo da Elpidio Di Lorenzo, ricercatore della Nokia-Siemens di Cinisello oggi in lotta per difendere il suo posto di lavoro, ex assessore e consigliere comunale padernese, questa memoria sulla vicenda Lares che mi sembra utile per conoscere e discutere, sulla base di qualche dato di fatto, di quanto è accaduto cinque anni fa e sta accadendo oggi (vedi commenti alla lettera dei lavoratori Lares). Ringrazio Elpidio per il suo prezioso contribuito e invito altri che, sempre sulla base dei dati di fatto, possono offrire testimonianze in grado di integrare o arricchire quanto egli ci dice, ad inviarle al Forum. Credo che sia il principale interesse di tutti conoscere le cose per come affettivamente sono andate.

Caro Carlo
Qui sotto riporto un po' di storia della Lares, ovviamente come la ricordo io. Se lo ritieni utile puoi pubblicare la lettera così come è sul tuo blog.
Già una prima volta, allora ero un consigliere di opposizione del PDS, tra il 1990 e il 1995, la proprietà di Lares, sostenuta dai sindacati - mi ricordo un “caldo incontro alla camera del lavoro di Paderno, chiese un cambio di destinazione d'uso dell'area, da produttivo a residenziale, per far fronte a una crisi aziendale temporanea. Per i non addetti, questo voleva dire che su una parte del terreno di Lares si potevano costruire abitazioni e che vendendo questi terreni la proprietà di allora recuperava denaro liquido.
Non se ne fece nulla, né la maggioranza né l'opposizione di allora sostennero l'operazione e, fortunatamente, l'azienda se la cavò da sola acquisendo nuove commesse con nuove tecnologie, addirittura continuò ad assumere personale per qualche anno.
Nel 2004, alla fine del secondo mandato di Casati, ci fu un'ulteriore richiesta. Questa volta fu accolta dopo un dibattito che lacerò l'allora maggioranza DS, Margherita e Verdi, diverse furono le posizioni dei e nei partiti, almeno nel partito in cui allora militavo, i DS, che correttamente non esternarono mai. Sicuramente ci fu una totale convergenza tra proprietà, sindacato e RSU.

La Variante di 95.000 metri cubi fu conseguentemente fatta nell'aprile 2004. Al tempo ero assessore, e quindi essendo i componenti dell'esecutivo non aventi diritto al voto nel consiglio fui esentato dall'approvarla. La Variante, con già un progetto di linee guida, fu approvata; è diventata quindi un piano attuativo e la successiva amministrazione guidata da Massetti la trasformò in un Piano Integrato di Intervento cercando di inserirvi più interessi pubblici possibili, quindi migliorandolo sostanzialmente.
L'asilo nido ora in costruzione, il centro culturale e l'acquisizione di oltre 60.000 metri quadri di aree nel parco del Grugnotorto sono frutto di quell'intervento. Questa volta, essendo consigliere, con sofferenza e insieme agli altri della maggioranza che sosteneva Massetti, l'approvai.
Da parte dei lavoratori e dell'azienda, questa decisione permise alla proprietà il riscatto da Banca Intesa leasing, che già allora era proprietaria dell'area, e in qualche modo di vendere (non sono preciso su questi passaggi finanziari) all'operatore immobiliare attuale.
I proventi servirono a pagare liquidazioni e accompagnamenti alla pensione di molti lavoratori, di pagare i fornitori dell'azienda e alla stessa di sopravvivere qualche anno ancora.
Metto bene in evidenza che tutta l'operazione fu fatta solo al fine di salvare l'occupazione, questo era anche chiaramente scritto nella relazione dell'atto di Variante, perché non c'era alcuna ragione puramente urbanistica che sostenesse quella decisione. In particolare la fabbrica non era ancora dismessa, non si era dimostrata totalmente incompatibile col circondario, la zona era già dotata di servizi e quindi i cittadini non ne bisognavano di ulteriori. Ricordo infatti che gli oneri di urbanizzazione per servizi a standard che l'attuale proprioetà dell'area ha dovuto sostenere, sono stati impegnati al di fuori del comparto Paderno Stazione: questo significa infatti la citata acquisizione dei terreni nel parco del Grugnotorto per un valore di 1,5-2 milioni di euro.
In altre parole i cittadini di quella zona si sono fatti carico di un disagio dovuto alla previsione di 95.000 metri cubi di nuove case senza avere in cambio nuovi servizi in loco (tralasciando l'asilo nido).

Tutto questo solo per sostenere i lavoratori di Lares. In aggiunta a quanto detto, va puntualizzato che l'operazione di cambio di destinazione fu disegnata su tutta l'aerea per permettere di effettuare il trasferimento dell'azienda in un'area più adatta, ai tempi si pensava alla zona exTonolli, al fine di mantenere a carattere industriale le altre aree di Paderno. Coerentemente con ciò, furono respinte successivamente le richieste, non so quanto informali o formali, di Metalli Preziosi (azienda allora di altra proprietà) che mostravano il desiderio di cambiare a loro volta la destinazione d'uso della loro area.
Tutto questo è già avvenuto: asilo, centro culturale e acquisizioni sono stati realizzati, al tempo molti operai furono accompagnati alla pensione e l'azienda andò avanti qualche anno.
Adesso cosa si chiede ancora? Non riesco a capire oltre alla solidarietà concreta e al sostegno politico cosa la città può fare. Sicuramente non si può tornare indietro perché tutto è successo e le case aspettano solo di essere costruite, oppure qualcuno restituisce i soldi all'operatore che ha il diritto di intervenire. Pagherà ancora la città? Come? Non è questa la via da percorrere!
Con la presente ho voluto solo chiarire la parte urbanistica della storia, resta aperta tutta la questione della causa della crisi aziendale di Lares, della gestione della stessa prima e dopo la Variante e rimane aperto il problema più grave, cioè che non si trovano acquirenti per rilevare l'azienda e le sue attività. Cordiali saluti a tutti.
Elpidio

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno
Ho letto con attenzione la lettera di Elpidio Di Lorenzo. E' molto chiara e, finalmente, sappiamo qualcosa di più preciso da una persona che è stata "testimone" degli eventi passati. Questa lettera è sicuramente uno strumento che ci aiuta a capirne di più.
Grazie a Di Lorenzo per averla scritta ed al dr. Arcari per la pubblicazione.
CAROLA

Anonimo ha detto...

Caro Elpidio.
hai dimenticato, nella tua storia urbanistica, di dire che i sig. Cozzi, appena insediata la prima giunta Massetti, chiesero, e subito ottennero dalla giunta, un aumento consistente della volumetria degli edifici che si devono costruire, rispetto al progetto originario. Anche li hai aderito con riluttanza?