Quella che segue è una lettera dura e difficile, da leggere, ma soprattutto da scrivere se ti riguarda in prima persona. Chi l'ha scritta, la nostra concittadina Giovanna Baracchi, l'ha fatto per condividere con noi la tragedia che ha vissuto nei giorni scorsi seguendo passo passo il calvario di sua madre, colpita da emorragia cerebrale una settimana fa e per sei giorni sballottata da un ospedale all'altro, da un reparto all'altro in attesa di un intervento d'urgenza che non è mai stato eseguito fino alla sua morte il sabato successivo.
Io la pubblico perché dobbiamo sapere che queste cose succedono nella regione che tutti affermano vanta la migliore struttura sanitaria d'Italia e va fiera dei suoi ospedali d'eccellenza. Cose inaccettabili, ma che domani potrebbero capitare anche a noi.
Nessuno mi renderà la mia mamma, ma
quello che ho visto in questo periodo nel mio peregrinare ospedaliero
mi ha fatto capire quanto sia l'impotenza in cui versano i pazienti
che toccano con mano una realtà sanitaria a molti sconosciuta.
Non si tratta solo di malasanità ma di
un'umanità che abbiamo perso come uomini o che è caduta in disuso.
I corpi trattati quali oggetti su cui si può far opera di studio o
addirittura accanimento sono all'ordine del giorno ed è proprio la
rassegnazione di noi gente comune che torno a sottolineare mi spaventa ancor di più, il lasciar
perdere," tanto non cambia nulla ", il "tanto poteva
accadere ugualmente" ....
Dopo il supplizio di papà con i suoi
tre mesi di ospedale San Raffaele, trattato e bistrattato come un
vecchio corpo di cui ci si doveva disfare poiché inutile e la mamma
sempre accanto a lui assieme a noi figlie. Pensavamo ad un incubo che
si sarebbe attenuato con il trasferimento in Emilia Romagna in una
clinica riabilitativa sicuramente più a misura d'uomo dove la
sedazione è solo un ultimo stadio e non allinenata a medicinali,
invece trascorsa qualche settimana ecco apparire il fantasma che ha
iniziato ad inseguire la mamma. Inizia con il lento declino della
mente che tende a non ricordare cose semplici, il mal di testa ed
allora si ricorre al neurologo che richiede una serie di esami da cui
non risulta nulla...poi un malore ed una tac all'ospedale di Desio
(Mb) sempre tutto negativo, sino a domenica scorsa quando il corpo
risulta incontrollabile ed il trasporto all'ospedale Bassini che
attraverso un'ulteriore TAC evidenzia due ematomi cerebrali uno a
destra e uno a sinistra dovuti a continui sanguinamenti.Così ci
dicono che stanno organizzando un veloce trasferimento in altra unità
dove esiste la neurochirurgia, ma Niguarda non ha posto e ci vediamo
dirottati sul Fatebenefratelli, dove ci informano che bisogna
intervenire con asportazione al più presto, ma non il lunedi' bensi'
il martedi' successivo.
La mamma sembra ben monitorata anche se
debilitata ma il martedi' nonostante la rasatura non viene operata.
Mercoledì sala operatoria chiusa si attende così il giovedì.
Arriva mia sorella per assisterla alle ore 8 e le dicono che forse
sarà nel pomeriggio, la mamma inizia a non rispondere ad avere uno
sguardo perso e a toccarsi il capo continuamente. Alla richiesta del
perchè ritardare a mia
sorella viene risposto che i medici san
quello che fanno. Entra una giovane donna in camera verso le ore 10
si prepara e viene accompagnata in sala operatoria mentre la mamma ha
la bocca aperta e gli occhi chiusi ormai assente.
Alla una raggiungo l'ospedale e
trovandola in quello stato cerco un operatore sanitario, non trovando
nessuno inizio ad azionare il pulsante a cui risponde un'infermiera
scocciata che visto le mie insistenze la scuote dicendomi che va
tutto bene....verso le 15 appare una dottoressa a cui seccata chiedo
quando la opereranno e mi dice a breve. La accompagniamo così in sala
operatoria, ma la mamma è assente gli occhi velati di lacrime, non
risponde accenna un po' con il capo un discreto si al mio "ci
vediamo presto ma!" alle ore 17,30 un medico richiede un
colloquio a me e mia sorella informandoci che la mamma ha avuto le
convulsioni e si è formato un edema cerebrale quindi viene portata
in rianimazione. Entro il rianimazione alle ore 19.00 e quello che
vedo è devastante: è intubata ha lo stesso sguardo con quelle
lacrime, non risponde è sedata....intubata in tutti i modi ha un
buco nel collo domando perchè...dicono per iniettarle più
velocemente i medicinali. Torna mia sorella il mattino successivo
alle ore 12. Senza un briciolo di comunicazione in uno squallido
corridoio il medico di turno le dice che non c'è piu' niente da fare
è in coma profondo, questione di ore, forse un giorno. "Perchè
non ci avete interpellate avevate i nostri numeri di telefono",
le viene risposto che non avevano tempo....La mamma muore il giorno
dopo alle ore 14.09 senza aver mai ripreso conoscenza.
Cerco il primario della neurochirugia,
chiaramente non lo trovo, ma ritrovo il medico che mi aveva parlato
il giorno prima a cui vomito addosso tutto ciò che penso, accusando
tutti loro che indossano quel camice di aver abbandonato una paziente
di non aver considerato quell'urgenza magari privilegiando qualcuno
di più giovane e naturalmente la risposta è stata che non era vero.
Rimane e permane il dubbio che se fossero intervenuti prima la mamma
forse sarebbe viva anche se qualcuno dice forse sarebbe accaduto
ugualmente...vero ma intanto ci resta il dubbio...così sempre senza
comunicazione il giorno dopo non è
possibile vestirne il corpo perchè è stata ordinata un'autopsia che
ovviamente ha sottolineato che si è agito correttamente....peccato
che nel correttamente manchi il fatto che la mamma ci ha lasciato...
Un vortice di situazioni che dimostrano
il mal funzionamento di una sanità minata da situazioni di tagli e
stratagli ma anche di mancanza di personale e soprattutto di un
personale non preparato a quella sorta di umanità che per un
mestiere del genere dovrebbe rappresentare la priorità.
Fa male al cuore vedere e dover
affrontare tali situazioni quando i propri cari perdono la vita per
situazioni od inconvenienti che ormai sono all'ordine del giorno dove
la peggior cosa è proprio la rassegnazione nell'accettarle.
3 commenti:
Cara Giovanna, ho letto con profondo e sincero dispiacere tutto il suo racconto, figuriamoci l'epilogo.
Alcuni comportamenti mi fanno intuire che analoghi episodi siano già successi in passato e probabilmente se i famigliari delle vittime avessero denunciato come sta facendo lei probabilmente qualcosa sarebbe potuto cambiare.
Affinchè la sua denuncia non cada nel vuoto e non sia relegato nella categoria degli sfoghi, le consiglio di valutare seriamente l'azione legale.
Credo vi siano almeno una decina di presupposti e di comportamenti non chiari per effettuarla (ovviamente non giustificate dai tagli).
Se sta pensando che nessuno le ridarà sua mamma, io le dico che è proprio per questo che lo deve fare.
Vada avanti!
Un sentito abbraccio
andrea
PS Si ricordi che il comportamento di chi dice "tanto succedeva comunque" non è semplice rassegnazione. E' menefreghismo.
Cara Giovanna....
La tua lettera mi ha commosso, perchè dalle tue parole traspare tutta la sofferenza vissuta in quei tristi giorni.
E' mia convinzione (personale, si intende) che la perdita della mamma segni una linea, oltre la quale ci si sente improvvisamente "adulti", quasi soli ad affrontare il mondo e con la piena responsabilità delle proprie scelte.
Tua mamma ha lasciato in te ed i tuoi cari un ricordo bellissimo, frutto del suo comportamento in vita e questa non è una cosa scontata, anzi...
Il triste percorso vissuto nell'ospedale lascia parecchio amaro in bocca...ma come si puo' pensare che ormai sia un evento la buona sanità, l'essere curati con umanità e professionalità? E' ormai al pari di fare una vincita con il superenalotto!!! Ma il giuramento di Ippocrate per questi medici che valore ha avuto nel momento in cui lo professavano?
Io ti aguro, di cuore, che tu, cara amica mia, dopo tutto questo dolore, possa avere la forza di riporre nel tuo cuore con tutta la dolcezza di cui potrai essere capace, il bellissimo ricordo della tua mamma ...in questo modo è come se continuasse a vivere, attraverso i tuoi ricordi.
Un abbraccio,
Pattina
purtroppo mi hai riaperto una ferita.... ho vissuto il tuo racconto ormai sei anni fa... e conosco bene i tuoi pensieri e la tua rabbia...
ho perso la mamma per colpa di un antibiotico che ha provocato delle ustioni in tutto il corpo.
sindrome di lillie... siamo stati noi ad accorgerci che le cose non andavano... e al posto di trasferirla e trattarla come un gran ustionato l.anno lasciata in una camera con altre persone... non voglio descrivere come era visivamente.... hanno coperto tutto fino all.ultimo..
ho visto una madre consumarsi nel vero senso della parola.
mi e' bastato guardare negli occhi quei medici per traamettergli i miei pensieri.
anche se non ti conosco non mi resta che esserti vicino nel dolore...
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