Elezioni 2013:considerazioni
provvisorie. Il timore personale per una sconfitta
elettorale si è avverato. Così come spero non si avveri quello per
un analogo esito nella sfida per le comunali del 2014. Ho
manifestato più volte, nel PD, la mia preoccupazione frutto non di
analisi raffinate e di presunta competenza politologica ma di una
conoscenza elementare. Ho solo ascoltato le opinioni del vicino di
casa, del collega di lavoro, dell’ambulante del mercato. Una
conoscenza della vita elementare che spesso, nei meandri della vita
di partito si perde e scompare. Non so perché, ma quando da Paderno
si arriva a Milano, o peggio a Roma, e si salgono le gerarchie
delle Istituzioni o delle nomenclature di partito, l’analisi e le
proposte si raffinano, si complicano, si bisantinizzano e non sono
più in grado di intercettare la vita reale delle persone.
Non sto parlando ci correttezza,di
onestà e di serietà. Conosco molte persone che hanno gelosamente
custodito e onorato questi valori assolvendo ad importanti ruoli
pubblici. Per fortuna la gran parte del personale politico del
centrosinistra non ha questo problema. No. Si è persa la capacità
di intercettare la società reale forse anche perché la politica,
per molti,è diventata carriera personale e quindi lontananza dalla
gente comune.
Mentre pensavo alle virtù
della “cuoca di Lenin” mi sono sorte tre riflessioni spontanee:
la non sintonia tra PD e paese, il tema del cambiamento e la
necessità di una sinistra.
Prima considerazione. Ho l’impressione che la campagna
elettorale di Bersani (che ho votato) non sia stata in sintonia con
il paese. Difetto di comunicazione? Anche. Ma come: lui sarà anche
un brav’uomo,semplice e non arrogante né ballista ma doveva
gestire il suo ruolo diversamente; con più professionalità.E’
inammissibile che non lo abbiano aiutato. Serviva un Renzi di
sinistra. Chiarezza,discorsi diretti,esempi efficaci e proposte
concrete:non un po’ più di lavoro,ma un reddito di cittadinanza.
Il governo Prodi non aveva già sperimentato nel 1998 il Reddito
Minino di Inserimento con Livia Turco? Non più giustizia, ma una
legge contro il conflitto di interessi. Non una buona politica, ma il
dimezzamento degli stipendi e la fine dei privilegi. Insomma non una
Italia giusta, ma Italia da rifare, Italia da cambiare perché
l’Italia è ingiusta.
Quando c’è sofferenza, rabbia,
rancore, paura, sgomento non si può rispondere con la tranquillità
“mitterandiana” di chi sembra abbia la pancia piena, ma con
l’incazzatura e la determinazione di chi vuole cambiare davvero
perché non ne può più. Una campagna elettorale non in sintonia
con il clima, con la sofferenza del paese, ma , al contrario, che è
sembrata in sintonia con la tranquillità dei pensanti.
”Adesso proviamo con Grillo”. Oggi
sembra tutto molto semplice: Grillo ha interpretato il bisogno di
cambiamento mentre il PD no.
Ma come poteva il PD
promettere un vero cambiamento delle condizioni di vita delle
persone: operai e tecnici in crisi, in mobilità, pensionati poveri ,
disoccupati, precari, giovani in cerca di futuro, con linee politiche
divergenti come quelle di Ichino e di Cofferati? Da che parte stava
un PD che non sceglieva per stare unito? Con tutti e cioè con
nessuno. Ipocrisia che diventa pluralismo?
Così è
apparso come una forza di conservazione del proprio corpo elettorale,
del proprio status politico: occupati, sindacalizzati,statali,
pensionati agiati, elites borghesi. Questo paese invece ha bisogno di
un radicale cambiamento perché è profondamente ingiusto, ineguale,
sbagliato, corrotto, inefficiente, clientelare, corporativo. Le
persone hanno bisogno di più lavoro, più reddito, più pensione,
più diritti, più ambiente, più legalità, più correttezza, più
giustizia, più uguaglianza, più case a buon mercato, e le politiche
concrete devono andare in questa direzione.
Terza considerazione. Dalle prime analisi dei flussi
elettorali si è dimostrato che per un soffio non si è vinto.
“Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”. Cosa è mancato per
quel soffio? Primo
la campagna elettorale del PD è terminata con le primarie: non c’è
stato altro. Poi la Lombardia è stata lasciata sola. Qui bisognava
vincere per disarticolare il patto Lega -PDL. Qui bisognava puntare
tutto: Maroni l’aveva capito, Bersani no.
Non è forse vero, checché ne dica Renzi, che con qualche
migliaio di voti in più (quelli del PD andati a Grillo per
disillusione) oggi il PD potrebbe fare un governo e tentare di
cambiare davvero questo paese? Altro che rincorrere i voti del
centrodestra. Siamo ancora a raccontarci questa favola? I voti dei
cosiddetti “riformisti a parole”sono andati a Monti e meno male
che erano pochi. Il problema
vero sono i voti che abbiamo perso verso il M5S, ed erano molti.
Serve un partito più di sinistra (moderna) e non più di destra.
Il ragionamento sembrerebbe molto
semplice: nel mercato elettorale di questo paese una destra e un
centro esistono di già e fanno bene il loro lavoro: far pagare la
crisi (economica, finanziaria, politica) a chi lavora e a chi è più
povero: manca un sinistra.
Se il PD non si deciderà, aprirà la
strada alla dissoluzione di questo paese:perché non vincerà mai.
Attenzione che i pericoli per la democrazia sono in arrivo. I barbari
formigoniani sono già dentro le porte: Maroni ha vinto in Lombardia.
Tempi duri ci attendono.
2 commenti:
Il problema della comunicazione non è certo una novità di queste elezioni, io stavolta sono rimasto sorpreso dall’assoluta mancanza di coraggio: Berlusconi occupava come sempre le TV, Grillo riempiva le piazze, mentre Bersani faceva l'attendista limitandosi a dire che ci vuole un po’ di questo e un po’ di quello.
Non ho capito perché sul caso Monte dei Paschi il segretario non sia riuscito ad andare oltre a quel famoso “VI SBRANIAMO” ?!
E’ stato zitto perché aveva qualcosa da nascondere ?Non credo.
E’ stato zitto perché non era in grado di spiegare l’autonomia di una banca quotata e la responsabilità delle authority e degli organi preposti al controllo? Non credo.
Renzi era l’uomo giusto per vincere, ma probabilmente la sua vittoria alle primarie avrebbe creato una spaccatura nel partito e una emorragia di voti verso Sel e Ingroia.
Renzi cmq non è di destra e secondo me è molto più riformista lui di Bersani.
Le primarie sono state un successo, ma impedendo alla gente di votare al ballottaggio si è avuta la sensazione che l’apparato del partito volesse difendere se stesso e che non fosse un semplice rispetto delle regole.
Molte volte ci siamo distanziati da quello che troppo spesso abbiamo liquidato come giustizialismo(DI Pietro, Ingroia e Grillo) preferendo il dialogo con Vendola e con i socialisti.
Ne valeva davvero la pena ? Allora non era meglio un partito a vocazione maggioritaria?
Aris Baraviera
Carissimo Gianfranco, concordo pienamente con la tua analisi, il PD ha perso, o non vinto, per una non campagna elettorale, perchè si aspettava che i voti arrivassero da soli, per atto dovuto, per magia, per via di tutti gli scandali ed altro di B. ma non è così, i voti si devono guadagnare, proponendo cambiamenti veri. Un mese prima delle elezioni il PD aveva 10 punti di vantaggio, fonte l'Unità, se li è mangiati tutti. Vediamo adesso cosa succederà, se vogliono andare avanti dovranno fare una seria legge elettorael, risolvere il conflitto d'interessi, il finanziamento ai partiti, una vera riduzuine dei parlamentari (almeno la metà) ripristinare il falso in bilancio e chiedere il voto su questi punti del M5S e vedere di volta in volta.
adriano tominetti
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