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martedì 23 aprile 2013

Basta con l'Italia diseguale. Il programma della nuova sinistra

Se siamo nella situazione in cui siamo è anche perché la sinistra da decenni ormai ha messo il merito davanti all'uguaglianza nella sua scala di valori. 
Il fallimento del PD, evidenziato dal tradimento dei vertici delle speranze della base, deriva tutto o in gran parte da questo peccato originale che è antropologico e culturale prima che politico e ideale. La composizione sociale del partito democratico, dalla sua nascita a oggi, è molto cambiata rispetto a quella delle forze politiche precedenti, soprattutto del PCI. Il proletariato industriale è stato sostituito dal precariato intellettuale di massa, ma questo nuovo soggetto sociale è stato rimosso e negato da un ceto politico dirigente che non riconoscendosi in esso non lo rappresenta e non lo vuole rappresentare.
"Chi Troppo, chi Niente", il nuovo libro di Emanuele Ferragina, giovane docente di politiche sociali espatriato in Inghilterra, tenta di rispondere concretamente a questa contraddizione proponendo una nuova visione del conflitto principale prodotto dalla nuova società diseguale. E' un viaggio nell’Italia che paga ogni giorno il peso delle disuguaglianze, un’analisi numeri alla mano di un progetto politico. Un progetto complessivo che convince le menti razionali e scalda i cuori di chi vuole tornare a fare politica.
Il libro illustra: (1) come le disuguaglianze deprimano l’economia e scalfiscano la coesione sociale; (2) cinque aree da cui partire per riformare il paese; (3) da dove prendere i soldi per avviare ‘l’agenda dell’uguaglianza’; (4) l’esistenza di una ‘coalizione maggioritaria di elettori’ che avrebbero tutto l’interesse a sposare questo progetto.
Primo, le disuguaglianze hanno raggiunto un livello intollerabile:
  • siamo il secondo paese più diseguale d’Europa (dopo il Portogallo) e quello con la più bassa mobilità sociale;
  • il 10% delle famiglie più ricche possiede il 27% del reddito ed il 40% della ricchezza nazionale;
  • i 10 italiani più ricchi possiedono quanto i tre milioni più poveri;
  • la tassazione sulla ricchezza e’ bassissima, quella sul reddito da lavoro insostenibile;
  • la distribuzione della ricchezza negli ultimi 20 anni è cambiata drasticamente favorendo solo alcuni gruppi. Si è spostata dai giovani agli anziani, dagli operai ai dirigenti.