martedì 23 luglio 2013

Sarde rustute, pani cunzatu e un dono divino ai piedi del tempio

Questo diario estivo ha citato spesso gli alberghi e i bed & breakfast nei quali abbiamo soggiornato. Dal 13 luglio a oggi sono stati 7 (più la notte passata in mare sul traghetto Caronte), da Paestum a Trapani dove ci troviamo ora. Quelli che ci sono piaciuti di più sono stati il Castello del Principe a Capaccio (SA), il Dolce Casa di Siracusa, la Locanda il Moro di Sciacca e il Baglio Loco Forte da dove sto scrivendo. Carino, curioso e ben gestito l'Hotel Fiumefreddo, professionale e ben organizzato l'Hotel Tre Torri di Agrigento. Non ci è piaciuto (sporchetto e caruccio) l'agriturismo Savoca di Piazza Armerina. Si può dire che nel complesso ci è andata bene se si pensa che abbiamo fatto tutto da soli cercando su internet e abbiamo speso in media 100 euro a notte in quattro.
Gli alberghi che più ci sono piaciuti hanno tutti in comune il fatto di essere stati ricavati da edifici antichi o destinati in precedenza ad altre funzioni. Alberghi ricavati da castelli, ville, case medioevali o un vecchio insediamento agricolo (il baglio appunto). Soluzioni interessanti che uniscono storia, tradizione, modernità, eleganza, efficienza ad un prezzo assolutamente conveniente.
Stamattina lasciata Sciacca e il suo panorama ci siamo diretti a Selinunte. Lungo la strada abbiamo ammirato una grande centrale eolica distesa su un lungo crinale. 
La metropoli greca più occidentale che prende il nome del prezzemolo selvatico, è stata fondata nel VI secolo a.C. dai coloni di Megara Hyblea, al confine della Sicilia punica. La sua posizione a cavallo di due potenze nemiche la costrinse dopo la vittoria greca nella battaglia di Himera, a cambiare bandiera (da Cartagine a Siracusa) e a subirne le conseguenza. Venne distrutta infatti nel 409 a.C. dai segestani alleati proprio con Cartagine dai quali subì uno dei più terribili massacri dell'antichità.
Oggi sopra i 2,4 milioni di mq dell'area cittadina coperta di pietre abbattute e calcinate dal sole, sono riconoscibili i resti di 5 templi sull'Acropoli, di 5 templi nell'area orientale e di un santuario dedicato a Demetra alle spalle del porto interrato alla foce del fiume Modione.
Il luogo è bellissimo e la città doveva essere meravigliosa. Mentre salivo verso i resti del tempio di Apollo sull'Acropoli pensavo "sarebbe bello adesso trovare tra i sassi una piccola moneta di rame o di bronzo da regalare a Cristina" la mia figlia appassionata del mondo greco antico. Pochi passi con gli occhi a terra e le mie pupille hanno centrato miracolosamente (un segno della benevolenza di Apollo?) le due metà di una monetina spaccata, di color verdastro, inconfondibile. L'ho raccolta emozionato e grato, ma non sorpreso: avevo chiesto umilmente e la mia preghiera era stata esaudita.
La giornata è proseguita sotto questo segno. Ai piedi dell'Acropoli ci attendeva una spiaggia a falce di luna di sabbia dorata con un mare blu-verde. Il ristorantino che la arricchiva ci ha servito una sostanziosa e saporita colazione a base di pani cunzatu e sarde rustute. Il primo è un pezzo di pane nero di Castelvetrano condito con pomodorini, pecorino, olio e sarde, le seconde, freschissime vengono eviscerate ma non "capate" e arrostite su braci di vite. Da leccarsi le dita, due ore dopo puzzavo ancora di pesce perché le avevo mangiate con le mani,
ma chi se ne frega.
Dopo Selinunte abbiamo raggiunto in un'ora abbondante il Baglio Locoforte, una corte centrale circondata da basse costruzioni addossate l'una all'altra, trasformate in appartamenti per vacanze e rinfrescata da una piscina. Il nostro appartamento è dotato di cucina e da una zona letto nel soppalco. Il tutto quasi nuovo, molto elegante e ben arredato. Febo, kalos kai agathos, continuava a sorriderci benevolente. Domani ci aspetta Marsala e la magia di Mozia, la base navale imprendibile dei fenici che la costruirono al centro dello Stagnone.


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