sabato 27 luglio 2013

Palermo, dallo splendore normanno alle catacombe borghesi

Qual è il principale problema di Palermo? si chiedeva retorico lo "zio" del boss mafioso, Johnny Stecchino, e si rispondeva ironico: "Il tchrraffico!". 
Verissimo. Ieri mattina, per la nostra ultima giornata siciliana avevamo deciso di buttarci in auto nel centro storico di Palermo per visitare la Cappella Palatina a Palazzo dei Normanni, la Cattedrale, le Catacombe del convento dei Cappuccini e il Duomo di Monreale. Scelta sbagliatissima. Mezz'ora di beilamme convulso per attraversare il centro, da Piazza Florio a Palazzo dei Normanni e 45 minuti buoni ci sono voluti per percorrere quel budello assurdo di via Calatafimi in direzione Monreale. 
In compenso le mete valevano ampiamente lo sforzo. La Cappella Palatina, archetipo del Duomo di Monreale, è un gioiello splendente d'oro e di mosaici coloratissimi che raccontano l'Antico e il Nuovo Testamento. Anche gli appartamenti reali del palazzo costruito nel XII secolo da Ruggero II, sono molto belli. Le sale che hanno attirato la mia attenzione di cronista sono quella degli antichi Viceré e quella dei nuovi "viceré", cioè i Presidenti dell'Assemblea Regionale Siciliana, anch'essi ritratti in grandi quadri se si esclude gli ultimi tre che hanno ripiegato sulla fotografia per evidenti ragioni di spending review. Nel palazzo era esposta una mostra sulla strage di Ustica con le raccolte delle prime pagine dei giornali siciliani dell'epoca. Ho rivisto così alcune famose foto scattate dalla mia amica Letizia Battaglia. a quel tempo fotografa del quotidiano palermitano l'Ora
Dal palazzo del potere con una breve passeggiata siamo giunti  alla Cattedrale, monumento eretto nel 1184 che oggi si presenta come una stratificazione di stili, da quello della basilica primigenia trasformato in moschea dagli arabi e poi riportata dai normanni alla cristianità, rimaneggiata con aggiunte e manomissioni nel XIV, XV, XVI secolo e trasformato radicalmente alla fine del '700. Contiene le tombe imperiali e reali, da quella di Federico II di Svevia a quella di Pietro II d'Aragona.
A quel punto ci siamo diretti verso Monreale dove siamo arrivati alla mezza passata trovando il portone di bronzo chiuso per la pausa pranzo. Ci siamo rifocillati con una pizza in un'ombrosa piazzetta e alle 14,30 abbiamo varcato la soglia di quest'altra meraviglia di mosaici, sfondi dorati, soffitti lignei intarsiati, archeggi. Nell'abside un enorme immagine di
Cristo benedicente a mezzo busto. 
Il bellissimo chiostro purtroppo era interessato da lavori di restauro che riducevano in parte il piacere della visita.
Tornati verso la città, abbiamo fatto un tuffo nel grottesco scenario delle catacombe dei Cappuccini che ospitano esposte in lunghi corridoi oltre 8mila mummie di preti e maggiorenti palermitani divisi in sacerdoti, frati, professionisti, donne, vergini (poche) e bambini. La deposizione dei cadaveri nella grande catacomba è iniziata nel XVII secolo ed è andata avanti fino al 1881. Le mummie sono in diverse posizioni, sedute, in piedi o sdraiate e indossano i resti degli abiti caratteristici del loro stato. Alcune delle  mummie si sono mantenute (ce ne sono con ancora i capelli) altre sono ridotte a scheletri a seconda se l'imbalsamazione era stata fatta o meno a regola d'arte. Insomma l'accanimento terapeutico sui corpi dei cari estinti non è andato a buon fine.

In  serata abbiamo preso il traghetto e mentre la nave allontanandosi dalla costa scura della Sicilia diventava una lucciola persa nel blu, io Isabella e le ragazze abbiamo salutato con un arrivederci "l'Isola del fuoco" e ringraziato gli dei sicani, elimi, fenici, greci e cristiani di averci offerto una bellissima vacanza che in parte abbiamo condiviso con voi su questo blog.


2 commenti:

Gianni Rubagotti ha detto...

A Palermo ci sono altre 2 opere d'arte importanti: il pane ca' meusa (pane con la milza) e la granita.

Se te le sei perse c'è una splendida rosticceria palermitana vicino a Maciachini dove un paio di sere fa ho mangiato un pasticcino gigante a forma di torta sette veli eccezionale.
Si chiama "il golfo di Mondello"

carlo arcari ha detto...

Caro Gianni il panino con la milza mi è stato proibito con la violenza dalle mie tre donne. La granita invece (di gelso) me la sono fatta. ciao e grazie dei commenti.