lunedì 30 luglio 2012

Politica: i giovani devono costruire da soli il loro futuro

Perché i giovani padernesi in politica non contano niente e non partecipano alla vita democratica della città? Su questo tema, annoso e noioso (bisogna dirlo) si esercitano i due blogger titolari rispettivamente di Padernoinblog e La Scommessa che tentano stancamente di proporre la discussione ai loro accaldati lettori. 
Il primo blogger pone come si dice il "problema", rispondendosi subito nel solito modo, cioè indicando sbrigativamente  i "colpevoli" dello spreco di risorse. La colpa, dice senza molta fantasia, è dei partiti politici di maggioranza e opposizione. Dal suo osservatorio egli nota, infatti, che la destra ha dato spazio ai giovani, portandoli in Consiglio comunale e in giunta, ma poi li ha relegati al ruolo di "comparse" in Consiglio comunale e nei Consigli di quartiere. La sinistra invece, non li ha candidati nè in Consiglio comunale, nè nei quartieri perché, a suo dire, avrebbe scelto di utilizzarli solo come manovalanza politica. Naturalmente non dice una parola sulla realtà dei giovani del suo partito, cioè gli Ecocivici, di cui risulta essere il coordinatore per le aree cultura, educazione ed economia sociale.
Il secondo blogger rilanciando il tema rileva che anche lui aveva segnalato in passato l'esistenza di questa anomalia (soprattutto nel PD), senza però entrare nel merito ed esprimere un'opinione al riguardo.
La discussione non è posta come si vede in modo appassionante, anche perché le premesse non rispecchiano la realtà. E' vero che la destra, e in particolare Alparone, ha portato molti giovani a ricoprire ruoli di rappresentanza e di governo, ma sulla base di quali fatti oggi si afferma che li ha poi relegati al ruolo di comparse? Ghioni e Caldan sono due assessori con deleghe e incarichi ben precisi che gestiscono, o dovrebbero gestire, servizi importanti e amministrano la loro fetta di potere. Gli altri consiglieri under 40 di PdL e Lega non sono legati mani e piedi e imbavagliati come dei squestrati, ma possono esercitare liberamente il loro mandato. E allora perché affermare che, se essi non fanno nulla che dia il segno della loro presenza ai vertici delle istituzioni locali, la colpa è dei loro partiti di riferimento?

E' vero che il PD e la FdS non hanno candidato giovani in Consiglio comunale e solo uno di essi è stato eletto nei quartieri, ma perché si afferma che tutto ciò è frutto della decisione dei partiti di usarli solo come manovalanza elettorale con la scusa di fargli fare gavetta? Tutto ciò è falso e inutilmente offensivo per gli iscritti e i dirigenti del PD.
Il problema si spiega in maniera più realistica e credibile se lo si conosce e lo si analizza con cognizione di causa cosa che non sembra venga fatta dai due blogger. Il PD padernese contava nel 2009 (anno elettorale) circa 130 iscritti tra i quali i giovani erano in tutto forse il 5%. In queste condizioni c'è poco da candidare, se i candidati mancano che si fa? Li si inventa?
La domanda corretta da porsi a mio avviso è un'altra: perché i giovani non si iscrivono ai partiti  e quando li si porta nelle istituzioni non combinano niente? Perché i giovani anche se diventano amministratori, fanno scena muta, non esprimono niente e non fanno o propongono niente di diverso e di "giovane" alla città?
La risposta a questa domanda è difficile e non è liquidabile indicando in modo facile quanto sbagliato presunti "colpevoli". Tutti noi siamo stati giovani, tutti noi abbiamo sognato un futuro diverso dalla realtà, tutti abbiamo provato a cambiare il mondo, tutti noi abbiamo dovuto conquistarci i nostri spazi, tutti o quasi abbiamo avuto la possibilità di scendere in campo e di correre per raggiungere il traguardo, anche se le linee di partenza erano diseguali. Tutti avevamo in comune la voglia di competere, di esprimere forza, di vincere, di affermare le nostre idee, di provare a cambiare in meglio i rispettivi destini, anche se questo voleva dire rischiare di perdere e di fallire.
Insoma eravamo giovani e anelavamo di buttarci nella lotta perché avevamo da perdere solo le catene che ci tenevano subalterni agli anziani. Per liberarci abbiamo fatto quello che comandava la Natura e che la società in cui vivevamo ci aveva insegnato: dopo il militare, divenuti maggiorenni, abbiamo lasciato la famiglia, siamo diventati autonomi con le nostre sole forze, abbiamo sfidato e attaccato tutti i leader che ci trovavamo sul cammino e superato gli ostacoli che il destino e la nostra condizione di partenza ci aveva posto. Quando non avevamo maestri li abbiamo cercati e trovati, nella scuola, nel lavoro e nella politica. Perché oggi i giovani non fanno questo, non esprimono questa tensione verso il nuovo in tutti i campi, dalla cultura, al lavoro, alla politica?
La risposta è la seguente: perché come Dante si sono ritrovati alle soglie della giovinezza in una selva oscura, non vedono un futuro davanti e non intravedono alcuna "diritta via" per arrivare almeno ai blocchi di partenza della corsa della vita. La sezione del partito, il banco di un Consiglio comunale o di quartiere, un tempo erano punti di partenza dai quali spiccare la corsa, ma oggi no perchè il traguardo è scomparso e se non si vede l'arrivo non si riesce nemmeno a immaginare un percorso. Per questo motivo io credo i giovani, senza una meta visibile, senza un percorso possibile, restano fermi e si concentrano su un presente sempre meno vitale, teso alla pura e semplice sopravvivenza. Per questo non si iscrivono ai partiti che identificano sbagliando, ma non senza qualche ragione, come i responsabili pricipali della loro condizione. Per questo invece sono pronti a seguire il pifferaio magico di turno anche se li porta a delusioni peggiori perché quando la ragione non offre soluzioni a breve è più facile abbandonarsi al sogno. Se non possono affermare il maschile "voglio" declinano il femminile "vorrei".
Personalmente credo che, fossi giovane oggi, tenterei un'altra strada prima di arrendermi al disimpegno sociale e rifugiarmi in sogni regressivi o illusioni di fuga personale verso isole che non ci sono. La strada maestra e naturale è quella del "partito dei giovani". Noi lo abbiamo fatto nel '68 quando tutti i partiti esistenti dominati dai "matusa" guardavano a noi giovani di allora (capelloni, fricchettoni, figli dei fiori, ecc) che volevano un impossibile mondo diverso e più giusto, senza le barriere culturali e di classe che irrigidivano e rendevano insostenibile la società, come degli alieni, dei nemici da respingere e rimettere alla catena. Lo sforzo non è stato vano perché si deve riconoscere che quel mondo in parte lo abbiamo cambiato in meglio.
I giovani a Paderno e in Italia non hanno a mio parere altra strada: se hanno idee, bisogni e sogni da realizzare, riconoscano che questi sono comuni a tutti i giovani come loro, si riuniscano per discutere e confrontarsi, li traducano i progetti sociali, culturali, economici praticabili nell'immediato, diano ad essi infine una forma politica che guardi al futuro e indichi nuovamente la strada a tutti.
I giovani non devono attendere che il futuro gli venga consegnato pronto da vivere dagli adulti, non è mai avvenuto e mai avverrà. I giovani il futuro se lo devono prendere e ci devono superare a tutti i costi perché se non ci riescono la nostra società è destinata a morire. Io spero che lo facciano alla svelta, ma ce la devono fare da soli. Noi anziani abbiamo già dato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma c'è un'altro aspetto iquietante.
Ho fatto una piccola ricerca random,ed ho scoperto che;Giovanni Agnelli il senatore ha fondato la FIAT a 33 anni,Borghi l'Ignis a 36,
Zanussi l'omonima società a 26,Berlusconi l'Edilnord a 27,Del Vecchio la Luxottica a 26,Armani la Sua prima collezione a 41 a quel punto era già affermato e famoso.Ora per trovare giovani esplosivi bisogna guardare agli USA.Dove comunque creano grandi ricchezze ma pochissima manodopera.
Evidentemente da noi non c'è più l'umus per qualsiasi coltura.Ribadisco la mia opinabile opinione.Per la politica bisogna ripartire dalla cultura,per l'imprenditoria,dall'amore del rischio e della libera intrapresa
Noi come dice Carlo abbiamo già dato,ma siamo disposti a dare ancora qualcosa e voi?
pierino favrin

Anonimo ha detto...

Carissimo sig. Favrin,
mi scusi ma da ormai quasi non più giovane le vorrei fare alcune domande.
Lei dice che non c'è humus che favorisca la crescita dei gioviani d'oggi e si interroga se questi siano disposti a dare qualcosa.
Ora vorrei chiederle: ma secondo lei, visto che parla di imprenditoria e amore del rischio, un ragazzo che spende cinque anni a laurearsi e spende il gruzzoletto di famiglia in rette universitarie, come fa ad avere la possibilità di entrare nel dorato(?) mondo dell'imprenditoria?
E soprattutto, se una volta laureato prende a dir tanto 1.000 euro e non si sa fino a quando, quale vigorosa spinta nei confronti del progresso sociale potrebbe dare, secondo lei?
E' troppo facile dare sempre la colpa (come facevano i nostri nonni con i nostri padri) ai giovani d'oggi per le stesse mancanze.
Io farei piuttosto fare un esame di coscienza a tutti quegli imprenditori che dei giovani interessa solo quando possono propinargli degli "interessantissimi" stage gratuiti.
Capitolo politica: dei giovani della destra, solo pochi sono "di partito", molti si sono offerti convinti dalla proposta, reale o illusoria, di Alparone.
Il centrosinistra, invece, non ha proposto giovani perchè non ce ne sono. Ok, ma non ci sono perchè non esistono ragazzi di sinistra volenterosi di mettersi a disposizione, o perchè il PD a Paderno è territorio dei soliti squali che sono da 20 anni seduti in consiglio comunale?