domenica 4 marzo 2012

No Tav, il titolo è...

Stamattina, dopo la giornata No Tav nazionale caratterizzata da manifestazioni e occupazioni con qualche blitz violento, soprattutto contro i giornalisti che ormai sono definiti "spie" dagli incappucciati della Val Susa, le prime pagine dei giornali mostrano un ventaglio di posizioni di cui è bene tenere conto per farsi un'idea di come stanno politicamente le cose. 
Dalla stampa di informazione a quella di opinione la notizia campeggia sulle prime pagine e l'immagine che ne esce è così composta.
Il Corriere della Sera è la testata che fa la scelta più controcorrente, cioè quasi nasconde la cronaca della giornata: niente foto, titolo sulle grandi opere del governo, mentre al confronto con il "movimento" riserva solo la vignetta di Giannelli. Un vero e proprio occultamento.
La Repubblica invece apre con titolo a cinque colonne, foto di manifestazioni, editoriale di Scalfari, cioè tutta la parte alta della prima dedicata all'evento.
La Stampa apre con la liberazione di Rossella Urru e con un editoriale dedicato al lavoro, la notizia è coperta da una grande fotonotizia con titolo freddino. Il Messaggero, quotidiano romano, apre con toni alti "No Tav assedio a Roma", diversi sommari, grande foto notizia, commenti che chiedono "fermezza".

Il Giornale prevedibilmente si ripete e il suo tiotolo è: "Altri cretinetti", con foto guerrigliera. Libero gli fa il verso e titola chiosando "Quattro gatti arrabbiati". Di spalla un boxino rubricato improbabilmente "Il futuro" ci informa che: "Berlusconi è tornato ed è pronto a tutto". Mamma mia che paura.
L'Unità tiene le manifestazioni nel palchettone di prima con una piccola foto di Bersani che dice: "Ora il governo risponda alla crisi sociale". E sul conflitto aperto in merito alla costruzione della Torino-Lione avverte: "E' questione di democrazia, si accendono fuochi pericolosi".
Il Manifesto la butta in sociologia giovanilista, che poi è quello che ha sempre fatto di fronte a qualsiasi fenomeno da 30 anni in qua. La grande fotonotizia mostra i soliti "indiani metropolitani" allegri, danzanti e dipinti che sono la maschera colorata dietro la quale stanno i cappucci neri e le molotov degli antagonisti. Realtà che il Manifesto rimuove perché se no gli si rovina il commento colto ed elegante, affidato a Guido Viale dal titolo evocativo e fasullo "La guerra dei due mondi". Storia antica che i reduci dei movimenti degli anni settanta conoscono a memoria e ormai guardano con aperto fastidio perché le vecchie bugie annoiano.
Chiude la rassegna stampa "Il Fatto" che se la prende con chi, indovinate un po': Bersani. E anche questa è storia antica e noiosa.

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