Un semplice prelievo di sangue come potenziale strumento per diagnosticare la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e definirne gravità e capacità di risposta ai trattamenti sperimentali. A spiegarlo sulle pagine di PloS ONE* è Valentina Bonetto, ricercatrice dell’Istituto Telethon Dulbecco** che lavora presso l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.
La Sla è una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, le cellule nervose che impartiscono ai muscoli il comando di movimento. Nel 90% dei casi l’insorgenza è sporadica, nel restante 10%, invece, è ereditaria. In generale, si assiste alla perdita progressiva delle funzioni motorie, fino alla paralisi dei muscoli respiratori. Al momento non esiste cura.
«Non esistono attualmente test specifici per diagnosticare in maniera precoce questa grave malattia» spiega Bonetto. «Per la prima volta sono state analizzate e messe a confronto le proteine espresse dalle cellule del sangue di individui sani, malati di Sla e altri pazienti con neuropatie caratterizzate da sintomi simili: abbiamo così identificato delle proteine i cui livelli sono alterati in maniera specifica solo in caso di Sla e, in parte, in correlazione con la progressione della malattia. Non solo: nel modello animale della patologia i livelli di alcune di queste proteine risultano alterati già prima dell’esordio dei sintomi. Questo ci fa pensare che la valutazione di tali “biomarcatori” possa essere sfruttata per diagnosticare precocemente la malattia anche nell’uomo». Il lavoro è stato possibile grazie alla stretta collaborazione dei neurologi Massimo Corbo, del Centro clinico Nemo di Milano, e di Gabriele Mora, della Fondazione Salvatore Maugeri di Milano.
È importante definire al più presto quali fattori possano servire da segnale di avvertimento precoce per la malattia e per seguirne il decorso. Fino a oggi questi segnali sono stati cercati principalmente nel liquido cerebro-spinale: si tratta però di un’analisi altamente invasiva, non facilmente attuabile per fini sperimentali. Da qui l’importanza dello studio dei ricercatori Telethon: come aggiunge Caterina Bendotti, ricercatrice del Mario Negri che ha preso parte allo studio, «il monitoraggio dell’evoluzione della Sla grazie al dosaggio di proteine presenti nel sangue può rappresentare un metodo veloce e oggettivo per valutare l’efficacia di trattamenti sperimentali in ambito clinico».
2 commenti:
Da qualche parte ho letto anche che in Italia sarebbe stato approntato un vaccino, ancora in fase sperimentale, addirittura contro il cancro. Mi chiedo quanto ne guadagneremmo, in vite umane prima di tutto, ma anche in termini economici,se fossero destinate maggiori risorse alla ricerca.
Roberto C.
Certamente ci guadagneremmo in qualità della vita ed economicamente, inoltre se avessimo anche un'industria farmaceutica degna di questo nome, potremmo dare lavoro e garantire futuro a migliaia di giovani italiani, colti e preparati, oggi costretti ad emigrare.
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