domenica 12 giugno 2011

Perché voto 4 "sì"

Stamattina andrò a votare alla consultazione sui 4 referendum abrogativi di altrettante norme introdotte dal governo di destra sui temi dell’energia, della gestione dell’acqua e del rapporto tra la magistratura e un solo uomo, Silvio Berlusconi.
Andrò a votare e voterò 4 “sì”, non solo per dare al governo un chiaro segnale che con queste leggi non mi rappresenta, per dire a Berlusconi che non può continuare a farsi leggi ad personam e impedire alla Giustizia di fare il suo corso anche con lui, ma soprattutto per cancellare due leggi che mettono a rischio la nostra sicurezza e i nostri interessi vitali.
La prima di queste leggi è quella che ha introdotto la privatizzazione della gestione del servizio idrico e la conseguente determinazione del prezzo dell’acqua da parte dei privati. Il mio voto per l’abrogazione nasce dalla considerazione che la privatizzazione della gestione dell’acqua non viene solo “consentita”, ad esempio dove le amministrazioni pubbliche non garantiscono una gestione corretta del bene pubblico,  ma  è resa “obbligatoria” ovunque, anche a Paderno Dugnano dove il Consorzio Acqua Potabile fondato dai Comuni di Paderno, Limbiate, Cusano e Cormano, dal 1928 assicura un servizio eccellente ai cittadini. Perché la legge non tiene conto di questa differenza? Perché ai privati interessa mettere le mani proprio sugli acquedotti migliori, che funzionano e rendono. Solo a queste condizioni si farebbero carico delle reti pubbliche (del Sud) che non funzionano e necessitano di investimenti. Si tratta dunque di una cessione di attività nazionale, totale, da parte del pubblico al privato, che mette nelle mani di imprese italiane e soprattutto multinazionali il bene “acqua”. L’ideologia che c’è dietro è evidente: il mercato è sempre meglio dello Stato considerato una palla al piede e un concorrente di cui liberarsi quando non funziona come comitato d’affari. Un’utopia uguale e contraria a quella statalista, da denunciare e respingere in nome dell’equilibrio e del buonsenso.
La seconda è quella che reintroduce la costruzione sul nostro territorio delle centrali nucleari già messe al bando dal popolo italiano con il referendum del 1987, dopo l’incidente di Chernobyl. Una legge ancora una volta ideologica, ignorante e antistorica, che in nome del mercato va contro tutte le tendenze dello stesso mercato e quelle di sicurezza attuate dai principali Paesi nuclearisti del mondo. Una legge i cui sostenitori pretendono di negare l’enorme evidenza del disastro atomico provocato dal terremoto che ha distrutto le strutture “sicure” della centrale giapponese di Fukuschima. Essi negano anche il fatto che le energie rinnovabili nel mondo stanno prendendo il posto, da oltre 10 anni, dell’energia atomica nei mix energetici di tutti i principali paesi industrializzati, Stati Uniti e Germania in testa. Anzi la Germania, dopo Fukuschima, con una legge ha stabilito di abbandonare il nucleare e chiudere le sue centrali entro 12 anni perché ritiene il rischio “sicurezza” più oneroso del guadagno rappresentato dal minore costo dell’energia prodotta. Una posizione simile l'ha espressa anche il Papa.
Ecco, per questi buoni motivi, concreti e non ideologici, io andrò a votare quattro “sì” questa mattina e invito tutte le persone responsabili e di buon senso a fare altrettanto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

anch'io!
per inciso quando si parlerà di fusione invece di fissione, la cui ricerca inspiegabilmente è ridotta,avremo la sospirata, abbondante, pulita energia.