“Adesso non potranno più dire che siamo un centro sociale politicizzato”. Pietro Di Bari, coordinatore pro tempore del Centro di Aggregazione Sociale Falcone e Borsellino, ha così commentato l’annuncio ufficiale del divorzio consumato tra l'ARCI e gli 800 soci padernesi che hanno già ottenuto l’affiliazione a un’altra associazione nazionale di promozione sociale. Si tratta di ANCeSCAO, (Associazione Nazionale Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti), associazione democratica, apartitica con sede centrale a Bologna, che agisce in totale autonomia e che per statuto non pone alcuna discriminazione di carattere politico, religioso, sociale, di razza, di colore o nazionalità d'origine, senza finalità di lucro.
L’associazione riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell'Interno con il D.M. N. 559/C.4749.12000.A.(113) del 4 marzo 1994 quale "Ente nazionale a finalità assistenziali" è iscritta all'Albo Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale. Ad essa aderiscono 1.210 Centri Sociali e Culturali per Anziani (al Dicembre 2006) dislocati in tutte le zone del Paese con oltre 350.000 Soci aderenti. E’ presente, tra l’altro, in molte città vicine alla nostra quali Senago, Cusano Milanino, Rho, Cesate, Baranzate, Bollate, Bresso, Cormano, Sesto S. Giovanni, Garbagnate, oltre che a Milano.
Dal 1 gennaio 2011, dunque, gli iscritti riceveranno al posto della tessera ARCI quella ANCeSCAO. Ieri, all’assemblea straordinaria alla quale erano presenti oltre 200 iscritti, il coordinatore Di Bari, ha presentato i risultati positivi degli ultimi sei mesi di gestione “provvisoria”: aumento delle iscrizioni, corsi e altre iniziative frequentatissimi, bilancio 2010 chiuso con un leggero attivo, a fronte di spese di gestione notevolmente aumentate. L’assemblea ha pertanto votato all’unanimità l’adesione alla nuova associazione nazionale, il rinnovo della fiducia agli 11 consiglieri volontari eletti a luglio e, soprattutto, la nomina di una Commissione elettorale formata da 7 membri che dovrà portare alle elezioni il Centro entro e non oltre il 31 marzo 2011.Il passaggio è stato accolto dall’assemblea come una liberazione perché l’ARCI, chiamata ad aiutare il centro padernese a uscire dalla difficile situazione seguita della chiusura di queste estate (provocata dalla “cena mafiosa”), e riprendere il suo cammino eleggendo un nuovo consiglio di gestione in sostituzione di quello dimissionario, ha invece messo l’associazione su un binario morto e poi li ha abbandonati. L’ARCI, è questa l’opinione della stragrande maggioranza dei soci, per sei mesi ha impedito che si tenessero nuove elezioni e che il sodalizio tornasse alla normalità, adeguandosi di fatto ai desideri dell’amministrazione.
Che ufficialmente sono quelli di attendere per tornare alla "normalità" il verdetto della Commissione Speciale, ma in realtà sono quelli di buttare fuori l'associazione dalla struttura comunale per poterla finalmente controllare politicamente affidandola ad un’altra associazione “amica” e utilizzarla a suo piacimento senza dover fare i conti con una gestione che anche in questi mesi difficili si è dimostrata troppo efficiente e decisa a difendere la sua autonomia. Cosa che la giunta però non può fare, per ora (pena una onerosa causa legale, sicuramente perdente) perché ha stipulato un regolare contratto di locazione fino al 2015 con il Centro Falcone e Borsellino, "inquilino" che in questi anni ha investito 40mila euro di soldi suoi per far funzionare la struttura.
All’Alparone frustrato non resta quindi che usare a piene mani l'arma del mobbing, continuando a criminalizzare il Centro tenendo in piedi fino alle calende greche l’indagine della commissione, la cui conclusione fissata al 31 dicembre 2010 è stata rimandata ad aprile perché i commissari non hanno ancora cavato un ragno dal buco. Anche a causa di questo comportamento poco responsabile il Centro continua a venire esposto, insieme al suo ex presidente, a pesanti accuse e giudizi diffamatori, diffusi a mezzo stampa e in Tv, al punto che Baldassarre (che non ricopre più da mesi alcuna carica o incarico e si limita a frequentare il centro come tutti gli iscritti) si è deciso a scrivere una lettera al magistrato titolare dell’inchiesta, Ilda Boccassini, per denunciare tale situazione. "Non capisco cosa ancora si voglia da me - ha dichiarato all'assemblea -. Io di passi indietro ne ho fatti ben tre: mi sono dimesso dal Consiglio comunale, mi sono dimesso dalla presidenza del centro, mi sono dimesso anche dalla scuola di ballo, non posso, non devo e non voglio però dimettermi dalla associazione che ho contribuito a fondare e che mi dimostra stima e affetto solo per dare soddisfazione al sindaco".
Il braccio di ferro tra gli 800 iscritti del Centro di Aggregazione Sociale Falcone e Borsellino e la giunta di destra padernese continua, ma una cosa e certa: questa pantomima di "guerra civile" rischia di trascinarsi ancora a lungo approfondendo il solco attuale ed esacerbando gli animi, a meno che il sindaco non rinsavisca e capisca finalmente che agendo così non può vincere. Può solo far perdere i cittadini e la città.
2 commenti:
Io c'ero ieri all'assemblea per poco tempo, avevo altri impegni, non ho ben capito perchè l'ARCI si è ritirata e perchè non hanno aspettato una risposta dalle ACLI, forse lo hanno spiegato in seguito, qualcuno me lo chiarisce grazie Luna
L'assemblea non ha potuto ascoltare le ragioni della rinuncia dell'ARCI perché la Presidente Ideanna Giuliani, che era stata invitata a intervenire per spiegare, non ha ritenuto di doverlo fare. E questo fatto a mio avviso parla da solo. Non c'è stata una dichiarazione o un messaggio. Nulla, solo la presa d'atto da parte del Centro F&B di una decisione unilaterale.
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